L'equazione di Dio
(15/05/2003)
Untitled Document
|
|
La
scienza nella filosofia - la filosofia nella scienza |
|
Ritenere
la scienza prerogativa dei soli astronomi, matematici, fisici, medici
etc. e' limitare il concetto di questa e le sue aspirazioni.
Anticamente lo scienziato era anche un filosofo; la sua ricerca era animata
dall'emozione nel voler conoscere e sondare le leggi della natura e di
tutto il creato, non solo al fine di ottenere un'equazione che dimostrasse
la validità delle sue teorie; quanto per far affiorare, e quindi
rendere palesi all'intelletto, i segreti di una coscienza recondita celata
nell'essere.
Era energia che erompeva dal profondo e che si manifestava a sprazzi,
inducendo riflessioni che avrebbero fatto attingere al patrimonio della
Conoscenza Universale attivando l 'intuizione. In una parola; era dedito
ad uno studio che elevasse l'uomo nella sua totalità, corpo- anima-
spirito.
Se oggi parlassimo di astrologia o di alchimia o di esoterismo con uno
scienziato, egli probabilmente sorriderebbe pensando di avere di fronte
un illuso che ancora crede alle favole.
Tuttavia il cammino per comprendere i misteri della vita; che da molti
anni mi appassiona non può sottrarsi allo studio dei simboli, veri
e propri archetipi del sapere che la Tradizione Iniziatica ci tramanda
da secoli.
Proprio in funzione di questo sforzo per conoscere e dagli arricchimenti
che se ne traggono via, via che il tesoro di informazioni si srotola dinnanzi
al ricercatore; ho potuto constatare una serie di incredibili analogie
ed affinità nel loro utilizzo, che collegano inequivocabilmente;
Saggezza- Scienza- Intelligenza.
I tre principi con i quali Dio creò il mondo.
Vorrei considerare l'intelligenza come lo strumento di cui madre natura
ci ha dotato non solo per sondare l 'Universo intorno a noi, ma anche
l 'Universo che è dentro di noi, e che si manifestano entrambi
per mezzo di materia a diverse frequenze vibratorie.
Il concetto di materia perciò, non può essere limitato alla
sola massa fisica visibile di un oggetto o di un essere. In particolare
nell' uomo le sue sensazioni, le emozioni, gli stati d'animo che provengono
dalle sue esperienze, sono sempre espressioni di materia, ma più
sottile.
Esiste una sostanza onnipresente per così dire, a tutte le frequenze,
soggetta alla legge di causa-effetto.
Lo studio dell'Universo, del quale gli scienziati moderni si fanno promotori;
permette loro di sfornare di continuo teorie nel tentativo di elaborare
attraverso la osservazione, una teoria del tutto. Un tale traguardo però
non può essere raggiunto se la ricerca si limita alla sola sfera
dell'intelletto, cioè alla sola analisi, senza considerare la necessità
di creare una coscienza della ricerca.
Il tutto non può essere separato dalla saggezza.
In questo principio è contenuto qualcosa di universale, tanto impalpabile
quanto Reale che continuamente irrora le nostre menti e tutto il nostro
essere affinché divengano il crogiuolo di continua aspirazione
la quale ci conduca ad osservare la vita a 360°.
Addentrarsi nell'essenza delle cose vuole dire trovarne il principio incorruttibile
e perciò universale che le rende percepibili fisicamente ed emotivamente.
Tale principio è ciò cui ogni filosofo aspira: La Luce.
La luce fu l'elemento che permise ad Einstein di elaborare la teoria della
relatività con la quale fu modificata la concezione di tempo e
spazio.
Le sue riflessioni partirono da un presupposto: Egli riteneva che le leggi
che muovono l'Universo dovevano apparire identiche a chiunque le osservasse;
quindi la velocità della luce misurata da qualsiasi osservatore
doveva essere per tutti uguale, a prescindere dallo stato di moto di quest'ultimi.
Arrivò così a dimostrare che la velocità della Luce
è costante e la stessa in tutte le direzioni; ed è indipendente
dallo stato di moto della sua sorgente.
Da ciò si evince che la Luce è insita in ogni cosa, e da
ogni cosa emanata; ma non è soggetta alla legge di causa- effetto;
cui lo è invece il suo emanatore. Perciò la Luce è
l'universale nella materia come noi la concepiamo e percepiamo.
Va da se che l'Universo nel quale siamo immersi è anche dentro
di noi, così come le stesse leggi che lo governano postulato che
la Tradizione Iniziatica ha sempre sostenuto; considerando l'uomo il microcosmo
e lo spazio intorno a lui il macrocosmo.
L'Universo diventa così il tempio dell'uomo, e l'uomo il tempio
di se stesso.
Il punto di osservazione nel particolare, necessario per raggiungere la
comprensione della totalità, è quindi tanto per lo scienziato
quanto per il filosofo esattamente lo stesso; ambedue operano per la stessa
causa; cioè quella di dare una risposta ai quesiti: chi siamo,
da dove veniamo e dove andiamo.
Einstein aveva rovesciato due capisaldi della scienza ottocentesca, la
quiete assoluta rappresentata dall'etere, ed il tempo universale. Tuttavia
questa rivoluzione che ribaltò le convinzioni scientifiche fino
allora sostenute; non andava minimamente ad incrinare i principi di cui
la Filosofia si faceva foriera.
Secondo tali principi, lo sviluppo della vita nelle sue molteplici manifestazioni
può avvenire solo se due energie opposte e complementari s'incontrano,provocando
fra loro un attrito dal quale scaturisce una scintilla fonte a sua volta
di nuova linfa vitale (Scintilla Divina). Da ciò ne deriva che
il moto è il veicolo della vita. Inoltre ogni atto che sia proiettato
ad una evoluzione personale, necessita di una operatività che non
può essere esclusa dal movimento ed ognuno in questo processo possiede
un suo tempo personale, che evolve e muta secondo lo stato di coscienza
ed il contesto in cui si agisce.
A questa legge, che potremmo definire di continuo progresso, sono sottoposte
anche le più piccole particelle che compongono l' Universo. Lo
studio sulle particelle subatomiche, ha dimostrato che quando due di queste
vengono a collidere; la loro traiettoria si biforca in due; così
ad esempio quando l'elettrone entra in collisione con un positrone (sua
antiparticella) si annichiliscono a vicenda provocando una grande scarica
elettrica di energia (Scintilla Divina) che crea un fotone; il quale a
sua volta libera un'energia che produce un'altra coppia elettrone-positrone.
E' come se le due particelle fossero semplicemente deflesse in due nuove
traiettorie.
Considerando poi queste particelle come stringhe unidimensionali (oggetti
lunghi e sottilissimi capaci oggi di attraversare l'intero Universo) lo
stesso procedimento di annichilimento darebbe origine a due nuove di esse;
in un processo ininterrotto che come vere e proprie storie nel tempo originerebbero
fogli d'Universo.
Gli antichi conoscevano già questi comportamenti della materia?
Ce lo hanno forse tramandato per mezzo di simboli?
La croce di S'Andrea sembra riprodurre in forma schematica l'effetto energetico
e di traiettoria provocato da queste collisioni.
La sua posizione obliqua rispetto la croce tradizionale ( un braccio verticale
ed uno orizzontale) evidenzia come i suoi bracci provenienti da un ipotetico
infinito, convergano prima verso un punto centrale, intersechino fra loro,
e poi ripartano divergendo senza separarsi verso l'infinito nuovamente.
|
_____ |
Nella tradizione
esoterica occidentale ritroviamo questo simbolo; esso rappresenta il sacrificio
dell'iniziato che ne è il depositario; è lui che diviene il
punto d'intersezione dove la materia si sublima, diventa eterica cioè
arde(dall'etimo aitho io ardo) e viene poi ridonata a beneficio del tutto
in un continuum di esperienze. Assistiamo così all'analogo processo
che accade per le particelle.
Osservando i progressi nelle ricerche degli scienziati moderni, si evidenzia
come la materia assume e crea forme per modificarsi che hanno un'affinità
incredibile con i simboli che la tradizione iniziatica tramanda da secoli;
simboli che a loro volta vengono inconsapevolmente utilizzati per descrivere
e spiegare le nuove teorie.
Ad esempio per illustrare come la teoria quantistica (il quanto è
il valore più piccolo fisicamente di una grandezza variabile) concepisca
il tempo e lo spazio; viene introdotta l'idea di tempo immaginario.
Questo viene rappresentato con un diagramma in cui appaiono una linea verticale
rappresentante il tempo immaginario, che interseca una orizzontale raffigurante
il tempo reale, a mo di croce con un punto zero nel luogo d'intersezione.
La verticalità diventa sinonimo di un'iperealtà che al di
là dall'essere una fantasia, riproduce invece una sensazione; un
sentore dell'esistenza di qualcosa che c'è, esiste, ma non è
ancora stata svelata.
Tradizionalmente il braccio verticale della croce è analogamente
collegato alla elevazione verso la spiritualità, verso una vibrazione
della materia più elevata che prescinda dal grado di percezione dei
cinque sensi dell'uomo. Osserviamo perciò come un'aspirazione matematica
si sposa con una filosofica per solo amore di conoscenza.
Un'equazione e un pensiero uniti, dove immaginario e reale convivono.
|
|
L'immaginario
diviene così l'elemento fondamentale tanto per la scienza, per poter
sondare i segreti dell'Universo, quanto per il filosofo , che per poter
superare gli ostacoli imposti dalla materia più densa, si pone in
stato di Mag ; immette il denso, lo separa, lo fissa con l'immagine, e lo
indirizza al suo universo interiore che in seguito ridonerà i frutti
di questo lavoro sottoforma di consapevolezza.
Nel cosmo assistiamo a questo rilascio d'informazioni, osservando il comportamento
dei buchi neri. In questi tutto converge e si immagazzina a causa di un'attrazione
gravitazionale immensa, la quale accumula nel nero una quantità enorme
di dati, come a costituire un vero e proprio scrigno della memoria, che
viene poi rilasciata a mano a mano che esso evapora.
In considerazione di ciò potremmo paragonare i buchi neri, agli inferi
dell'Universo, e ritenerli probabilmente come un passaggio obbligato della
materia, affinché essa ne possa uscire modificata nelle vibrazioni.
Il nero quindi diventa un filtro dove "Magicamente" si verifica
una distillazione che è il solo metodo per assurgere a conoscenze
altrimenti ignote.
Se l'Universo o porzioni di esso dirigono verso i buchi neri; anche il filosofo
orienta la sua attenzione in primis verso la sua oscurità, nel tentativo
di dinamizzare le informazioni che egli vi ha preventivamente immesso, in
un processo di transustanziazione che con l'ausilio del proprio fuoco interiore
a temperatura costante; come sembrano avere gli stessi buchi neri; è
valido ed incontrovertibile quindi tanto per la scienza quanto per la filosofia.
Ho precedentemente accennato al proposito degli scienziati di unificare
i loro sforzi, e proporre una teoria unica riguardo la nascita dell'Universo.
Definire una legge universale che avvalori tutte le ipotesi a riguardo;
anche perché si suppone, ed è oggi considerato un dato di
fatto, che l'Universo abbia storie multiple e quindi che ogni scienziato
abbia sondato una parte di esse.
Si vuole sostanzialmente unire o riunire ciò che si è considerato
separatamente.
Analogamente il filosofo scrutando gli spazi siderali del suo essere, rivela
a se stesso i suoi vari aspetti, che non sono altro che le esperienze dei
suoi molteplici "IO" ognuna con la sua cognizione di causa, ed
ognuna con la sua propria coscienza. Il fine però del suo lavoro
e della sua sperimentazione operativa è quello di riconoscere la
causa di ogni realtà, e trovarne il denominatore comune che le riconduca
tutte alla causa prima.
Potrei ipotizzare a favore di quanto espresso, che come presumibilmente
sia esistito un "Big-Bang" che ha poi dato origine all'espansione
dell'Universo , sia esistito anche un "Big-Bang" della coscienza
umana. In principio tutto era concentrato in un unico punto con una temperatura
ed una densità infinita; le particelle che costituivano quella materia
erano estremamente leggere (fotoni, elettroni, neutrini) nonché le
loro antiparticelle. A poco a poco che l'energia si espandeva, la temperatura
si raffreddava e l'equilibrio materia-antimateria lasciava spazio alla materia;
più si allontanava dal nucleo più questa si appesantiva, fino
a formare elementi più pesanti come il carbonio e l'ossigeno di cui
siamo composti.
Si evince da ciò, che più ci si allontana dalla irradiazione
primaria, più la "materia " che la costituisce s'ispessisce.
Tuttavia dato che il macrocosmo evolve in maniera costante, fa presagire
che sia soggetto e rispetti leggi ben precise, implicando automaticamente
l'esistenza di una "Intelligenza" che le abbia predeterminate,
ed una coscienza che le abbia mantenute tali per miliardi di anni.
L'uomo che è il frutto dell'Universo, potremmo dire suo figlio sottostà
alla medesima condizione. Egli è il microcosmo secondo la tradizione
iniziatica ed il tutto è in lui perciò la densità della
materia di cui è composto, non solo fisicamente, ma soprattutto spiritualmente,
è determinata da un allontanamento dalla fonte primaria.
Nondimeno il seme che è in lui è il veicolo di questa intelligenza,
la cui memoria è riposta in un atomo piccolissimo, disgregando il
quale sprigiona sub particelle più leggere e con frequenza più
elevata; praticamente con caratteristiche strutturali analoghe alla materia
primordiale.
L'iniziato ricerca la Luce e lo scienziato prende atto di ciò che
lo circonda per mezzo della luce che veicola cose accadute anche milioni
di anni prima;. la luce è perciò colei che trasporta gli eventi
e le esperienze che di queste fanno parte.
Eventi ed esperienze trovano la loro fonte d'esistenza nei pensieri, ne
consegue che la luce trasporta pensieri. Facendo riferimento alla teoria
della relatività di Einstein, applicata alla meccanica, che si esprime
con la famosa formula E=MC2; si deduce da quanto esposto che esiste un rapporto
fra la massa dell'oggetto veicolato ed il veicolatore: La luce.
Se si considera l'energia costante avremmo che più la massa dell'oggetto
o del pensiero è pesante, meno energia è presente; viceversa
se l'oggetto è più leggero o il pensiero più elevato
l'energia è maggiore. Da ciò si evince che a massa 0 l'energia
è infinita e dato che la materia è pensiero coagulato, quando
questa si esaurisce, anche il pensiero si annichilisce.
Tuttavia questa circostanza non è minimamente da considerarsi come
una fine, bensì come una trasformazione: La trasfigurazione di Gesù
può trovare la sua origine proprio in questa equivalenza massa-luce?
L'alchimia operativa ha come fine quello di creare un veicolo incorruttibile,
o Corpo di Gloria, le cui molecole siano di una struttura atomica più
leggera, molto simile a quella che costituiva le particelle addensate, prima
dell'espansione dell'Universo.
Dove c'è massa c'è energia e dove c'è energia senza
massa questa energia è infinita; è il processo di ritorno
al principio, all'unità, all'infinita potenzialità.
L'infinito in matematica si esprime con un otto rovesciato , simbolo che
richiama alla memoria i nodi d'amore della Tradizione esoterica occidentale;
è pensabile a questo punto che la correlazione analogica che intercorre
tra l'infinito matematico, e l'infinito dei simbolici nodi ,attribuisca
all'amore non più una valenza di sentimento astratto inesprimibile
nelle sue diverse manifestazioni; bensì la frequenza ideale della
materia eterica per poter creare; ricordando che per eterico s'intende ciò
che arde, o comunque produce calore. È in ragione di ciò che
il Sommo Poeta decantava l'amore come la forza che muove il sole e l'altre
stelle?
Sole, pianeti, stelle, tutto si muove in tondo, e l'utilizzo di un tempo
immaginario come artificio per constatare realtà intuite, porta gli
scienziati a considerare lo spazio ed il tempo una sfera; una dimensione
finita ma illimitata, senza condizioni a contorno , come si usa in gergo
fisico-matematico, cioè senza inizio ne fine della sua superficie.
Ogni cosa che si compie e si realizza possiede una nascita, uno sviluppo
e una morte, all'interno di un contesto specifico ma che ha tuttavia possibilità
illimitate di manifestazione; potrei dire innumerevoli opportunità
di riproporsi, migliorarsi ed infine evolversi; il tutto in maniera autonoma,
senza interventi dall'esterno.
La rotondità delle forme è perciò sinonimo di eternità.
L'uovo che la scienza alchemica allegoricamente pone come cellula primordiale
in cui è contenuta l'Arte della vita e che trova la sua fonte nel
nucleo aureo(il tuorlo); è il seme che conserva tutta la memoria
per dare origine alla pianta,all'animale o all'essere che verrà.
Analogamente se la Terra come pianeta è paragonabile all'uovo per
la mancanza di condizioni iniziali della sua superficie,essa è comparabile
ad una cellula dell'Universo, ed è una matrice dove esiste un nucleo
di fuoco che produce tutte le condizioni, e attua tutte le operazioni potenziali
a creare un nuovo Universo.
Tutto è in uno e l'Uno in tutto.
Il Filosofo che si connette con le leggi della natura, necessita del fuoco
del suo nucleo per ricreare se stesso; tuttavia il ritmo delle stagioni
cela a lui questa fonte ignea rappresentata dal Sole nei mesi più
freddi. Egli è in lutto per questa apparente morte dell'astro, ciò
nonostante la sua non è una condizione di sofferenza come la parola
farebbe intendere,bensì egli possiede il metodo per riconquistare
il nucleo aureo; perché è col battere, col rompere la dura
scorza della materia grezza che raggiunge il centro. Come le comete che
attraversando i profondi spazi siderali nel nero del lutto cosmico, talvolta
impattano con la superficie dei pianeti e vi depositano gli elementi fondamentali
a far nascere la vita.
Lutto, da un'antica radice Leug che vuol dire rompere.
Da quanto esposto osserviamo che nel medesimo spazio esistono tutti i piani
d'esistenza della materia; per cui se consideriamo il corpo umano come una
superficie chiusa, e quindi si possa partire da un punto e ritornare ad
esso seguendo una linea sinuosa e continua, s'intuisce che le proprietà
che la materia assume con i suoi processi chimico-fisici, elettromagnetici
fino alla più alta vibrazione dell'unità elementare, si manifestano
in un'area precisa e delimitata.
Perciò la massima sublimazione di una qualsiasi massa, attraverso
successive trasmutazioni fino a divenire pura energia, rappresenta il processo
di ricongiunzione al Divino, e tutto avviene nell'uomo e non al di fuori
di esso.
L'uomo scienziato e l'uomo filosofo, non differiscono fra loro, perché
ciò che li porta ad interrogarsi sulle leggi che regolano la vita
e conseguentemente a formulare idee e teorie derivanti dall'osservazione
e dall'esperienza, nell'onorevole tentativo di migliorare e far evolvere
la propria e l'altrui esistenza; nasce dall'irrefrenabile incoraggiamento,
proveniente dalla loro interiorità, che li sprona a percepire i richiami
di quella intima sorgente da cui sprigiona l'intuizione.
Essi sono prima di tutto pensatori, perché il pensiero è l'atto
che permette l'estrazione del fluido intelligente dalla Luce. La Luce li
coinvolge e li appassiona, perché lo studio della Luce nel cosmo,
per lo scienziato, è pari alla ricerca del mercurio filosofico che
è pure Luce, per l'alchimista.
Oggi sappiamo che alla presenza di corpi aventi massa, la direzione della
Luce s'incurva, come ad adattarsi alla superficie di questi; il fenomeno
spiegherebbe l'equivalenza fra accelerazione e gravità.
Se ad esempio la luce di una stella che passa vicino al Sole è deflessa,
ciò è dovuto al fatto che la massa del Sole incurva lo spazio-tempo.
Sostanzialmente la materia distorce lo spazio-tempo.
Secondo la Tradizione Esoterica la curva è considerata femminina
quindi con proprietà ricettive; una matrice. Se questo fenomeno di
aderenza alla materia fisica da parte della Luce, osservabile nella mobilità
del cosmo, lo riconducessimo all'interno del nostro intimo cosmo, potremmo,
per effetto dell'assioma Universo macrocosmo- Uomo microcosmo, dedurne che
essa si comporti nello stesso modo.
La luce irrorata negli spazi interiori, incontrando la fisicità del
corpo, vi si adatta, e continuamente proiettata all'interno rimane imbrigliata
in un contesto definito;
|
|
essa viaggia
di continuo all'interno del corpo umano ed interagisce con la sua massa
adattandosi ai suoi contorni, cosicché questo ne diventa il suo contenitore.
Con la teoria della relatività, spazio e tempo sono interconnessi;
incurvandosi divengono parte integrante e attiva degli eventi. La curva
implica quindi partecipazione all'azione e sua individualizzazione, di conseguenza
la Luce è il veicolo di questi eventi, ne è la memoria e ne
conserva l'essenza eterica, spiritualizzata, in funzione del fatto che ogni
cosa esistente lo è per il risultato che si produce per mezzo di
un attrito dal quale si genera calore; nella Luce rimane quindi impresso
il momento generativo di tale risultato, la memoria ignea, ovvero il suo
concepimento.
La fecondazione di un pensiero o di un intento, immessi per mezzo del "Verbo"
nel nostro essere, va ad ossigenare la memoria della nostra Luce; più
concepimenti elevati ci sono più la Luce si potenzia e più
la massa cui viene a contatto assorbe questa energia sempre più elevata
nelle sue vibrazioni a tal punto che la materia si trasmuta nella Luce stessa.
Assistiamo ad un separando alchemico dove lo spesso lascia a poco a poco
spazio al sottile, fenomeno espresso nella formula della relatività
con C2 ovvero la velocità della Luce che replica se stessa:3oomila
X 3oomila= 9…, numero che rivela il tempo necessario a che ogni cosa
si realizzi; da cui ne consegue che alchemicamente un separando è
frutto non di una divisione, o di una sottrazione, ma di una moltiplicazione,
il cui simbolo X richiama ancora una volta il comportamento delle particelle
nel loro processo di evoluzione.
E' la croce di S. Andrea, è il gioiello del M.D.C. del Mago a cui
è concesso irrorare con la sua saggezza e memoria ogni angolo del
Tempio, è il potere del mercurio dei filosofi che feconda ogni cellula
del nostro corpo.
A velocità costante (3oo.ooo Km. al secondo) la materia è alla
sua massima frequenza vibratoria, infatti si trasforma in pura Luce, pura
energia infinita potremmo dire: Dio E', energia, è colui che E', non
principio, non fine.
E=MC2: la E di energia diventa E' con l'accento, cioè
voce del verbo essere, grazie ad una asticella che ha la sembianza, se pur
stilizzata di uno spermatozoo; paragonabile a sua volta allo Yod ebraico
del nome di Dio.
L'energia diventa Dio per (X) mezzo di una virgoletta; la radice di questa
parola adduce a Vir cioè Uomo ed in particolare al suo attributo
sessuale, in quanto etimologicamente la parola virgola è un diminutivo
di virga che rimanda a verga, con la quale spesso si fa riferimento all'organo
riproduttivo maschile.
Se l'uomo è emanazione di Dio-E', e si manifesta per mezzo della
virgola, egli possiede in se una forza potenziale che può trasformare
la sua E in E con l'accento; deve perciò applicare la stessa virgola
all'energia che egli gia è.
E è energia indifferenziata, che tutto permea, mentre E' diviene
energia fissata intelligentemente, un'energia cosciente della sue potenzialità,
che può creare ciò che vuole perché sorgente attivata
di ogni forma. Nella E' si esclude qualsiasi possibilità del divenire,
anche se ne è la fonte, in quanto tutto è contenuto in essa
come monade ; quindi nella pura Luce che è E' non ci sono più
elaborazioni di prodotti derivanti da forze interconnesse, ma solo la potenzialità
di esse; cioè la Volontà.
Vorrei che la Volontà divenisse la fonte cui si abbeverasse l'umanità,
per compiere il tanto agognato salto qualitativo; soprattutto in questo
momento della sua storia così delicato, affinché apra finalmente
gli occhi e si renda conto dei veri insegnamenti che la vita intorno ad
essa, continuamente si sforza d'impartirle; ed in particolare uno, che racchiude
in se tutti gli altri: Non separi più l'uomo ciò che Dio ha
unito per sempre. |
|
Con Amore e Luce |
SIMEON |
|