Da cacciatore
di selvaggina mi convertii in cacciatore di immagini della natura .
Ogni week-end che si rispetti, preparavo i miei attrezzi fotografici
e, secondo un rito ormai consolidato, mi incamminavo tra i boschi per
scoprire i segreti della Natura .
Quella domenica di marzo, era il 21, mentre passeggiavo tra gli alberi,
qualcosa mi diceva che avrei fatto delle fotografie inconsuete durante
il giorno. E così fu: mi trovai ad un tratto in mezzo ad una
radura di forma circolare: un cerchio perfetto dentro al quale non cresceva
nulla, c'era solo terra, così piatta da sembrare battuta o calpestata.
Il cerchio era delimitato da un cordone di pietre levigate altrettanto
perfette (le pietre erano 72 in tutto, le avevo contate!), e conteneva
al suo centro una roccia anch'essa piatta e squadrata, di media dimensione;
l'oriente era segnato da un piccolo masso, mentre ad occidente si apriva
un sentiero stretto e lungo che portava nel folto del bosco.
Non c'era alcun dubbio che tutto quello fosse opera umana, e il luogo
mi attirava e intimoriva al tempo stesso. Solo quando la luce s'affievolì,
scomparendo d'un tratto per lasciare il posto alle tenebre della notte,
mi accorsi del tempo trascorso. Alzando lo sguardo notai come la volta
stellata, spuntando tra le cime degli alberi, sembrasse una specie di
tetto per quell'edificio naturale. Ma la cosa più sorprendente
fu il cambiamento che si verificò all'interno della radura: alla
luce delle stelle sembrava che tutto lì dentro fosse vellutato.
Poi udii il silenzio che aveva avvolto la radura: tutti gli animali,
grandi e piccoli, si erano zittiti di colpo in attesa di qualcosa, Il
mio istinto di cacciatore mi consigliò di trovarmi un nascondiglio
al più presto. Così feci, mi nascosi tra i rami di un
albero in modo da poter osservare tutta la radura.
Passarono attimi che sembrarono eterni ma alla fine qualcosa successe:
due fanciulle bellissime vestite di bianche tuniche, incoronate da ghirlande
fiorite, entrarono nel cerchio. Preparai la macchina fotografica montandovi
il mio teleobiettivo più potente e aspettai.
Con lo
sguardo le seguivo, senza perdere nemmeno una delle loro mosse aggraziate,
si muovevano così lievemente da sembrare sospese nell'aria, mentre
sistemavano oggetti strani, destinati certamente ad un qualche rito
.
Sopra la pietra bianca centrale, le due ragazze disposero un mantello
bianco dai bordi rossi; sopra di esso, al centro, un grande vassoio
dorato, dove posero dei piccoli tronchetti di legno per il fuoco, e
accanto ad essi un piccolo incensiere acceso.
Le fanciulle gettarono qualcosa sopra l'incensiere e subito da esso
si sprigionò un fumo bianco e profumato. Una dietro all'altra
girarono attorno al cerchio con questo incensiere formando un anello
di fumo che si alzava fino verso le stelle. Fu allora che mi accorsi
della luce che pervadeva quell'ambiente nonostante le tenebre della
notte. Quella luce era verdastra ottima per scattare fotografie, così
cominciai, ma in quell' istante le ragazze scomparvero. Scrutai attentamente
tutta la radura, ma di loro non c'era traccia.
Intanto una lieve cantilena era sorta dal profondo del bosco, annunziando
da lontano i suoi cantori. Con lo scorrere del tempo il suo tono andava
aumentando finché una fila di personaggi con strani copricapo,
tutti vestiti di bianco spuntò dal sentiero di occidente.
Nelle loro
lunghe e candide tuniche, sembravano condividere la grazia e la leggerezza
delle fanciulle che li avevano preceduti, dando l' impressione di galleggiare
a pochi centimetri dal suolo. Notai che essi procedevano nella fila
secondo l'età, e che l'ultimo, erano in tutto 72, era certamente
il più vecchio. Dopo aver girato seguendo la rotazione del cerchio,
si sedettero uno per uno finché l'ultimo si adagiò sulla
pietra che segnava l'oriente. Vidi poi che le due ragazze si erano sedute
anch'esse: una accanto al vecchio, ad oriente, e l'altra vicino al sentiero,
ad occidente, e tutte e due impugnavano un regolo.
A questo punto un vecchio mezzo curvo, accese tre grosse candele disposte
al centro del cerchio, che prima non avevo notato, a formare un triangolo.
Allora tutti si alzarono in piedi e cominciò un intenso dialogo
fra tre di loro.
Parlavano in una lingua sconosciuta e per quanto volessi capire non
riuscii a comprendere nemmeno una parola. Scattai quante più
foto potei, cercando di non perdere niente. Poi il vecchio si alzò
dal suo scranno di pietra, si avvicinò al centro e diede fuoco
alla pila di legni posta sulla pietra centrale. A quel punto tutti si
alzarono e potei vedere i loro volti illuminati da quel fuoco. Ero veramente
emozionato e non capivo come un fatto così eccezionale potesse
capitare a me.
Un vecchio intonò, alzando le mani al cielo davanti al fuoco,
un canto melodioso in quella lingua aliena.
Guardavo
quel volto bello, doveva essere molto vecchio almeno quanto il suo linguaggio
che mi faceva rimescolare il sangue e solleticava il mio corpo.
Il fuoco eseguiva una danza, intelligente, mentre il vecchio intonava
la sua melodia, creando delle figure bizzarre e ipnotiche, Dopo questo,
ognuno si avvicinò al fuoco e prese una fiammella ponendosela
sul capo: tutto si oscurò e nel buio splendettero 72 fiammelle
che si muovevano e danzavano formando strane geometrie. Ero stupito
della magnificenza di quello spettacolo e rimasi incantato non so per
quanto tempo prima di accorgermi che il cerchio era nuovamente vuoto
e solo una lieve penombra era rimasta di tanta luce. Ci vedevo appena,
ma continuai a guardare e ad aspettare, per paura, per molto tempo,
poi scesi dal mio osservatorio e scappai, tenendo stretta la macchina
col prezioso rullino.
Raggiunsi la mia automobile e mi avviai verso casa pregustando lo sviluppo
delle foto che avevo scattato. Ma quando sviluppai i negativi, con grande
sorpresa scoprii che nulla era rimasto impresso di quello cui avevo
assistito, era come se fossero state scattate al buio.
Mi domandai
allora se non fosse stato tutto un sogno, cosi presi l'automobile e
tornai sui miei passi. Ma nel bosco non c'era traccia della radura e
nemmeno di quegli strani uomini...