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Conoscenza di sé
(15/02/2006)

Documento senza titolo

 

Nel racconto simbolico “le visite della Regina di Saba”  si narra che Melkizedeq  seguito dalla Regina di Saba  a sua volta seguita dal Re Salomone entrano nel vaso alchemico sapendo che qualcosa di terribile accadrà se non vi entrano. Il vaso alchemico può essere  rappresentato iconograficamente come una coppa delle carte da giuoco con  il Re e la Regina,  in piedi , nudi con in testa la corona. In mezzo a loro c’è una colonna con dei serpenti attorcigliati intorno ad essa. In cima alla colonna c’è il mercurio, argento vivo, l’androgino. Il  Re in unione alla Regina producono l’argento vivo : è l’unione del principio attivo maschile con quello femminile che producono il bimbo di luce, o bambino solare.

La Regina di Saba


 

Tre sono i principi la cui azione combinata rappresenta l’elemento decisivo per il temperamento dell’EGO : il principio Maschile o paterno che rappresenta la saggezza ed il principio femminile o materno che rappresenta l’amore ed infine l’elemento unificatore : l’argento vivo.

In molte tradizioni di antichi popoli si descrivono i tre elementi sotto diverse forme mitiche o simboliche : Minerva (saggezza) + Salomone (forza) +Melkitzedeq  (bellezza);  Brahma +  Shiva + Visnù degli indù; Padre + Figlio + Spirito Santo nel cristianesimo; Sale + Zolfo + Mercurio degli alchimisti;  Osiride, Iside e Horus per gli egizi; Philòs, Eros ed Agape dei greci oppure corpo, anima e spirito degli ermetismi e ce ne sarebbero altri ancora.

Il principio materno o Amore  è la  Terra  ed il principio paterno o Saggezza  è il cielo e l’uomo si trova tra i due o meglio nell’uomo sono presenti i due elementi. La saggezza quindi da all’amore una proporzione e l’amore da alla saggezza calore. Ancora:  Saggezza + amore = cielo riscaldato dell’uomo o amore armonizzato e temperato dalla saggezza. Nel mezzo, tra l’amore e la saggezza risiede la verità. Gli Dei Áuguri guardavano sempre il cielo come simbolo di ciò che è stato e di ciò che sarà, la saggezza.
La Terra è un conglomerato di amore e si esprime con il colore della vita il verde, che corrisponde al chakra del cuore e all’aura di una persona sana che appare, a chi può vederla, di un colore verde brillante.

Nel libro della Natura si può leggere un dualismo tra il colore verde ed il rosso. La terra all’interno è per il 95% rossa dove il magma caotico rosso con la sua energia crea il verde all’esterno : quando il rosso vede la luce diventa verde. Il vero amore scaturisce dal magma , radice di “mag” o stato di “mag”  che è come   uno specchio liquido, il magma antimateria, lo stato di immaginazione che crea sul piano fisico, il pensiero che interferisce nella materia, momento essenziale per la creazione.
 A volte questo magma della terra esce da alcune aperture e può essere anche distruttivo. Così è nell’uomo

La doppia valenza tra verde e rosso si esprime in diversi modi in natura : se ad esempio si fissa il verde e si chiudono gli occhi si vede il rosso; potremmo addirittura supporre che il sangue che è rosso quando fuoriesce, sia verde quando circola all’interno dei vasi. Si potrebbe rappresentare l’Adamo come  l’uomo rosso ed il Cristo come l’uomo verde o uomo armonizzato.

Nell’uomo armonizzato l’esteriore deve avere un dialogo muto con l’interiore, muto come il dialogo degli astri. E l’interiore dovrebbe esternare la propria individualità. Interiorizzare quindi l’esteriore ed esteriorizzare l’interiore è un altro modo per esprimere la spiritualizzazione della materia e la materializzazione dello spirito. Ma non bisogna dimenticare che  l’esteriore è soltanto una pellicola.


Minerva distoglie il giovane dai piaceri di Venere.
Pietro da Cortona (Cortona 1596 - Roma 1669)

Tra i diversi mezzi a disposizione della conoscenza di sé anche il disegno dei mandala è un metodo anticamente sperimentato. Mandala deriva dal sanscrito e tradotta significa “cerchio” e rappresenta lo  specchio della propria anima Se si osserva un mandala l’attenzione è principalmente rapita dalla parte centrale : l’essere tende al centro per comprenderne l’essenza; è un processo di allontanamento dall’EGO.

L’EGO è superficiale ma si nutre di cose che sono nel profondo consumandole; in questo consiste il suo potere. Si nutre specialmente di dolore e di paura. Si rammenti l’esempio della Gorgone con i serpenti in testa che rappresentano la propagazione dei pensieri. Trovare il centro è l’unico modo per assicurarci che l’EGO non agisca come padrone; per trovare il centro occorre individuarsi, spogliarsi dei veli, cercare il punto di luce nel buio, cercare un principio di ordine nel caos. Da questo punto di vista i riti sono procedimenti estremamente pratici; essi si avvalgono della cosiddetta “immaginazione sostenuta” o “pensiero sostenuto” che non hanno niente a che vedere con l’immaginazione casuale ed incontrollata dell’uomo comune.   Siamo costretti a servirci di questo termine perché non abbiamo di meglio e perché contiene all’interno la radice della “magia”.

La Terra è un veicolo di energie dense e di energie sottili; se ci si eleva  ad un certo grado non si viene più toccati dalle energie dense;  questo è in sintesi tutto il lavoro. Ma per potersi elevare occorre sapersi sapientemente abbassare, occorre affrontare con decisione il mostro, ciò che è orrido. Elevarsi non significa “beatitudine” ma significa “evoluzione”  e ad ogni stadio acquisito si paga con l’interesse trasmettento ad altri quanto ricevuto.

L’evoluzione non è costante ma è costituita da cicli intervallati da una  “centratura” a tratti. IL processo di evoluzione fa nascere il Principio Cristico che cristallizza le acque inferiori e a volte il paiolo esplode e si deve tornare indietro. Questo è un ciclo; questa è pura alchimia. Questa è la Legge, che si ripete all’infinito nel micro e nal macrocosmo. Non c’è obiettivo ma occorre in anticipo idealizzare ciò che si vuole essere per poi poter procedere in quella definita direzione altrimenti si finisce per cambiare idea continuamente senza che ci si possa  render conto. Ma questa “perfezione” senza saggezza finisce per diventare un grosso freno, si frappone fra noi ed il nostro lavoro facendoci ambire a qualcosa di inesistente. Questa è una Via : non c’è una tappa finale. L’idealizzazione deve limitarsi a mantenere la coscienza della direzione e per non farci “incurvare” il percorso credendo di continuare a procedere in linea retta. L’idea di perfezione è egoica, è l’uso improprio dell’ ego. Ma noi l’ego non l’abbiamo per sbaglio : è la carezza che ci serve di tanto in tanto per farci funzionare, è l’impalcatura di sostegno che un giorno, al tempo giusto dovrà essere delicatamente smontata.

L’EGO è paragonabile ad uno strumento musicale. Per chi lo suona bene è soave; se non lo si sa suonare si appare “stonati”.  Se questo è il nostro strumento, le tre corde sono Sapienza, Forza e Bellezza; e se siamo un pò scordati (= senza cuore, da “cordis”) ci dobbiamo riaccordare e suonare il nostro accordo che è musica delle sfere.
Il cuore, l’accordo (cor, cordis) e la nostra gabbia toracica è la nostra cassa di risonanza ed allora dalla nostra voce e dal modo di utilizzarla  si sente se suoniamo bene lo strumento oppure no.

Chi vuole usare l’EGO, lo manifesti nel modo migliore.”

Lama 16 dei Tarocchi: La Torre

La corsa alla cancellazione dell’EGO è una astrazione. Con l’idea di perfezione vorremmo essere diversi da come siamo mentre dobbiamo passare attraverso ciò che realmente siamo altrimenti diventiamo un rifugio di noi stessi e ci allontaniamo dalla conoscenza. Vivere dunque l’esperienza e distillare : e la distillazione è molto lenta. Un Maestro disse che più che dal vizio bisogna liberarsi della virtù, o meglio dell’idea che abbiamo di essa.  L’idea di essere dei virtuosi è un’ulteriore velo, è un’ulteriore ego artificiale posto sopra l’ego già esistente”  L’identificazione con il perfetto ci distrae dal vero vivere. Il vizio deve essere vissuto e distillato, non è annullabile senza prima conoscerlo attraverso un cammino lento, lungo. Tutti vorrebbero essere diversi : la cosa importante è non perdere la direzione. Se abbiamo un “vizio” e ce ne rendiamo conto, non possiamo far finta di non averlo perché prima o poi il paiolo esplode e si arriva alla “Torre Spaccata”, lama n° 16 dei Tarocchi, “Dio che punisce”. Ma cosa è rappresentato al fianco della Torre ? Ci sono due personaggi : uno che viene colpito e muore e l’altro con la corona che si salva. Ma nulla si perde comunque:  quello che muore in realtà non muore, semplicemente ricomincia da  un certo punto.

Il guerriero della Luce cade spesso. Poi si rialza ed in questo percorso impara a conoscere se stesso. Dal “cogito ergo sum” passa nel “dubito ergo sum” e così  conduce il viaggio verso l’essenza di se stesso che va al di la dell’immaginazione comune: si osserva e poi si decide cosa farne.

Indubbiamente ci sono delle forze negative che ci mettono i bastoni tra le ruote ma noi dobbiamo andare avanti e saltare gli ostacoli.
Sentire la paura è da tutti. Non può essere evitato. Anche Gesù ha provato paura quando è stato portato sul Golgota. Rinunciamo a queste immagini divine di perfezione. Allora godiamoci questo piano e godiamoci il percorso. Dobbiamo sentire la paura ma non avere paura: questo è coraggio.

E ad un certo punto del percorso bisogna liberarsi dal limitato mondo  dei concetti. Occorre elevare il tenore della comprensione al di sopra della mera intellettualità.  Quando un’esperienza è veramente superata  si avvicenda la grazia del vero distacco. Si deve portare l’iniziazione nella quotidianità; si deve vedere, sperimentare, operare, agire realmente e regalmente.  Per chi agisce realmente, tutto il resto non è altro che sterile astrazione.

Si costruisce il sapere e poi lo si distrugge; costruzione del sapere e azzeramento del sapere. Perché Sansone distrugge il tempio che aveva costruito ? Perché bisogna evitare i clichet. Noi dividiamo tutto per comprendere delle cose ma poi dobbiamo riunificare. Il clichet blocca, cristallizza il sapere o lo rende meno fluido ed i concetti sono clichet, sono fatti per i pensatori che pensano soltanto senza agire.

La via Alchemica è una via attiva. Solare. Si va personalmente al fiume a prelevare l’acqua con il secchio in mano; ci  si regola autonomamente senza bisogno ne di preti ne di guardie.

Alcuni popoli, dovrebbero imparare proprio questo:  a darsi da fare autonomamente e non continuare ad aspettarsi aiuti dai paesi ricchi.  

Ma la gente cosiddetta “normale” preferisce vivere  in cantina e vedere, dalle finestrelle poste in alto, solo i piedi di quelli che camminano per la strada; se salisse al primo piano già avrebbe una prospettiva diversa. Si può immaginare cosa vedrebbe dalla terrazza? Se si percorre  la Via come si deve, molte cose vengono apparentemente da sole, in modo naturale. Se invece si continua a pensare solo ai concetti di ego e di perfezione, se ci si fa un’ossessione, anche la Via diventa una forma di lussuria.  Non c’è bravura nella Via; nessuno è “bravo”. Le gare di bravura non ci interessano. Siamo un’orchestra e ognuno può suonare bene il suo strumento ne risulta una bellissima musica: la musica delle sfere.

Sintesi dell’incontro di studio del gruppo ARCA 1 del 17 gennaio ’06 in Roma.
Relatore Ares.

 

 

 
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