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Bonum et Malum
(15/11/2004)

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(L'albero della conoscenza del bene e del male)
 

“….il Signore piantò un giardino in Eden, ad oriente, e vi collocò l'uomo che aveva modellato.

Il Signore Dio fece spuntare dal terreno ogni sorta d'alberi, attraenti per la vista e buoni da mangiare, e l'albero della vita nella parte più interna del giardino, insieme all'albero della conoscenza del bene e del male.

Dio rapì l'uomo e lo depose nel giardino dell'Eden perché lo lavorasse e lo custodisse.

Il Signore Dio diede questo comandamento all'uomo: “Di tutti gli alberi del giardino tu puoi mangiare; ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiarne, perché nel giorno che tu te ne cibassi, dovrai certamente morire.

….Ma il serpente disse alla donna:”voi non morirete affatto! Anzi! Dio sa che nel giorno in cui voi ne mangerete, si apriranno i vostri occhi e diventerete come Dio, conoscitori del bene e del male.

Allora la donna…prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al suo uomo, che era con lei, ed egli ne mangiò.

Si aprirono allora gli occhi di ambedue e conobbero che erano nudi;

… il Signore Dio fece all'uomo e alla donna delle tuniche di pelli e li vestì.

Il Signore Dio disse allora: “Ecco che l'uomo è diventato come uno di noi, conoscendo il bene e il male! Ed ora, che egli non stenda la sua mano e non prenda anche l'albero della vita, sì che ne mangi e viva in eterno!

E il Signore Dio lo mandò via dal giardino di Eden, per lavorare il suolo donde era stato tratto. Scacciò l'uomo, e dinanzi al giardino di Eden fece dimorare i cherubini e la fiamma della spada folgorante per custodire l'accesso all'albero della vita”.

dal libro della Genesi


La creazione di Adamo
(Michelangelo - Cappella Sistina)


Bene e Male,
bianco e nero,
luce e tenebre.
Sembra che il destino dell'uomo non possa prescindere da questo eterno dualismo di contrapposizione.
Ci hanno sempre raccontato, da quando siamo venuti al mondo, questa mitica e curiosa “fiaba” ancestrale, ricca di mistero e di inquietudine.
Un inquietudine che ci accompagna, spesso, lungo tutto il percorso della nostra “breve” vita.
E già!
Breve.
E' proprio questo che ci tormenta.
La brevità e la precarietà di questa “nostra” vita!
Ma, possiamo affermare che sia “nostra”, realmente, se non riusciamo nemmeno ad averne consapevolezza? A gestirne il tempo? A conoscerne l'origine?
Passiamo tutto il nostro tempo a catalogare il mondo circostante senza avere pienamente coscienza del mondo che è dentro di noi.

Come puoi conoscere l'universo, uomo, se non conosci neanche te stesso?
Nosce te ipso” dicevano gli antichi!
Soltanto conoscendo e ri-conoscendo se stessi nella propria “origine” e fonte di vita si può ritrovare il vero significato della Vita.
E' mai possibile che ancora oggi, l'essere umano accetti di demandare ad altri la propria ricerca della Verità?
Lasciarsi credere che tutto il “MALE” e il dolore del mondo e della propria vita sia da attribuire al castigo di un Dio “umanamente” geloso e irritabile?
Un Dio così “piccolo” da temere le sue stesse creature, colpevoli soltanto di aver compiuto ciò che la sua “onniscienza” già prevedeva e conosceva?
Possibile che la giustizia di un Dio sia la misura per rimediare ai suoi stessi errori, scaricandoli sulle sue creature più “perfette”? Create a sua immagine e somiglianza….ma che evidentemente ha creato imperfette?!!
Possibile che il destino dell'uomo sia “profanamente” legato ad un atto così puerile?

Tutto è a causa di questo famigerato peccato originale o c'è dell'altro!?
O non sarà stato l'uomo a creare un Dio a sua immagine e somiglianza, invece del contrario!??
Da quando vediamo la luce, ci insegnano a distinguere la realtà in maniera dualistica.
Tutto ciò che è intorno a noi, assume tonalità chiare o scure, che, automaticamente, siamo spinti a considerare e, impulsivamente, giudicare come BENE e MALE.
Cercano di spiegarci il dolore attraverso la colpa e la gioia attraverso la rinuncia!
Interpretano per noi il significato delle Scritture e con queste ci chiudono gli occhi e narcotizzano la nostra irrequietezza nell'incomprensione del mistero nascosto.
Ma spesso un racconto apparentemente semplice nasconde risvolti sorprendenti…..
A volte, come nelle fiabe, non sempre quello che appare in superficie è realmente uguale a quello che c'è in profondità.

Leggendo la Genesi appare lampante la “contraddizione”.
Come potevano, l'uomo e la donna, cadere nel “peccato”, mentre compivano l'azione di cogliere il frutto dell'albero, se non conoscevano ancora il bene e il male, visto che non ne avevano ancora mangiato il frutto?
Dov'è, quindi, la colpa!!??
Ed ancora : come potevano, l'uomo e la donna, avere timore di Dio e delle minacce di morte, se di questa non ne conoscevano nemmeno la natura, nutrendosi continuamente dell'albero della Vita?
A volte, nei racconti, come nella vita, per nascondere qualcosa, per distogliere l'attenzione di chi legge, o di chi cerca, si pone l'accento su qualcos'altro.
Così, se qualcosa per i profani può passare in secondo piano, può non accadere per chi comincia a “navigare contro vento”, forzando le “allucinazioni” di un omologazione di massa, ribaltando il modo di osservare le cose, adoperando il linguaggio dei simboli, archetipi della nostra natura umana e universale.

L'albero è il simbolo della Vita, dell'Unità tra il cielo e la terra.
Racchiude in sé i quattro elementi, è fonte di vita per la terra stessa, da cui a sua volta prende la vita.
E' il simbolo del ciclo interminabile della natura e della Vita.
L'albero contiene in sé la contemporaneità di vita e morte, attraverso i semi che morendo daranno vita e le proprie foglie che morendo, cadono a terra e diventano il suo stesso nutrimento.
Nell'albero della Vita è nascosta la “polarizzazione” presente nella vita stessa.
Un albero non è come lo vediamo, ma si sviluppa in basso ed in alto, al buio e alla luce, attraverso i rami e le radici. E attraverso queste dà vita e prende la vita.
Come si può giudicare “Male” la radice che vive nelle tenebre e “Bene” il ramo che vive nella luce?
Luce e Tenebre alimentano insieme, indissolubilmente e con lo stesso valore lo sviluppo dell'albero della Vita.
C'è differenziazione, ma non separazione.

Il Bene e il Male esistono solo nel “Giudizio”.
E come puoi giudicare se non conosci?
Ma ancor di più: come puoi giudicare se conosci le ragioni di ciò che giudichi?
Giudicare è come disegnare un albero senza le radici, solamente perché non si vedono.
Ma l'albero è tale con le radici.

Cosa farebbe un bambino, “puro” e scevro di malizia, ai piedi di un albero denominato con termini di cui non conosce neanche il significato, di cui gli si proibisce la consumazione del frutto?
Lo osserverebbe come tutti gli altri alberi, se non fosse attirato da qualcos'altro che non è certamente la sua denominazione.
Ebbene, il frutto che viene colto da quell'albero non dona la conoscenza del bene e del male , di cui se ne ignora la sostanza, ma ciò che dona la conoscenza è ciò che viene fuori dall'albero.
E' il serpente !!
“La proibizione” dell'albero non è nient'altro che il propulsore psichico per stimolare la fuoriuscita di qualcosa che è all'interno dell'uomo stesso.
E' l'Eros che stimolato scaglia la freccia dritta al cuore dell'innamorato.
Probabilmente quell'albero era tale e quale a tutti gli altri, ma il solo fatto di averlo reso unico, separato dagli altri, chiamandolo diversamente, e proibendone il consumo, risvegliano nella donna “il serpente dormiente” che dalla terra, dalle radici, dagli inferi, si attorciglia intorno al tronco della vita, salendo a spirale sulla chioma, fino a mordere il “pomo della conoscenza”.

Ma tutto ciò avviene dentro di noi.
Il serpente è il femminile lunare, l'aspetto muliebre, di natura mercuriale luciferina, portatrice di luce; è Venere che illumina il mattino dell'uomo nuovo; il serpente è Iside, è Sophia, custode della Sapienza!
Ma se il serpente è “donna” e lei stessa è la conoscenza, la conoscenza è racchiusa nel “graal”, la coppa della Vita, “rosa”al centro della croce, la donna stessa è il “graal”.
Secondo il mito della Genesi, il Signore Dio, distinse alberi accessibili da alberi proibiti.
Aveva comunque creato una separazione e da questa una conseguente polarizzazione negativa e positiva.
Questa polarizzazione ha creato elettricità e, come avviene in natura durante i temporali, dal cielo, un fulmine si schianta a terra ed accende il fuoco hai piedi di un albero: allo stesso modo all''interno dell'uomo, dall'alto, una scarica elettrica, psichica, si schianta nel basso infero, alle radici dell' ”albero”, risvegliando il fuoco dell'eros che sotto forma di serpente parla al femminile che a sua volta risveglia il maschile e unendosi si fanno UNO: diventano cioè come Dio.
Diventano creatori.
Diventano Dei.

     

Albero della Conoscenza nell'uomo e nella donna.
(XV sec.)

La conoscenza del Bene e del Male non è nient'altro che la conoscenza di ciò che crea la Luce: il polo negativo e quello positivo, e, ancora meglio, il femminile e il maschile.
Ma se veramente vogliamo leggere la Bibbia “letteralmente”, leggiamola nel vero significato etimologico delle parole: nella tradizione ebraica quando un uomo ed una donna si “conoscono” significa che si uniscono “sessualmente”!
Il frutto della conoscenza del bene e del male che cos'è se non l'unione delle due polarità maschile e femminile che danno vita all'Essere-Uno-Androgino?
Adamo ed Eva quando mangiarono quel frutto non fecero altro che “amarsi”, conoscendosi biblicamente!
Mangiarono quel frutto e morirono, simbolicamente.
Le singole polarità “morirono” l'una all'altra per diventare una sola cosa.
Crearono Amore e Luce.
…E diventarono come Dio.

Alchemicamente operarono l'unione delle polarità maschile e femminile all'interno del proprio corpo e conobbero la Verità.
Operarono con la natura dei loro corpi.
Resero gloria alla Materia.
Fu per questo che successivamente leggiamo:
“E il Signore Dio lo mandò (Adamo) via dal giardino di Eden, per lavorare il suolo donde era stato tratto”.
Che cos'è quel suolo se non il suo proprio corpo?
La volontà scende dall'Eden, dall'alto della coscienza spirituale, ed entra nella terra, nel corpo e nella materia, operando nelle sue oscure miniere metallifere per trasmutare tutto in oro spirituale.

“…Il Signore Dio… Scacciò l'uomo, e dinanzi al giardino di Eden fece dimorare i cherubini e la fiamma della spada folgorante per custodire l'accesso all'albero della Vita”.

Questo dimostra che il cerchio si chiude solamente riappropriandosi di quella spada, la stessa che nell'Apocalisse di San Giovanni vedremo scaturire dalla bocca del Cristo Risorto.
E' la spada del Verbo creatore.
Il Verbo attraverso il quale tutto può e tutto si realizza.
Il Logos divino appropriandosi del quale si attraversa la “Morte ” e la si vince.
Il Verbo “vibra” nella Materia, rigenerandola, riportandola allo Spirito.

Il male e il bene sono due aspetti della stessa cosa, ma esistono solamente se l'uomo si polarizza in un giudizio.
Tutto è Uno, perché tutto è Dio.
L'ombra si produce dalla luce quando la materia si manifesta, ma se la materia si spiritualizza, s'illumina e non produce più ombra.

Tutto è luce!!
Fiat Lux!

 
 
di Eleazar

 
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