L’esistenza di ognuno di noi è sicuramente un mistero, fitto e impenetrabile, un enigma che ci accompagna dalla nascita alla morte, e, con esso, l’eterna domanda sul senso della vita e della sua origine.
La grandezza che ci sovrasta, l’equilibrio che la sostiene, la forza che vi si nasconde, non fa che spingerci a credere che, in fondo, “Tutto” il creato vive autonomamente, separato da noi stessi, come se l’uomo non potesse assolutamente gestire il benché minimo aspetto di questa straordinaria, sorprendente, struttura che è la Vita.
E così sorge spontanea la domanda: ma è tutto destinato, predestinato, fuori da ogni nostro potere, come il meccanismo di un orologio, oppure c’è qualcosa che sfugge a tutto questo, da permettere l’esistenza di un aspetto che funge da variabile e che travalica i sistemi universali della vita stessa?
Certamente non abbiamo la risposta a questo quesito, ma è possibile trovare delle domande che ci portino a formulare il presupposto ad una risposta.
Sarebbe come dire: “Esiste il tramonto?”.
-“Si!”- se il nostro punto di vista è sulla Terra.
-“No!”- se osserviamo il sole dallo spazio.
Qual è la risposta esatta?
Entrambe e nessuna.
L’unica certezza è che esiste un sole e che esiste una Terra….. ed esiste anche un osservatore che, a seconda di dove si trovi, può enunciare una verità piuttosto di un’altra.
A questo punto: siamo guidati da un Destino o siamo autonomi rispetto al Tutto? Siamo liberi?
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Le tre Parche filano le trame del destino degli uomini |
Possiamo indirizzare la nostra vita in una direzione piuttosto di un’altra senza che ciò sia stato già determinato?
Esiste realmente il Libero Arbitrio?
Si e No.
Ma una risposta potrebbe darcela la decima “Lama” dei Tarocchi:
La Ruota della Fortuna.
Su di essa sono raffigurati tre personaggi: due che ruotano insieme alla ruota, in ascesa e discesa, con sembianze animali, e una, stabile, sulla sommità della ruota, con l’aspetto di sfinge, che domina su di essa impugnando una spada.
La carta ci insegna che finché l’uomo sarà soggetto alle forze animali, alle passioni e alle emozioni, sarà ugualmente passivo del movimento della ruota, passando da momenti di ascesa a momenti di discesa, senza essere in grado di gestirne il movimento stesso.
Al contrario, l’essere sulla sommità della ruota, la sfinge, simbolo di iniziazione, conoscenza e saggezza, sfugge il moto perverso e lo domina con la spada, simbolo che rimanda inevitabilmente al potere del Verbo, la stessa spada che esce dalla bocca del Cristo Apocalittico.
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La decima "Lama" dei Tarocchi: la Ruota della Fortuna |
In poche parole, la carta ci indica che finché l’uomo non risale dagli Effetti (periferia della ruota) alle Cause (fulcro e asse della ruota) di tutto ciò che esiste, sarà sempre preda del destino e su di esso non avrà alcun potere.
Sarà per sempre soggetto al movimento del Karma e al ciclo delle reincarnazioni, senza riuscire a liberarsene.
Nel momento in cui vincerà le forze “animali”, di cui è composto, riuscirà a sfuggire al moto delle leggi che governano la sua vita, a farle proprie e nello stesso tempo a gestirne le forze, indirizzandole nella giusta direzione.
E’ così che l’uomo si trasforma in eroe, sfidando il destino e gli dei che lo governano, come Ercole che attraversò lo zodiaco superando dodici iniziazioni diverse.
“Il carattere di un uomo è il suo destino….”- diceva Eraclito nel V secolo A.C.
Ebbene, forse è proprio vero, come anche vero che“…il cielo è dei violenti!”, di coloro, cioè, che osano oltre l’umano, sfidando le stelle che li governano.
Non per questo “osare” significa “abusare”. Tutto va fatto nei modi e nei tempi giusti, secondo il livello e le possibilità di ognuno.
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Ercole in una delle dodici prove |
Pensando al Destino, credo sia affascinante, chiamare in causa l’elemento che forse più di ogni altro rappresenta e simbolizza la Vita stessa: il seme.
Nel seme, come tutti sappiamo è racchiuso il progetto e, se così vogliamo chiamarlo, il destino che lo accompagna.
In esso sono latenti e potenzialmente attivi tutti gli ingredienti per far sì che quel seme diventi albero e che di conseguenza generi frutti, contenenti altri semi che diventeranno nuovi alberi.
Pensando all’uomo e alle sue origini, vediamo che anch’esso, in fondo, è stato un seme, uno spermatozoo, che, come tanti altri semi, portava in sé un progetto genetico da attuare.
Qual è, allora, la variabile che ad un certo punto permette all’uomo di variare quel progetto? Qual è quell’aspetto che comunemente è detto Libero Arbitrio?
La consapevolezza, la coscienza di sapere che non siamo quel seme, ma il passeggero ospitato in quel seme!
Il seme umano porta in sé tutto il patrimonio genetico delle passate generazioni, che, integrato con le forze planetarie che lo influenzano nei nove mesi di gestazione nel ventre della madre, compongono la miscela vitale che fornirà all’essere il “carattere” che lo guiderà alla sua destinazione (destino).
Secondo la Tradizione, fino a questo momento, la creatura presente nel ventre materno ha caratteristiche esclusivamente animali.
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Il feto umano, lo stato animale all'interno dell'utero |
Ma alla fine dei nove mesi, quando il corpo è pronto, l’Essere, il passeggero, entra in esso, ne prende possesso e integrandosi con la parte animale diventa uomo.
Nell’integrazione subisce tutti gli “influssi” che il corpo ha assorbito in quei nove mesi e all'interno di esso come in un bozzolo, il baco (l’uomo) si trasforma in crisalide (eroe), diventando, poi, farfalla (illuminato).
Il corpo diventa, quindi, per lui lo strumento/laboratorio che gli permetterà di trasformarsi, ma finché non prenderà coscienza e consapevolezza di questo, rimarrà preda del destino di quel corpo che a sua volta è parte di un destino e di un karma più grande, quello di un’intera generazione, di una popolazione, fino ad arrivare a quello dell’intera umanità.
Per questo è vero che esiste un Destino, ma è anche vero che esiste un Libero Arbitrio, un’autodeterminazione del Sé Superiore che agisce nel momento in cui la Luce Divina rischiara le buie prigioni dell’alienazione e risveglia l’Essere che dorme nell’oblio, che altro non chiede che trasformarsi ed esprimersi, realizzando quello per cui è giunto su questa Terra: costruire la Gerusalemme Celeste! Il Regno di Dio in ogni Uomo Nuovo!
Eleazar |