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I Templari, grandi iniziati
(20/07/2008)

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In questo tempo si fa un gran parlare dei Cavalieri Templari e di quel santo Ordine. Non voglio fare nessun accenno alla storia, a nomi o a date specifiche, perché troppo è stato detto, anche più del necessario. Vorrei, invece, lanciare alcune idee che si riferiscono al contenuto e non al contenitore.

Sigillo dei Cavalieri Templari

So già che apprezzeranno questo scritto soltanto coloro che hanno attivato il cuore, mentre coloro che adoperano solo la parte razionale sarà meglio che non continuino la lettura che, sicuramente, giudicheranno senza fondamento, frutto di una mente fantasiosa.

Posso affermare che i Cavalieri Templari erano i continuatori  di  un'interminabile Catena Iniziatica Tradizionale. Essi seguivano le orme di Gesù e la linea di S. Giovanni, il discepolo preferito e più amato dal Maestro, e del Battista, suo cugino.

Quale Via era questa da venire considerata così importante e pericolosa, da essere cancellata dal potere d'allora? Era la Via del Risveglio, della Coscienza, la Via dell'Arte Reale e Sacerdotale, la Via di Meikitzedeq, del Sacerdozio Solare. La Via del Cristo stesso: l'Alchimia!

Cristo consigliava:"Li conoscerai per le loro opere"... e se di opere si tratta, tutta l'Europa ne è piena. Ogni costruzione, maniero o tempio su cui i Templari ebbero giurisdizione sono stracolmi di simboli che parlano chiaramente di conoscenza iniziatica.

La Cattedrale, l'opera architettonica custode di simboli e conoscenza.

Questo può essere spiegato in un solo modo: i costruttori "sapevano" ed erano in possesso di precisi insegnamenti che si ottengono solo con una trasmissione "da bocca ad orecchio", da maestro a discepolo.

I nove primi Cavalieri ebbero come compito quello di recarsi in Terra Santa e di riscoprire, o meglio, rilanciare il "mistero iniziatico" del quale in Europa si erano perse le tracce.

Così, ispirati dalle Intelligenze sottili e dal potere conferito loro da un Ordine centrale e superiore, partirono come degli Argonauti in cerca del Vello d'Oro.

Con questo spirito arrivarono alla Terra Santa e, per nove anni, pare abbiano cercato nelle fondamenta del Tempio di Salomone ma, soprattutto, nelle fondamenta di loro stessi, risvegliando completamente le loro coscienze e realizzando il battesimo nel proprio Giordano.

Così - ormai Maestri Segreti con la chiave ricomposta dei Segreti Sublimi dell'Arte Reale - trasmutati e carichi di conoscenza fecero ritorno all'Europa d'allora, portando non soltanto le Parole Perdute ma anche la conoscenza architettonica del Giusto Salomone. Arricchiti di quella stessa tradizione, la Luce fece un ingresso trionfante verso il cuore dell'Europa.

Ad aspettare questo importante evento c'erano i 33 saggi di un Ordine i cui mèmbri portavano, come segno distintivo, una piccola colonna incisa su un anello.

Uno di questi era Bernardo di Chiaravalle e, da allora, in nome della Nostra Signora e in memoria della Magdalena e della Vergine Santissima, Stella Maris, l'Europa iniziò a tremare di emozione, commuovendosi fino alle proprie fondamenta. La Luce regnò sovrana, scacciando le Tenebre dell'oscurantismo in un impeto di rinnovato spirito evolutivo.

Icona di San Bernardo di Chiaravalle

A Bernardo venne chiesto di scrivere le regole per un Nuovo Ordine, che porterà come nome MILITUM XPISTI o Milizia del Tempio o Poveri Cavalieri di Cristo. Così, il 14 gennaio 1128, nella Cattedrale di Troyes, alla presenza dei diversi rappresentanti della Chiesa e dopo lungo dibattito, la Regola del Tempio venne approvala, dando definitiva nascita all'Ordine Templare. Così Bernardo scrive:

''Una nuova Cavallerìa è apparsa sulla terre dell'incarnazione. Essa è nuova, vi dico, e non ancora provata nel mondo dove essa conduce una duplice battaglia contro gli avversari di carne e sangue e contro lo spirito del male nei cieli. E non ritengo straordinario che i cavalieri resistano, grazie alla forza dei Ioro corpi, ai nemici materiali poichè non giudico questo un fatto raro. Ma che essi conducano la guerra con la forza della spirito contro vizi e contro demoni, non solo lo ritengo meraviglioso ma anche degno di ogni lode accordata ai religiosi. Il cavaliere che è veramente senza paura e senza macchia protegge la sua anima con l'armatura della fede così come copre il suo corpo con una cotta di maglia ferrata. Doppiamente armato, egli non ha paura né degli uomini né dei demoni. Sicuramente colui che desidera la morte non la teme. E come può temere di morire o di vivere colui per il quale la vita è Cristo e la morte la ricompensa? Vivono frugalmente in una gradevole società, senza figli, senza donne, senza possedere nulla di proprio.
All'approssimarsi della battaglia si armano di fede dentro, e di ferro fuori, senza ornamenti sugli abiti né gualdrappe sui cavalli. Le armi sono il loro unico fregio e di esse si avvalgono con gran cuore nei maggiori pericoli senza temere né il numero né la forza dei nemici.  È solo nel  Dio  degli eserciti che essi confidano, e per Lui, combattendo, essi cercano una vittoria certa o una morte santa e onorata. Avanti ordunque cavalieri. Colpite con animo intrepido i nemici di Cristo, sicuri che nulla può separarvi dalla carità di Dio. Nella loro compagnia non si trovano ignavi nè fannulloni.
Quando non sono in servizio, il che avviene solo eccezionalmente, o mentre mangiano il loro pane rendendo grazie al cielo, si occupano di riparare i loro abiti e i finimenti lacerati. Oppure essi fanno quanto ordina il loro capitano o quello che è necessario per la loro casa. Nessuno è inferiore tra loro, onorano il migliore e non il più nobile. Le parole insolenti, gli atti inutili, le risate smodate, i pianti e i mormorii, se sono notati non restano impuniti. Essi detestano gli scacchi e il gioco dei dadi, hanno in orrore la caccia e nella ridicola persecuzione degli uccelli non trovano l'usato piacere. Evitano e aborriscono i mimi, i giocolieri e i maghi, le farse e  le canzoni  indecenti.  Si  tagliano i capelli corti avendo appreso dall'apostolo che è un'ignominia per un uomo curare la sua capigliatura. Non li si vede mai pettinati,  raramente lavati,  la barba irsuta pregna di polvere,  sporchi per il caldo nelle loro armature".

("Detti di San Bernardo: La Milizia del Tempio" di Gabriele Petromilli, Ed. Il Cavallo alato).

Templari sul rogo (miniatura del sec. XIV)

Un altro dettaglio importante sono i riti. le iniziazioni dei diversi gradi dell'Ordine che vennero testimoniati in modo distorto durante i processi.

Da dove li avrebbero appresi? I riti dimostrano  chiaramente  che quest'Ordine  nacque  grazie alla pre-esistenza di un altro Ordine superiore o centrale che germinò producendo una filiazione. Nessun Ordine nasce dal nulla e, secondo regola, non sarà mai riconosciuto valido se non nasce dalla slessa Catena tradizionale che si perde nella notte dei tempi.

Così, quando nel 1307 l'Ordine fu "demolito" tutti i cavalieri che ne facevano parte confluirono in altri Ordini già presenti in Portogallo, in Romania, in Scozia.

La Catena Iniziatica esiste da sempre ed ogni nuovo Ordine germoglia dal ceppo centrale. In caso contrario, risulta spurio e non è riconosciuto da nessuno. In quei tempi tutti i nobili, o quasi, appartenevano ad Ordini iniziatici o religiosi ed erano Prelati o Gran Maestri a tirare le redini degli eventi.

Anche oggi ci sono due vie per la comunicazione dello spirito. Una è palese ed è utile alle masse, la seconda è occulta e serve ai "gentili".

La prima, chiamata "Via Umida", è quella dogmatica, fideistica ed è considerata "lunare". La seconda viene denominata "Via Secca" ed è operativa, solare e di azione. Fu a quest'ultima che l'Ordine del Tempio aderì, pur se "nascosto", a ragione, dietro un misticismo fideistico.

Un dettaglio importante è la venerazione che questi ebbero per Nostra Signora o per le Vergini Nere che la rappresentavano.

"Nigra Sum, sed Formosa", identita tra la dea Iside e la Madonna

La prima ipotesi è che Nostra Signora non sia altro che la dea Iside, che afferma: "Nigra sum ..." cioè "io sono nera, ma sono bella e tutta velata dalla mia nudità", fatto che trova riscontro nella nudità della Maddalena, vestita dei suoi soli capelli. All'interno di questo messaggio ritroviamo la base filosofica dell'Arte Reale: l'AL-CHAM-lAH, l'Alchimia, ossia l'Arte della trasmutazione.

E qui arriviamo al punto della questione. Il cerchio interno dell'Ordine era costituito da alchimisti e quest'Arte è la guardiana fedele e gelosa del mistero della vera spiritualità.

È Iside, la Grande Madre che è la nostra anima, a ricomporre il "Corpus Hermeticum" della Tradizione, come fece con il corpo di  Osiride. 

Fu  così  che questi  nove cavalieri  cercarono e ricercarono direttamente alla fonte, ossia nelle fondamenta del "Tempio Domini", il Tempio di Gerusalemme, e qualcosa trovarono realmente. Così si riallacciarono nuovamente alla Tradizione, riportando nella vecchia Europa ''virtute e conoscenza".

L'Alchimista vede la sua "anima mundi'' come un'ombra con caratteristiche femminili, che poi non è altro che l'energia femminile della ''Grande Madre".

E' Lei la mediatrice tra il Corpo e lo Spirito. E' la madre, la progenitrice dell'Uomo stesso. La donna la rappresenta e la manifesta sul piano materiale. E' sempre Lei che concede la vera rinascita, dona la "veste di Luce", il nuovo nome, ed e l'iniziatrice per eccellenza, madre del Cristo Luce interiore.

Ecco spiegato il motivo per cui i Templari veneravano tre donne: la prima era Maria - la madre fisica di Gesù - la seconda era Maria di Magdala - la Maddalena sposa, compagna e controparte del Maestro - e la terza la Vergine Nera.

Queste donne rappresentavano l'energia femminile del Cielo, della Terra e dell'Universo intero.

Fu Bernardo a scegliere il motto del salmo  113, "Non nobis Domine ...", cioè "Non a noi Signore ma al Tuo nome la gloria".

In queste parole risiede la grandiosità di questi monaci-guerrieri, completamente spersonalizzati nelle loro tentazioni e al servizio soltanto per amore, la cui moneta era la gratitudine e il miglioramento della qualità della vita.

Cavalieri Templari

Quale esempio furono (e sono tuttora) per tutte le forme di potere e per l'Europa stessa di quel tempo. Cosa sarebbe successo se quest'Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo avesse continuato la sua opera, il suo progetto?

Forse l'Europa non sarebbe quella che è oggi.

Oriente e Occidente sarebbero uniti e le tre religioni avrebbero ciascuna il proprio spazio ei loro fedeli orerebbero nei rispettivi templi, godendo di una pace e di un'economia mai sperimentata prima, o, addirittura, sarebbero state unificate, come più volte si tentò di fare nel corso della storia da altri grandi illuminati.

Ma l'Europa di allora non era pronta, come non lo è oggi, e le virtù vengono condannate mentre i vizi perdonati. Allora, come oggi, queste virtù continuano ad essere nascoste nei segreti, poiché non è mai sparito il pericolo che esse vengano derise da chi, purtroppo, ignora.

 

 

Articolo già pubblicato sulla rivista "Hera"

 
 
di Alfredo Di Prinzio

 
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