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Il Macrocosmo
(15/12/2005)

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Il macrocosmo è termine usato per identificare ciò che sta in alto, dalle dimensioni massime; il Cosmo appunto, dove per Cosmo - dal greco kosmos - s'intende uno spazio infinito che racchiude una connotazione di ordine, bellezza e armonia. Lo ritroviamo in rarissimi templi del passato ma in molteplici forme di progetto costruite dall’uomo e può accadere, allorché si visitano questi luoghi, di avvertire una sorta di stupore interno, una sensazione liberatoria che spinge l’animo oltre i limiti definiti.
Sensazioni queste che personalmente ritrovo tutte intatte dentro un tempio romano giunto miracolosamente fino a noi. Il Pantheon- dal greco pan =TUTTO e theon =DIO.
Concepito e costruito sotto l'impero di Marco Vespasiano Agrippa nel 27 a.C., è tempio aperto e segreto, che non trova confronti nell'architettura templare ove si racchiudono e conservano integri tutti i significati planetari nello loro forme architettoniche più evolute e uniche.

Mole architettonica
Funziona come un quadrante solare, dove le ore del giorno percorrono in circolo i riquadri della volta e dove il grande occhio di apertura resta sospeso come uno scudo d'oro illuminato dal cielo e dagli astri. La visita di questo tempio infonde sempre energia come se un'aura lo avvolgesse ancora oggi, lasciando un appagamento inaspettato. Incantano le sue proporzioni, gli elementi simbolici ancora fortemente presenti. Si immagina come poteva apparire agli occhi della Roma di allora, agli uomini che lo hanno desiderato, progettato, costruito e vissuto quando, ancora integro di tutte le sue parti architettoniche e decorative, destava la meraviglia assoluta. In particolare si immaginano quelle sette sculture a cui il Pantheon era dedicato e che furono la ragione della sua esistenza: le divinità planetarie, i sette pianeti che ruotano intorno al sole: LUNA, MARTE, MERCURIO, GIOVE, VENERE, SATURNO e il SOLE stesso.

Nota interessante - Nel 17esimo secolo, Newton fece studi sull'alchimia astronomica e riteneva che ai sette pianeti planetari corrispondessero sette metalli che , con vari composti, davano origine ad associazioni cromatiche. Esempio: Venere veniva associato con i verdi e bleu dei carbonati basici di rame. Questo antico sistema fornisce anche l’ordine moderno di questi metalli per "numero atomico". Esempio: il rame ha il numero 29; il mercurio il numero 80 ecc. e fornisce la sequenza di conduttività elettrica per ogni metallo.

Per capire quanto sia particolare questa architettura e necessario descrivere alcune caratteristiche costruttive e decorative del tempio e poi immaginare come poteva apparire l'opera finita.
L'architetto Apollodoro di Damasco che ha progettato e costruito il Pantheon ha voluto imprimere un significato fortemente planetario e ha dovuto confrontarsi con delle soluzioni di staticità particolari specie per quanto riguarda la volta di copertura caratterizzata da dimensioni e sfericità inusuali. Infatti nella metà orizzontale, rispetto all’altezza totale, si staglia la cupola o, più precisamente, una calotta semisferica, di proporzioni eccezionali avente un diametro di 43,30 metri. La cupola infatti rappresenta un tipo di costruzione, dal punto di vista statico, molto azzardata, difficile ancora oggi da realizzare in quanto distribuire il peso proprio su una calotta circolare con i raggi uguali in ascissa e in ordinata corre un rischio alto di collassare sotto il proprio peso. Più eccezionale ancora la copertura sferica, vista in sezione verticale, dove il diametro orizzontale è uguale al diametro verticale di tutta l'altezza e dove all’interno può convivere una sfera racchiusa nel cilindro di base portante. Il risultato e uno spazio tridimensionale che rientra pienamente nella cosmologia di Platone, dove i solidi sferici hanno dei piani di simmetria che li dividono in metà di immagini speculari. Non solo, il suo architetto, con intuizione mirabile e sorprendente, decide di inclinare leggermente l'asse centrale rispetto all'asse nord-sud con uno scarto di cinque gradi pari all’obliquità dell’orbita lunare, ottenendo in questo modo il fenomeno degli equinozi.


Nota interessante - Il 18esimo secolo ha visto dei notevoli sviluppi per quanto riguarda le costruzioni sferiche, soprattutto per le architetture concepite e costruite nella Francia illuminista. Il principio della sfera era elaborato spesso con calcoli di illuminotecnica riflettenti. Non voglio dilungarmi troppo. Vorrei pero ricordare tre esempi che per la loro particolarità mi sembrano degni di nota. II progetto per un tempio all'immortalità di Jean-Nicolas Sobre, costruzione visionaria di una sfera di cui una metà interrata con il tempietto rovesciato per rispettare perfettamente la specularità; il progetto del cenotafio di Newton (1784) dell'architetto Etienne -Louis Boullee, dove la grande sfera vuota esprime la sintesi degli ideali di Boullee che con questo progetto vuole evocare la visione dell’immensità dell'universo d'indulgere a sensazioni cosmiche, e l'abitazione privata e bizzarra di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais, costruita presso la Basteille a Parigi, costruzione sferica, anche questa visionaria, che fece a suo tempo scalpore per la sua originalità. Di quest'ultima in seguito distrutta da alcuni fanatici della rivoluzione, rimane ancora il cancello d'ingresso.

Tornando al Pantheon e alla sua volta di copertura, questa è composta da cinque registri di 140 cassettoni in prospettiva degradanti verso l'alto con all’interno sculture in oro sfaccettate a spigoli vivi a forma di stella. La strombatura a quattro piani di ogni cassettone è concepita per evidenziare le ombre che variando a seconda delle ore del giorno, come un orologio solare, creano un effetto dinamico e centripeto verticale che si slancia dall'interno all'esterno passando attraverso l'occhio del tempio da un mondo finito a quello infinito. Dal mondo del microcosmo a quello del macrocosmo.

Le Sette Divinità Planetarie
Nel 130 d.c. alle ore 12 del 21 Giugno, equinozio d'estate, i raggi solari scendono dal grande occhio della volta, rivestito da una cornice di bronzo dorato, seguendo una diagonale e proiettandosi sul portone in bronzo dell’ingresso. In questo preciso giorno e a questa precisa ora l’imperatore Adriano si trova esattamente sul portone d'ingresso inondato dal raggio solare per inaugurare il tempio ricostruito dopo l'incendio.
Anche qui, per capire come poteva essere vissuto quel giorno cosi particolare dai cittadini romani, bisogna immaginare come appariva agli occhi degli stessi il Pantheon.
Il tempio poggiava su una piattaforma di sostegno a doppio spessore traslato costruito in blocchi di travertino e rivestita di marmi preziosi a forme geometriche. Sollevato dal piano stradale , si accedeva salendo cinque gradoni. - (L'immagine del tempio, visto dal basso, dava l'idea di una costruzione più imponente e maestosa rispetto a quella che oggi vediamo). Nel pronao si viene circondati da sedici colonne monolitiche in granito grigio e rosso provenienti dalle cave egizie. Alte quattordici metri con circonferenza alla base di metri 4,50 lucidate a piombo e specchianti con basamenti e capitelli in bronzo dorato davano l'impressione di essere gia dentro ad uno spazio fuori dal mondo reale. Il tetto del pronao a doppio spiovente sorretto da travature in legno di cedro; il portone d'ingresso di metri 6,50; le due statue colossali di Augusto e Agrippa ai lati del portone; il fantastico gruppo scultoreo nel timpano del pronao, rappresentante Giove sopra una quadriga in atto di fulminare i giganti insorti contro di lui, dove alcuni di questi erano calpestati dalla furia dei cavalli (il nome dello scultore non si conosce, sappiamo però che veniva dalle botteghe di Atene e dalla scuola di Fidia); e le tegole del tempio, tutto era di bronzo dorato.

Lo spazio interno è mirabile per l'armonia delle proporzioni e la grandiosità delle linee. Ha una volumetria di 52mila e cinquecento metri cubi (potrebbe contenere una cattedrale gotica). In origine aveva decorazioni preziosissime; capitelli, cornici, frontoni, lesene tutto era in bronzo dorato. Partivano da terra fino ad arrivare a metri 21,65 che corrispondono a metà dell'altezza totale. Il grande cornicione orizzontale che divide la cupola dal muro perimetrale, era frastagliato da oggetti in bronzo dorato. Le sette statue planetarie, fulcro del tempio, erano alte sette metri, scolpite in marmo policromo con intarsi d'oro e posizionate a raggiera dentro le nicchie. Davanti ad ognuna, sette grandi candelabri a fiamma perpetua.

Il sole allo zenit, entrando dal grande occhio, lambiva prepotentemente gli aggetti dorati e le stelle all'interno dei cassettoni; colpiva in pieno le sette statue planetarie che con effetto mirabile e luminoso sembravano, come dotate di vita propria, "uscire" per contrasto dalle nicchie annullate dal fumo degli incensi, e apparire come sospese nel vuoto in uno spazio stellato astratto.

Questo si presentava agli occhi dell’imperatore Adriano, uomo colto, esteta, poeta (ancora oggi si conservano quattro poesie dedicate al "bello") che, superato di poco la grande porta d'ingresso, in pieno stato di grazia, restava per qualche minuto in muto raccoglimento sotto una pioggia di petali, esaltato dalla vista che abbracciava lo spazio davanti a lui di 180 gradi. Con una cerimonia austera, solenne e sacrale, inaugurava il tempio ricostruito dopo l'incendio. Investito dalla luce riflessa degli ori e dai marmi specchianti, le braccia sollevate in alto in atto divinatorio, ringraziava la sfera celeste che illuminava le sette divinità planetarie da lui volute. Volute perché questo santuario di tutti gli dei rappresentasse il globo terrestre e la sfera celeste, un globo entro il quale fossero racchiusi i semi del fuoco eterno, tutti contenuti nella sfera cava. Adriano intende progettare il suo tempio ad immagine del globo terrestre, la dualità primordiale, quella che precede il pensiero, imponendo inconsciamente che, al globo denso, succeda l'involucro della sfera evanescente. La sfera stellare non è dunque che una conseguenza fatale dell'effetto riservato all'uomo e non gia lo scopo della sua forma architettonica.


Ecco che tutti gli artisti, costruttori, architetti, matematici, filosofi che all'interno di quei templi si riunivano per meditare, progettare e trasmettere pensiero positivo, si rispecchiavano pienamente in quelle opere, nelle opere da loro costruite e venerate, così speciali nei loro elementi costruttivi, e in virtù della fede, della ragione e dell’armonia che li avvolgeva sono entrati nello stato perfetto con la massima varietà e col massimo ordine. Stato governato dal più grande dei monarchi; un Dio architetto, un creatore dell'universo.

Giovanni Agostinucci

 
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