Bene
e Male,
bianco
e nero,
luce
e tenebre.
Sembra
che il destino dell'uomo non possa prescindere da questo eterno dualismo
di contrapposizione.
Ci
hanno sempre raccontato, da quando siamo venuti al mondo, questa mitica
e curiosa “fiaba” ancestrale,
ricca di mistero e di inquietudine.
Un
inquietudine che ci accompagna, spesso, lungo tutto il percorso della
nostra “breve” vita.
E
già!
Breve.
E'
proprio questo che ci tormenta.
La
brevità e la precarietà di questa “nostra” vita!
Ma,
possiamo affermare che sia “nostra”, realmente, se non riusciamo
nemmeno ad averne consapevolezza? A gestirne il tempo? A conoscerne l'origine?
Passiamo
tutto il nostro tempo a catalogare il mondo circostante senza avere
pienamente coscienza del mondo che è dentro di noi.
Come
puoi conoscere l'universo, uomo, se non conosci neanche te stesso?
“Nosce
te ipso” dicevano
gli antichi!
Soltanto
conoscendo e ri-conoscendo se stessi nella propria “origine” e
fonte di vita si può ritrovare il vero significato della Vita.
E'
mai possibile che ancora oggi, l'essere umano accetti di demandare ad
altri la propria ricerca della Verità?
Lasciarsi
credere che tutto il “MALE” e il dolore del mondo e della
propria vita sia da attribuire al castigo di un Dio “umanamente” geloso
e irritabile?
Un
Dio così “piccolo” da temere le sue stesse creature, colpevoli
soltanto di aver compiuto ciò che la sua “onniscienza” già prevedeva
e conosceva?
Possibile
che la giustizia di un Dio sia la misura per rimediare ai suoi stessi
errori, scaricandoli sulle sue creature più “perfette”?
Create a sua immagine e somiglianza….ma che evidentemente ha creato imperfette?!!
Possibile
che il destino dell'uomo sia “profanamente” legato ad un atto
così puerile?
Tutto è a
causa di questo famigerato peccato originale o c'è dell'altro!?
O
non sarà stato
l'uomo a creare un Dio a sua immagine e somiglianza, invece del contrario!??
Da
quando vediamo la luce, ci insegnano a distinguere la realtà in
maniera dualistica.
Tutto
ciò che è intorno a noi, assume tonalità chiare
o scure, che, automaticamente, siamo spinti a considerare e, impulsivamente,
giudicare come BENE e MALE.
Cercano
di spiegarci il dolore attraverso la colpa e la gioia attraverso la rinuncia!
Interpretano
per noi il significato delle Scritture e con queste ci chiudono gli occhi
e narcotizzano la nostra irrequietezza nell'incomprensione del mistero
nascosto.
Ma
spesso un racconto apparentemente semplice nasconde risvolti sorprendenti…..
A
volte, come nelle fiabe, non sempre quello che appare in superficie è realmente
uguale a quello che c'è in profondità.
Leggendo
la Genesi appare lampante la “contraddizione”.
Come
potevano, l'uomo e la donna, cadere nel “peccato”, mentre compivano
l'azione di cogliere il frutto dell'albero, se non conoscevano ancora
il bene e il male, visto che non ne avevano ancora mangiato il frutto?
Dov'è,
quindi, la colpa!!??
Ed
ancora : come potevano, l'uomo e la donna, avere timore di Dio e delle
minacce di morte, se di questa non ne conoscevano nemmeno la natura,
nutrendosi continuamente dell'albero della Vita?
A
volte, nei racconti, come nella vita, per nascondere qualcosa, per distogliere
l'attenzione di chi legge, o di chi cerca, si pone l'accento su qualcos'altro.
Così,
se qualcosa per i profani può passare in secondo
piano, può non accadere per chi comincia a “navigare contro vento”,
forzando le “allucinazioni” di un omologazione di massa, ribaltando il
modo di osservare le cose, adoperando il linguaggio dei simboli, archetipi
della nostra natura umana e universale.
L'albero è il
simbolo della Vita, dell'Unità tra
il cielo e la terra.
Racchiude
in sé i
quattro elementi,
è fonte
di vita per la terra stessa, da cui a sua volta prende la vita.
E'
il simbolo del ciclo interminabile della natura e della Vita.
L'albero
contiene in sé la contemporaneità di vita e morte,
attraverso i semi che morendo daranno vita e le proprie foglie che morendo,
cadono a terra e diventano il suo stesso nutrimento.
Nell'albero
della Vita è nascosta la “polarizzazione” presente
nella vita stessa.
Un
albero non è come lo vediamo, ma si sviluppa in basso ed in
alto, al buio e alla luce, attraverso i rami e le radici. E attraverso
queste dà vita e prende la vita.
Come
si può giudicare “Male” la radice che vive nelle tenebre
e “Bene” il ramo che vive nella luce?
Luce
e Tenebre alimentano insieme, indissolubilmente e con lo stesso valore
lo sviluppo dell'albero della Vita.
C'è differenziazione,
ma non separazione.
Il
Bene e il Male esistono solo nel “Giudizio”.
E
come puoi giudicare se non conosci?
Ma
ancor di più: come puoi giudicare se conosci le ragioni di
ciò che giudichi?
Giudicare è come
disegnare un albero senza le radici, solamente perché non si vedono.
Ma
l'albero è tale
con le radici.
Cosa
farebbe un bambino, “puro” e
scevro di malizia, ai piedi di un albero denominato con termini di
cui non conosce neanche il significato, di cui gli si proibisce la
consumazione del frutto?
Lo
osserverebbe come tutti gli altri alberi, se non fosse attirato da qualcos'altro
che non è certamente la sua denominazione.
Ebbene,
il frutto che viene colto da quell'albero non dona la conoscenza del
bene e del male , di cui se ne ignora la sostanza, ma ciò che
dona la conoscenza è ciò che viene fuori dall'albero.
E'
il serpente !!
“La
proibizione” dell'albero non è nient'altro che il propulsore
psichico per stimolare la fuoriuscita di qualcosa che è all'interno
dell'uomo stesso.
E'
l'Eros che stimolato scaglia la freccia dritta al cuore dell'innamorato.
Probabilmente
quell'albero era tale e quale a tutti gli altri, ma il solo fatto di
averlo reso unico, separato
dagli altri, chiamandolo diversamente, e proibendone il consumo, risvegliano
nella donna “il serpente dormiente” che dalla terra, dalle
radici, dagli inferi, si attorciglia intorno al tronco della vita, salendo
a spirale sulla chioma, fino a mordere il “pomo della conoscenza”.
Ma
tutto ciò avviene
dentro di noi.
Il
serpente è il femminile lunare, l'aspetto muliebre, di natura
mercuriale luciferina, portatrice di luce; è Venere che illumina
il mattino dell'uomo nuovo; il
serpente è Iside, è Sophia,
custode della Sapienza!
Ma
se il serpente è “donna” e lei stessa è la conoscenza,
la conoscenza è racchiusa nel “graal”, la coppa della Vita, “rosa”al
centro della croce, la donna stessa è il “graal”.
Secondo
il mito della Genesi, il Signore Dio, distinse alberi accessibili da
alberi proibiti.
Aveva
comunque creato una separazione e da questa una conseguente polarizzazione
negativa e positiva.
Questa
polarizzazione ha creato elettricità e, come avviene in
natura durante i temporali, dal cielo, un fulmine si schianta a terra
ed accende il fuoco hai piedi di un albero: allo
stesso modo all''interno dell'uomo, dall'alto, una scarica elettrica,
psichica, si schianta nel basso infero, alle radici dell' ”albero”, risvegliando
il fuoco dell'eros che sotto forma di serpente parla al femminile che
a sua volta risveglia il maschile e unendosi si fanno UNO: diventano
cioè come
Dio.
Diventano
creatori.
Diventano
Dei.
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