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La Leggenda del Figlio della Vita
(15/07/2007)

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"Ora", l'aria, l'acqua, la terra e il fuoco si separarono per generare il Tempo.
Il Centro si aprì, l'Uno si rivelò.
Un Essere di nome "Uomo" apparve dalle sue profondità.
L'essenza dei quattro elementi vitali entrò in lui.
La terra gli donò un corpo, l'acqua la linfa vitale, l'aria l'alito di vita, il fuoco lo spirito e la passione.
Con essi entrò anche il Tempo che gli donò la Morte.
L'uomo, dopo il lungo sonno nel ventre dell'Essere, fu risvegliato nella vibrazione universale della vita.


Si destò, la luce brillò nei suoi occhi, la natura gli rivelò il suo volto e la sua anima si riversò in essa.
Ora, una nuova sensazione pervadeva il suo essere: era solo, separato dal Tutto, dominato dalle potenze che lo circondavano.
Perché era lì fuori?
Davanti a lui l'oceano, dietro di lui il deserto, sopra di lui lo spazio infinito;
da una parte la luce impenetrabile, dall'altra la profondità delle tenebre.
Era SOLO.
Solo con i suoi limiti, con i suoi "perché ? ".
Eppure sebbene vedesse il mondo intorno a lui tanto grande, lui stesso ne rappresentava l'unità.

Vedeva scorrere i fiumi e i ruscelli, e il sangue scorreva allo stesso modo nelle sue vene.
Sentiva il vento soffiare tra i rami degli alberi mentre gonfiava le loro chiome, e l'aria, che entrava in lui, gli gonfiava il petto.
Vedeva le piante crescere rigogliose, come crescevano le sue gambe, le sue braccia, i suoi capelli, il suo corpo.
Vedeva il fuoco ardere, come quando la sua anima, impetuosa, cercando la pienezza, tendeva verso l'alto, imitando la passione delle fiamme che, con moto ribelle, vincevano quelle "misteriose" forze che tutto tendono a condurre verso il basso.
Quella Natura che tanto timore gli incuteva, allo stesso tempo la  sentiva vicina.

Molto vicina, forse troppo, troppo simile a lui da cominciare a temere più se stesso di lei.
L'uomo aveva paura delle grandezze che lo circondavano, ma ancor di più non poteva guardare nel profondo "abisso" che nascondeva al proprio interno.
In bilico tra due infiniti scoprì la Sfida.
Cos'è la Sfida?
E' il desiderio dell'uomo di riappropriarsi di ciò che è stato.
E' il desiderio di vivere, di vincere le grandezze che lo circondano e quindi reintegrarle in sé, conquistandole .
Solo così l'abisso interiore poteva essere risolto.

Ma non si trattava di riconquistare la sola natura di quegli elementi.
Ben presto se ne accorse .
Più conosceva, più aveva sete di conoscenza.

Più riempiva il suo abisso interiore di vittorie sulla natura, più il peso delle conquiste aumentava la profondità del baratro che era in lui.

La conquista del mondo si trasformò in tragedia.
Una sete senza fine che non poteva essere colmata lo ridusse schiavo delle sue stesse conquiste.
Il Tempo divenne suo nemico.
La Morte che in principio era entrata in lui continuava a dominarlo, la "brevità" della vita lo limitava nelle sfide.
Ma ciò che ancor di più lo angosciava della Morte, quando questa sarebbe giunta, era veder vanificate tutte le sue conquistate con la fine della propria esistenza.
L'uomo conobbe i suoi limiti, la sua "piccolezza", la propria impotenza di fronte al Tempo.
Un nuovo compagno si presentò nella sua vita: il Dolore.
Un compagno di viaggio molto scomodo, la contraddizione di se stesso che urlava ed echeggiava nel suo profondo vuoto interiore, qualcosa che lo richiamava a ciò che da sempre egli stesso aveva cercato, ma che non aveva mai avuto il coraggio di trovare:
la VERITÀ'.
La Luce non illuminava più la sua vita.
L'uomo si chiuse in se stesso ad ascoltare il Dolore.

Erano lontani i giorni delle conquiste, dei successi, della luce e dell'oro.
L'uomo non era più il "Re del Mondo", figlio dell'Eternità.
Era schiavo di se stesso, condannato dalla sua stessa natura e dalla sua intima essenza.
La sua vita cambiò.
Una mattina si alzò, si asciugò le lacrime e, lasciati tutti i suoi "averi", le sue conquiste, le sue sicurezze, partì.
Non portò nulla con sé, solo un sacco vuoto dentro il quale aveva messo il suo fedele compagno: il Dolore.

L'uomo s'incamminò, lasciò il luogo dove il fiume si incontra con l'Oceano e si diresse verso Oriente, verso la sorgente, la Sorgente di Vita, il luogo dove dimora la VERITÀ'.
Molto tempo dopo, qualcuno trovò quel sacco, lì dove sorge il Sole, sull'orlo di un alta cima di montagna, all'alba di un nuovo giorno:
lo aprì, vi guardò dentro e vi trovò dell'Oro.
Poi guardò in alto e vide un Essere volare libero e leggero, ricoperto di luce dorata. Volava sempre più in alto, splendendo più forte del Sole, finché divenne una stella.


L'uomo divenne Uomo.

L'angelo raccolse il sacco e sorrise.

URIEL

 
 
 

 
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