IL DOTTORE
“ La casa del Dottore si trovava vicino alla curva prima di prendere la “carretera”,
ma prima passarono davanti all’abitazione di Don Geron.
Ormai era buio e la notte
aveva coperto tutto con un manto stellato.
La bellezza di quel posto si apprezzava anche e soprattutto di notte, per la chiarezza
e la quantità di stelle che con il loro pallido chiarore illuminavano il firmamento.
Don Geron e signora stavano cenando sotto il portico di casa: Pietro, rallentando, suonò
tre volte il clacson e loro risposero alzando la mano in segno di saluto. Pietro mormorò
tra sé e sé : “ Che brava gente …! “.
La Chevrolet del 1937 divorava i chilometri che era una delizia, in mezzo ad una nuvola di polvere. Prima di ogni curva Pietro suonava il clacson per segnalare il suo passaggio a qualche automobilista sprovveduto ed anche per allontanare le lepri che restavano abbagliate dai fari.
Vide davanti a sé due volpi che si rincorrevano e ad un certo punto della strada, sul
margine sinistro, un cane bianco di grossa taglia che li osservò passare senza muoversi di un centimetro, con gli occhi che scintillavano nel buio.
I due giovani dietro commentarono tra di loro l’apparizione del cane, fino a quando in mezzo alla strada tutti videro stagliarsi una figura bianca.
Pietro riconobbe quella figura : “ Sembra il Dottore…ci fa segno di fermarci…”.
Si trattava proprio del Dottore,con indosso sul vestito bianco un poncho dello stesso candido colore, un copricapo di lana ed una torcia a sei elementi in mano.
Pietro fermò l’auto ed abbassò il finestrino.
“ Buona sera, Dottore! Porto con me questi suoi conoscenti….”.
“ Sì..lo so…li stavo aspettando. Potete scendere…è stato il cane Argon ad annunciarmi
il vostro arrivo….”.
Scesero tutti e tre dall’auto, mentre Pietro restò al volante ed allora il Dottore fece un
inchino a mò di saluto ai nuovi arrivati, quasi toccando terra con la fronte, dicendo :
“ Siate i benvenuti,Fratelli ! Non potevo immaginare che era Pietro il vostro traghettatore.
Non potevate fare scelta migliore “.
“ Sì..lo sappiamo, ed anche lui…sa chi siamo, anche se superficialmente. Adesso dovremmo
scambiare qualche informazione con voi, se ce lo consentite…”.
“ Certamente – rispose il Dottore – “ ..seguitemi, la mia casa è a vostra disposizione “.
Uno dei giovani si rivolse verso Pietro, dicendogli di parcheggiare al margine della
strada, perché era solo questione di minuti e gli diede una specie di biscotto avvolto
in una carta argentata, se avesse avuto fame con quello si sarebbe sentito subito sazio
ed in forze. Pietro lo ringraziò.
Il Dottore ed i tre amici si avviarono verso l’edificio, perdendosi nel buio della notte.
Pietro invece mangiò il biscotto ed in effetti si sentì subito in piena forza e pensò bene
di fumarsi un sigaro nell’attesa.
Scese allora dall’auto,nel cui abitacolo si respirava un profumo di gerani.
Pensò che nessuno avrebbe creduto a quella storia, tantomeno la sua compagna.
Fu interrotto nei suoi pensieri da un rumore di passi e da una voce infantile che gli
disse : “ Papà dice che lei può andare, che lui di persona accompagnerà gli ospiti in
albergo e che domani, dopo pranzo,vi incontrerete nel piazzale, nello stesso punto.
Mi ha detto di non preoccuparvi,che alla fine del lavoro sarete ben pagato. Buona notte,
Signor Pietro “.
“ Che bambino educato…” pensò tra sé Pietro,e ripartì verso casa. L’orologio segnava le 23.
IL PIAZZALE
Il giorno seguente Pietro si alzò di buon mattino, fece una doccia, si fece la barba e si
vestì quasi a festa. Fece anche colazione,con caffèlatte, pane e burro e dolce di latte.
Poi salì a bordo della sua macchina, che seppur con tanti anni e chilometri sulle spalle
sembrava appena uscita dalla fabbrica. Pensò ad una specie di incantesimo e che anche
lui era il protagonista di quella magica vicenda. Quella notte con la sua compagna
c’erano stati fuochi d’artificio….
Appena arrivato nel piazzale, sotto il grande albero del pepe, fermò l’auto ed una volta
sceso con una pelle di daino finse di lucidare la vettura.
Il barbiere Emilio che era di fronte lo salutò come faceva da anni e gli domandò :
“ Pietro,hai ridipinto la macchina o te ne sei comprato una più nuova ? “.
“ Né l’una né l’altra,è quella di sempre..è solo più pulita.”.
“ Mi sa che non la racconti giusta..” rispose Emilio,scuotendo la testa.
“ Cavolo ! Te lo giuro, Emilio…è sempre la mia Chevrolet del ’37…”.
“ Sarà come dici tu, ma non mi convinci, c’è qualcosa che non mi quadra.”
E rientrò
nella sua bottega, mormorando qualcosa.
“ Devi sapere – continuò il nonno - “ che in quella piccola città c’erano tanti cani
che giravano liberi, li vedevi entrare anche nei bar, dove rimediavano qualcosa da
mangiare,c amminare tra i marciapiedi in mezzo alla gente.
Era una cosa naturale e
faceva parte di quella realtà. Bè, c’erano due di questi cani che si erano innamorati
della macchina di Pietro e quasi tutti i giorni, uno su una ruota e l’altro su un’altra
facevano i loro bisogni.
Anche quella mattina Pietro li vide avvicinarsi e senza dire
nulla restò a vedere quello che succedeva, voleva capire se la sua macchina era “stregata”
o se tutto fosse solo una sua illusione.
E così, quando i cani erano a circa un metro di distanza dall’auto, come se avessero
percepito qualcosa di strano,ed una scossa elettrica li avesse colpiti, scapparono spaventati
a morte e continuando a guaire nella loro fuga.
Non c’erano dubbi per Pietro, quella macchina era protetta e questo lo rese felice.
“ Nonno..siamo alle solite ! Non è che ti stati inventando tutto ? “ feci io.
“ Per niente…è la pura verità ! “
E le sue parole furono confermate,come sempre,
dal rumore del suo stomaco.
“ Vedi che ho ragione ? “ E ridemmo insieme.
Poi lui continuò il suo racconto.
“ Quella mattina Aurora, la moglie di Pietro, si era insospettita nel vedere tutta quella
energia che scaturiva dal suo compagno,che si era ripulito ben bene e si era vestito
a festa. Decise di spiarlo,certo doveva avere un’amante, e pensò di coglierlo in
flagrante.
Si recò presso il piazzale, entrò nel bar prendendo posto proprio nella grande vetrina
da dove poteva osservare i movimenti di Pietro senza essere vista.
“Buon giorno Signora Aurora“ fece il barista “Cosa le posso servire ? “.
“ Del caffè con latte e tre mezze lune. “.
Così il barista le portò la colazione che Aurora mangiò in silenzio sempre guardando
fuori. Ad un certo punto il barista le chiese :
“ Pietro ha cambiato la macchina? Sembra nuova….”.
“ No.. che io sappia è sempre la stessa“ rispose Aurora che osservando con più attenzione
l’auto pensò “Ha ragione…sembra nuova…ma no.. me lo avrebbe detto…”.
Allora pagò il conto,uscì dal bar e si diresse verso Pietro che leggeva tranquillo il
giornale.
“ Ciao,Pietro ! “.
“ ..e tu che ci fai qui ? “
“ Sono venuta in centro per fare compere “ ed aggiunse “ Che cosa hai fatto alla
macchina che sembra nuova ? “.
“ Anche tu ti ci metti ! non ho fatto nulla,è la Chevrolet di sempre…”.
“ Allora l’hai pulita a fondo ! “.
“ Sì,Sì…l’ho pulita a fondo….”
E mancò poco che non lanciasse un’imprecazione.
“ Scusa,scusa…ma che ti succede…sei così strano che non ti capisco…”.
“ Che vuoi che mi succeda,donna,niente ! Questo è un giorno come tanti altri e la
macchina è sempre la stessa…adesso vai,sennò mi allontani i clienti…”.
La donna diede un bacio a Pedrito, così lo chiamava lei, e si allontanò, per niente convinta
delle risposte di suo marito.
Quella mattina il lavoro andò in bianco, così Pietro rientrò a casa per il pranzo. Mangiò
in fretta e furia ed Aurora preferì non tornare sulla faccenda. Dopo il caffè Pietro ritornò
al piazzale per aspettare il suoi tre “angeli stellari”.
IL CERRO URITORCO
Arrivato al piazzale, Pietro non ebbe nemmeno il tempo di spegnere il motore che una
voce dolce come il miele di Sam Marco Sierra lo riportò alla realtà.
“ Buon giorno signor Pietro,è libero ? “.
“ Liberissimo e buongiorno a voi tre ! “ – rispose euforico - “ Dove vi porto ? “.
“ Al Cerro Uritorco, sotto la montagna…”.
Salirono sull’auto e partirono. Mentre la macchina filava che era una delizia, Pietro
chiese alla ragazza, che si era seduta accanto a lui, se poteva farle qualche domanda,
di quelle che da una vita erano rimaste sempre senza risposta. Loro sicuramente conoscevano
la verità e quella era per Pietro un’occasione unica e rara.
I tre si guardarono e risero felici. La ragazza rassicurò Pietro.
“ Quali sarebbero queste domande,Pietro ? “.
“ La prima è se è vero che c’è vita negli altri pianeti…”.
“ E lei,Pietro…che ne pensa ? “.
“ Sinceramente sento che la risposta è sì ! “.
“ Vede, Pietro, lei stesso ha dato la risposta giusta, la vita esiste dappertutto! Tutto l’
universo è vivo e dal momento che è vivo la vita regna sovrana dalle forme più semplici
a quelle più complesse. E se lei si riferisce a forme di vita simili a quelle dell’
uomo, la risposta è sempre affermativa.
Sono miliardi i pianeti abitati, ma la percentuale di coloro che dispongono dei mezzi
per spostarsi nello spazio e nel tempo e viaggiare nell’iperspazio sono pochi.
Per esempio, voi umani che abitate la Terra state facendo i primi passi nella conquista
dello spazio. Occorreranno ancora molti anni per iniziare i viaggi intergalattici.
Tutto sommato è un bene, perché la scienza e la tecnica vanno di pari passo con
l’evoluzione interiore dell’uomo. Non siete ancora pronti a fare questo passo, basato
solo sul servizio e l’amore disinteressato. Avete necessità ancora di tante strutture
come le
religioni, per darvi una morale, per insegnarvi a vivere e come comportarvi, perché siete
incapaci di darvi da soli delle regole. “.
Il nonno interruppe il racconto e mi chiese :
“ Vedo che c’è qualcosa che ti preoccupa, figliolo, che ti frulla per la testa ? “.
“ Niente,pensavo che sarebbe stato bello essere al posto di Pietro…”.
“ Perché ? “.
“ Avrei chiesto loro di Dio…delle religioni…”.
“ Infatti, la seconda domanda di Pietro fu simile…Tu non hai pazienza…ascolta.”
“ Allora Pietro,rincuorato da quella prima risposta,fece un’altra domanda: “ Perché
voi non avete le religioni come noi ? “.
“ Pietro “ – rispose dolcemente la ragazza – “ a questa domanda non posso rispondere
apertamente, perché una risposta sincera andrebbe ad influenzare lo stato evolutivo
della tua coscienza, e questo non sarebbe giusto. Le posso dire che la risposta è già in
lei e se persevera nel porsi la domanda un giorno troverà la risposta. Adesso dobbiamo
rimandare il discorso…credo che stiamo arrivando a destinazione…”.
Pietro si
fermò sotto l’ombra di alcuni alberi e quando scesero un gruppo di ragazzini che vendevano
prodotti tipici si lanciarono all’arrembaggio, e fu lui ad allontanarli un po’
bruscamente, fino a quando restarono soli.
Il nonno si interruppe di nuovo chiedendomi a bruciapelo : “ Che cosa c’è che non
va ? “ .
“ C’è che la ragazza non ha risposto a quella domanda ed io sapevo che non lo avrebbe
fatto ! “.
“ Caro nipote,che cosa cambia ? Queste storie sono racconti o favole e se vengono
raccontate vuol dire che hanno un fondamento. Che da qualche parte c’è un Pietro con
il suo taxi e tutto il resto. La cosa più importante è che ti piace ascoltarle ed a me raccontarle
ed è questo quello che conta. Siamo d’accordo ? “.
“ Hai ragione, nonnino…scusa…non ti interromperò più..”.
“ Allora, ti dicevo…fu la ragazza a rompere il silenzio con Pietro : “ Torneremo presto,
andremo in cima, è questione di qualche minuto…”.
“ Va bene “ – rispose Pietro, pensando che per arrivare in cima e scendere occorrevano
delle ore. I tre presero posizione a triangolo, estrassero dalla borsa ognuno una piccola
sfera di cristallo grande come una palla da tennis, dalle quali iniziarono a spruzzare
scintille colorate che avvolsero tutti e tre come in una ragnatela e scomparvero
nel nulla. Pietro restò a bocca aperta per lo stupore.
“ Chi lo avrebbe immaginato ? “.
Nel mentre uno dei giovanissimi venditori, che a cavallo di un asinello vendeva churros,
chiese a Pietro : “ E’ nuova ? “.
Il ragazzo era scalzo,e da quelle parti erano chiamati changuitos.
“ No..macchè…mancavi solo te….”.
“ Sembra nuova fiammante. Vuoi un churrito ? “. (questi churritos erano fatti di pastella
morbida e messi a cuocere in tegame con olio bollente. Quand’erano cotti ed
asciutti venivano cosparsi di zucchero ed erano pronti per essere mangiati ).
“ No..grazie, changuito. Non voglio un churro e la mia macchina non è nuova ! “.
“ Ma cosa fai qui ? Oggi non ci stanno visitatori da queste parti, sarà difficile trovare
un passeggero…”.
“ Senti, lasciami in pace e vedi di andartene….sto aspettando i miei clienti”.
“ Quali clienti, se di qui non è passato nessuno ? “.
Pietro cominciava ad innervosirsi, per quanto fosse calmo stavano per saltargli i nervi
così con voce un po’ alterata gridò: “ Mi stai scocciando,ragazzino, togliti di mezzo “.
“ Va bene, me ne vado…comunque la macchina è nuova e da qui non è passato nessuno..”.
Spinse i talloni sui fianchi del suo asinello, girò e se andò.
“ Più molesto di una mosca ad un funerale !“ disse Pietro esalando un prolungato
respiro, ed in quel momento un’altra voce ruppe il silenzio, ma era come un balsamo,
dolce come il miele di San Marco Sierra.
“ Non si preoccupi, Pietro. I bambini sono curiosi in tutto l’universo..”.
“ Siete già di ritorno, non è possibile..sono passati pochi minuti…”.
Erano lì tutti e tre freschi, vestiti impeccabilmente e sorridenti di gioia.
“ Il paesaggio di là sopra è meraviglioso, voi uomini siete veramente fortunati..qui la
madre terra non si è risparmiata.”.
“ E’ vero…- disse Pietro - “ noi amiamo questa terra e non permetteremo mai a
nessuno di profanarla e deturparla ! “.
Allora,quello che sembrava il più giovane dei tre disse :
“ Pietro, ci porterebbe a Las Gemelas “ ( le Gemelle erano due montagne bellissime, e
come il Cerro Uritorco magiche e piene di fascino.ndr.).
“ Senz’altro..con piacere “. E come prima, la ragazza si sedette accanto a Pietro e tutti
ripartirono verso Las Gemelas.
* * * *
CONTINUA....