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"La selva oscura" (Opera di Alfredo Di Prinzio) |
La divisione della Divina Commedia in tre cantiche, che corrispondono ai mondi dell’ Inferno, del Purgatorio e del Paradiso (propri della cultura e forma-mentis europea e mediterranea, dopo l’espansione del Cristianesimo prima, e dell’Islam poi) appare, ai più, ovvia e “normale”; ma dopo aver constatato l’esistenza di analogie e corrispondenze con scritti di altri popoli ed addirittura con Testi Sacri di altre civiltà, le cose non appaiono più così semplici .
Infatti questa divisione tripartita (che è il piano generale del poema) è comune a tutte le dottrine tradizionali autentiche, e cioè a quelle dottrine tradizionali che hanno un legame “vero” con “La Tradizione“.
Approfittiamo dell’occasione per indicare che cosa intendiamo per Tradizione:
“Tradizione è tutto ciò che unisce il genere umano al Principio Supremo ed Assoluto”, Principio da cui:
Tutto procede
Per Il Suo Volere Tutto Sussiste
ed a Lui Tutto ritorna .
Se La Tradizione assume forme diverse , ed a volte anche contrastanti fra loro, è perché gli esseri umani La interpretano secondo la misura della propria Spiritualità, secondo i propri modi di pensare, secondo il livello della loro civiltà, secondo i propri usi, secondo i propri costumi.
Ora, come dicevamo, anche questa divisione in tre mondi assume forme diverse; ne prenderemo in considerazione due (fra le tante) prese dalla dottrina Indù .
La prima di queste divisioni enumera i tre mondi in:
Mentre la seconda li considera invece in:
Nella prima divisione, l’ambito Intermediario, è considerato come un prolungamento, o estensione, del mondo Terrestre. Ed il Purgatorio è rappresentato da Dante proprio in questo modo e di conseguenza può essere identificato a questo stesso mondo Terrestre. La seconda divisione, invece, è fortemente corrispondente alla distinzione che la dottrina Cattolica indica tra:
I Cieli e gli Inferni, poi ,hanno delle proprie suddivisioni interne (ordinate gerarchicamente), che sono spesso in numero variabile; suddivisioni che sono simbolo degli indefiniti gradi dell’Esistenza.
E le varie classificazioni che saranno applicate ai Cieli e agli Inferni dipenderanno dalle corrispondenze analogiche che verranno prese come base, o punto di partenza, per la loro rappresentazione simbolica .
Anche qui desideriamo fare alcune precisazioni su ciò che intendiamo per “ simbolo “.
Il “simbolo” è uno strumento che permette di attivare delle vere e proprie corrispondenze con realtà di ordine superiore.
Il “ simbolo “ può avere un aspetto visivo, auditivo o entrambi uniti insieme (come nelle danze sacre).
Il “simbolo“ non è la cosa simboleggiata; ed è uno strumento sintetico per sua natura. Ma è la singola persona che studiandolo, meditandolo e contemplandolo potrà comprenderlo più o meno completamente, secondo la misura della propria spiritualità.
Riprendendo il nostro discorso i Cieli sono il simbolo degli stati superiori dell’essere mentre gli Inferni lo sono degli stati inferiori. Quando diciamo stati dell’essere “superiori“ e / o “inferiori” li intendiamo in rapporto allo stato umano (e terrestre) che viene preso come termine di paragone perché è il nostro stato attuale e di conseguenza deve essere preso come base o punto di partenza.
Precisiamo che, lo stato umano (ed il grado di esistenza dove gli essere umani sviluppano, in modalità indefinita, tutte le loro possibilità) non è uno stato più o meno importante degli altri; esso occupa il posto che deve occupare nella gerarchia Universale di tutti gli Esseri. E’ importante per noi esseri umani, perché è lo stato in cui viviamo e da cui si può iniziare (se lo vorremo) il “viaggio celeste“.
Questo viaggio è visto, in tutte le forme tradizionali, come un’ascensione. Si tratta, infatti, di prendere conoscenza e coscienza (“possesso” se si vuole) degli stati superiori dell’essere; ma questa ascensione è preceduta da una discesa.
E questo è anche narrato nella PASSIONE di GESU’ il CRISTO, che dopo la SUA morte (e morte di CROCE) è Disceso agli Inferi, è Risorto e dopo è Asceso in Cielo.
Dante, dopo essersi perduto nella selva oscura, deve prima scendere nell’Inferno; ed è soltanto dopo averlo percorso fino in fondo, che può operare con l’aiuto di Virgilio (che è stato mandato dal Cielo) quel cambiamento di direzione esistenziale (conversione), simboleggiato dal “camminare” intorno a Lucifero e dalla risalita attraverso lo stretto budello; risalita che lo porterà, insieme alla sua guida, di nuovo sulla superfice della Terra ai piedi della montagna del Purgatorio.
Questa discesa la possiamo considerare come una sorta di “ricapitolazione” degli stati di esistenza che precedono logicamente lo stato umano; stati anteriori che hanno determinato le condizioni particolari attuali per l’essere in questione.
Questi stati anteriori debbono anch’essi partecipare alla “trasformazione” che si vuol compiere. Questa discesa permette inoltre la manifestazione (secondo certe modalità) delle possibilità di ordine inferiore che l’essere porta ancora in sè, in uno stato non-sviluppato; possibilità che devono essere da lui esaurite prima di intraprendere la realizzazione dei suoi stati superiori.
Facciamo notare però che questo non significa un ritorno effettivo in quegli stati per i quali l’essere è già passato; ma si tratta di una esplorazione indiretta, prendendo coscienza delle “tracce” che questi stati anteriori hanno lasciato negli angoli più oscuri dello stato umano. Osserviamo che gli Inferni sono sempre simbolicamente collocati all’interno della Terra.
La salita della montagna del Purgatorio è simbolo dell’acquisizione delle conoscenze relative ai prolungamenti più elevati dello stato umano (ambito Intermediario); ed il superamento degl’Inferni unito al raggiungimento della sommità del Purgatorio (dove Dante colloca il Paradiso terrestre), simboleggiato dalle due CHIAVI, rappresenta la
pienezza della restaurazione dello stato umano nella sua totalità, condizione necessaria per il proseguire il “viaggio".
Ed anche qui si opera un altro cambiamento di direzione! Dopo la risalita dagl’Inferi (dal basso verso l’alto), dopo la restaurazione dello stato umano (dal centro verso la periferia, e dalla periferia al centro in un moto orizzontale), l’essere inizia la sua ascensione (con un moto di esaltazione e di espansione in tutte le direzioni).
Dante, nel suo poema, raggiunto il Paradiso Terrestre (dopo aver attraversato il muro di fuoco con l’aiuto di Virgilio) viene lasciato dalla sua guida, ed in sua vece discende Beatrice che, prendendolo con sé, lo guiderà (con modalità non più umane) attraverso i Cieli (via via più luminosi), fino all’ultima visione che è quella di DIO.
Perché il fine ultimo del “viaggio celeste“ è proprio la visione di DIO;
E’ la realizzazione dell’ IDENTITA’ SUPREMA;
E’ il RITORNO in DIO.
Come si può notare non si può parlare dei “mondi“ senza parlare del “viaggio“ e viceversa, essendo questi argomenti complementari e compenetranti l’un l’altro.
Come abbiamo accennato di sfuggita, anche in altre Tradizioni troviamo qualcosa di incredibilmente simile alla Divina Commedia, come per esempio il Kitâb el-isrâ (Libro del Viaggio notturno) di Mohyiddin ibn Arabi.
Ma quest’ultimo argomento è suscettibile di più ampi sviluppi per cui ci riproponiamo di trattarlo in modo più conveniente in un altro articolo.