Eccomi solo. Considero l'esterno del vasto edificio in cui devo penetrare. Essendo stato avvertito di fare una scelta ponderata tra le sette porte che vi conducono, mi guardo bene dal presentarmi alla prima senza avere esami nato le altre sei. Cammino e osservo : ma la mia incertezza non fa che accrescersi, perché le sette porte si rassomigliano tutte perfettamente.
[Intanto] scorsi un uomo, messo come una statua, e immobile come una statua vera : soltanto il movimento dei suoi occhi mi diceva che era vivo. Incerto come ero, corsi a lui per chiedergli informazioni : ma avevo appena incominciato a parlare ch'egli interruppe la domanda dandomi
uno schiaffo.
II contatto della sua mano mi rese istantaneamente simile a lui. Divenni statua, a mia volta ; e vidi colui che mi aveva schiaffeggiato avanzarsi verso la porta che era di fronte a me e introdursi nel labirinto.
Ho passato tre anni in quella situazione e sempre allo stesso posto : e ho visto, durante questo intervallo, cose che non posso rivelare che in parte. Animali di ogni specie passavano incessantemente ai miei lati. E talvolta c'erano tra loro di quegli esseri misti che si chiamano tuttavia uomini, coperti di un abito bruno, bianco, nero o bianco "e nero insieme. Questi ultimi apparivano molto in collera con me. Taluno dì essi portava una lunga barba, e tutti avevano attorno al corpo una corda. Uno di questi esseri incappucciati venne verso di me e mi consegnò un grosso volume intitolato, « Delle pene dell'Inferno » : io lo presi dalle sue mani, e lo lessi.
Un giorno, dopo tre anni di prova, vidi, al levar del sole, venire verso di me un uomo alquanto impacciato. Mi ricordai allora di ciò che mi era accaduto in seguito allo schiaffo della statua. Come egli mi fece la stessa domanda risposi alla stessa maniera., e l'incanto non fu per nulla diverso.
Sostituito così da un altro, presi la strada che tre anni prima avevo vista seguire dal mio predecessore. Mi presentai e una porta che si aprì con rumore non appena vi,fui vicino. Due guardie, armateci spada, si impadronirono di me senza dir parola. Un terzo uomo mi coprì con
un magnifico mantello. Dopo aver fatto alcuni passi in una maniera conosciuta da qualche persona, fui introdotto in un piccolo padiglione ove trovai una tavola bene imbandita.
Tre specie di cibi mi furono offerti in questo pasto: io ne mangiai, e le mie forze furono ristorate all'istante.
[Ed ecco] alcuni colpi si fanno sentire. Guardo le mie guide per sapere che cosa vuoi dire quel segnale, ma tutto è sparito : io sono solo. Mi alzai ; e poiché l'entrata del padiglione era chiusa, mi posi ad esaminare i quadri che decoravano il salone. Uno rappresentava un fanciullo seduto presso un ruscello di latte,, con una coppa in mano.
In un altro quadro si vedeva un vecchio infermo, steso su piume di corvo.
In un altro, il pittore aveva figurato una capra allattante un leone.
II quarto quadro rappresentava un mare di fuoco sul quale fluttuava una boccetta che alcuni uomini si sforza vano di raggiungere ed afferrare a nuoto.
Mi venne l'idea che quelle pitture allegoriche dovessero indubbiamente contenere qualche verità. Nella certezza che non fossero state messe là se non per istruirmi, mi diedi a cercarne il senso. Fissai nuovamente il primo quadro; e siccome era posto io un angolo ove la luce del giorno non giungeva interamente, lo levai dal suo posto per metterlo altrove ed esaminarlo più da vicino : ma non l'avevo ancora rimosso che già non pensavo più a studiarne l'allegoria. Quel quadro infatti mascherava l'entrata di un magnifico appartamento ove credetti vedere una donna giovane e bella stesa su di un divano e tutta coperta di fiori.
La passione mi -fece smarrire, o — a dir meglio — io fui ingannato dalle illusioni della natura. Slanciarmi nell'appartamento e cadere a ginocchi davanti alla bellezza, non fu per me che un istante. Ma, lasciando il padiglione, io ebbi la disgrazia di lasciarvi il mantello di cui ero stato coperto all'entrare nel labirinto.
Seduto presso la bella che si era svegliata, mi accorsi di avere un cuore; credetti di veder palpitare il suo e mi abbandonai a tutti gli incanti dell'amore.
Dopo qualche tempo di piacere, sentii bussare alla porta dell'appartamento. La mia compagna aprì, e riconobbi le due guardie che mi avevano condotto nel padiglione: esse impugnarono nuovamente le spade e mi fecero cenno di seguirle.
Mi condussero e mi lasciarono solo in una sala ove era un altare. Mi avvicinai e vidi un agnello disteso sopra un grosso libro. Siccome mi proponevo di aprirlo, apparve al mio fianco un uomo vestito di nero e mi abbatté con un colpo che mi diede alla fronte.
Perdetti i sensi, e non rinvenni se non dopo qualche ora. Mi ero già risollevato quando l'uomo mi rovesciò di nuovo, bruscamente, come aveva fatto prima: e ciò si ripeté per tre volte. Dopo, egli mi domandò perché mi trovassi in quei luoghi senza il mantello di cui ero stato coperto all'atto della mia presentazione. Non sapendo ove lo avessi lasciato, non potei rispondere. Il mio silenzio atte sto la mia confusione: e fui condannato a viaggiare fino a che non avessi ritrovato [il mantello perduto].
Lo stesso uomo vestito di nero mi condusse fuori della sala. E io mi trovai così in una foresta, solo, senza -vesti e senza difesa.
II Cielo sì copre di fitte nuvole, cadono i fulmini e i lampi mi fanno accorgete, ad intervalli, che io sono circondato da precipizi e da bestie feroci.
Scorgo un rifugio sotto una pietra enorme che chiudeva da un lato una volta assai stretta : vi penetro, e mi trovo a fianco di una tigre che vi si era rifugiata per le mie stesse ragioni. Scorgendola, non osai fuggire perché temevo. Ma vidi che essa aveva paura quasi al pari di
me. Il tempo si faceva sempre più scuro. La pioggia, l’uragano, i tuoni ed il mio terrore crescevano incessantemente.
Un lupo si presentò per approfittare del rifugio che dividevo con la tigre. Quest' ultima si scaglia sul nuovo venuto: essi combattono, si dilaniano e si soffocano a vicenda.
L'uragano [intanto] sì è calmato, e il Cielo è sereno. Io lascio la mia grotta e cerco un sentiero nella foresta.
Dopo aver camminato per qualche tempo, mi trovo in una pianura e vedo un sentiero al principio del quale riconosco un contrassegno come quelli che metteva il fanciullo nell'accompagnarmi al labirinto.
Seguo dunque questo sentiero, il quale mi riconduce al giardino che avevo trovato nell' uscire dal mare. Entrando nel giardino, guardo attorno a me e cerco il fanciullo che mi aveva fatto da guida. Lo vedo presso una fontana. Siccome era disteso, credetti che dormisse ; ma quando gli fui vicino vidi che era morto, perché il movimento del cuore e quello della respirazione erano affatto fermo. Li presi allora nelle mie braccia lo scossi in diversi sensi, incollai la mia bocca su la sua per richiamare il calore nei suoi polmoni, ma tutto fu inutile. Tentai delle frizioni con le diverse piante che vedevo nel giardino; uccisi anche parecchi animali, nella speranza di trovare qualche rimedio. Ma le mie cure, i miei rimpianti, le mie lagrime, i miei voti al Creatore non ebbero successo alcuno.
Non mi restava ormai che rendergli gli ultimi onori. Scavai la sua tomba con le mie mani, e ve lo deposi.
Sparsa qualche lacrima sincera sul tumulo, mi posi a percorrere il giardino per cercarvi un asilo e degli esseri simili a me. Ma qualsiasi strada prendessi, mi ritrovavo sempre là dove avevo seppellito il bambino.
Compresi allora che era inutile fare degli sforzi per allontanarmene. Mi stesi dunque sul prato, e vi passai alcune ore nel sonno più profondo.
Le mie pupille sì riaprirono alla luce del giorno. Ma quale fu la mia sorpresa quando vidi un ramo d'albero messo sul tumulo, e attorno ad esso un serpente. II mio primo movimento fu quello di allontanarmi, ma poi meditando su quella circostanza misteriosa, m'armai di coraggio
e uccisi il serpente. Quando lo colpii, tre gocce del suo sangue colarono su la tomba. Il ramo dell'albero e i resti del serpente rientrarono nella terra, e il bambino che avevo tanto lacrimato fu restituito alla vita.
<< Per te, mi disse, avevo perdutola vita: ora tu me l'hai resa, e siamo pari. Senza il sacrificio dei miei giorni — soggiunse — tu oggi non saresti vivo >>.
Egli si spiegò tre volte nella stessa maniera, e io lo compresi. |