Aver conosciuto e sperimentato il diavolo significa essere venuti a contatto con l'energia più potente che esiste e nell'universo e all'interno dell'essere umano.
Grande coraggio e perseveranza richiede questo cammino, verso la conoscenza di sé stessi.
Un sentiero che affrontato rispettando le giuste regole per seguirlo, una volta giunti alla lama della Torre, non può più essere abbandonato. Costi quel che costi.
Questo è il momento probabilmente più delicato, dove ogni cosa è stata messa a nudo e si lavora senza più veli o maschere; non ci sono più palliativi a lenirci l'arduo compito di essersi messi di fronte a sé stessi, decisi ad operare con le sole, uniche, nostre energie.
E' il momento di crisi, del grande balzo o della rinuncia; un errore, una mancanza e si materializza la lama della Torre.
Non si può neanche sperare, a questo punto, in un giudizio esteriore, eventualmente opinabile, perché siamo soli.
Quel sole, di fatto, che dal cielo scaglia la saetta sulla costruzione da noi eretta, non ci è estraneo, ma è il metro della qualità del prodotto igneo che abbiamo saputo realizzare.
Se troppo forte,
tutto crolla e si comincia daccapo.
Una "caduta " non deve essere comunque motivo di frustrazione o di abbandono, sia che si operi nel personale, sia che si agisca nella quotidianità del sociale.
La lama 16, infatti, mostra come non tutto è perduto, nonostante ci presenti una situazione di distruzione; anche nel caos più completo, opera sempre una legge equilibrante che separa, diluisce e consolida ciò che è riproponibile per un nuovo sviluppo, da ciò che non lo è.
C'è sempre la possibilità di recuperare la propria regalità, come lo dimostra il personaggio coronato, che rispetto all'altro si salva, nonostante la caduta.
Anche se alla Torre viene associato il castigo, da parte della divinità verso l'uomo che si è reso presuntuoso ed ha annullato qualsiasi moderazione;
ci sono degli elementi a supporto dell'ipotesi che nonostante tutto questa caduta si renda necessaria e quasi indispensabile, per passare da un 'ottava, ad una superiore.
I mattoni, ad esempio, con la loro forma squadrata richiamano la pietra cubica levigata, ed è interessante notare che non si rompono pur cadendo a terra; questo sta a significare che in ogni singolo componente designato alla costruzione e realizzazione di tale pietra, o tempio dell'uomo, progetto.
Praticamente, l'idea-spirito non si perde mai.
Ora dato che alle costruzioni che si elevano verso l'alto quali: torri, obelischi, cupole, minareti, è sempre accostata la simbologia fallica, per analogia con ciò che è raffigurato nella lama 16, dobbiamo convenire che l'essenza che sprigiona la virilità maschile, ha la stessa valenza dei mattoni.
La Torre in sintesi ha ragione di esistere, come elemento determinante uno shock; qualcosa che deve procurare una differenza di potenziale al fine di mantenere sveglio e presente a sé stesso, colui che sulla via dell'autorealizzazione, può incontrare energie contrastanti, che con tentativi di annichilimento, ne possono rallentare il cammino.
Quindi l'interpretazione che generalmente si da della Torre, come un castigo per una sorta d'insubordinazione verso la deità, può essere vista sotto un 'altra angolazione.
Non essendo presente nessun agente esterno, che possa imporre la sua superiorità divina e limitare, perciò, l'operato autonomo dell'adepto, ma solo agiscono forze endogene al corpo umano, ogni cosa che si verifica , è frutto solo ed unicamente del suo detentore; cosicché le cause che se ne determinano sono di responsabilità propria.
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