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Il seme della Vita per gli Egizi |
Il mondo che ci circonda, la vita che lo pervade, appare da sempre come un miracolo di fronte agli occhi di chi lo guarda.
La Natura, sebbene ci mostri continuamente il suo volto, nasconde in sé, dietro il velo della manifestazione, segreti meravigliosi e potenti.
Ci siamo mai chiesti cosa si nasconda dietro tale apparenza?
Quali siano le forze e le leggi che mantengono tutto in costante equilibrio?
Un equilibrio mai statico, ma dinamico e in continua trasformazione.
Da sempre l’uomo indaga i misteri che lo circondano e da sempre, attraverso questa indagine, cerca il senso della sua stessa vita.
La Natura è un rebus da cui possiamo trarre tutto ciò che ci serve per comprendere e sviluppare il progetto della nostra esistenza.
Ammirando le dinamiche che in essa si sviluppano, l’essere umano può far tesoro dei processi di trasformazione che ogni momento si manifestano davanti ai suoi occhi.
Conoscere le leggi che regolano tali processi significa realmente acquisire “Potere”, ossia la capacità di interagire con quelle forze e metterle a disposizione del proprio sviluppo.
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Germoglio |
Sia chiaro che non stiamo parlando di un “Potere” di carattere egoico o strumentale, o dell’acquisizione di una forza finalizzata a soggiogare il prossimo, ma di una reale trasformazione di coscienza e di un potere destinato al processo evolutivo dell’intera umanità.
La Tradizione ci insegna che l’unico modo per conquistare il “Potere” sulle forze che ci circondano, è l’osservazione e l’imitazione dei processi di vita, morte e trasformazione della Natura stessa.
In essa si nascondono le chiavi che possono aprirci la strada verso la realizzazione.
Non a caso siamo su questa Terra. Per imparare da essa.
Nella Natura si osservano immediatamente due processi, uno di nascita e uno di morte.
Entrambi sono due aspetti di un unico lavoro: l’evoluzione.
Tutto, nell’universo, tende ad evolvere poiché l’espansione non è solo quantitativa, ma soprattutto qualitativa.
Ma come avviene tale processo?
La Natura, su questa Terra, è programmata in modo tale che ogni essere vivente che la compone si sviluppi ed abbia, come fine ultimo, la generazione di un “frutto” che, a sua volta, produrrà semi che possano garantirgli la prosecuzione e lo sviluppo della specie.
Questo sistema, o meccanismo, include una temporaneità della forma che, a seconda dei casi, può permanere più o meno tempo in vita.
Quale potrebbe essere, quindi, la necessità di tale limite di tempo piuttosto di una vita eterna senza più morte né nascita?
Perché nel sistema generale tutto deve avere un termine? Un ciclo vitale limitato?
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Il ciclo della vita, della morte e della rinascita. |
Sembrerebbero domande poste per assurdo, ma a volte i paradossi servono a scardinare i luoghi comuni e l’assuefazione a convinzioni e sistemi mentali, che altro non fanno che fortificare il velo, posto davanti ai nostri occhi, dell’abitudine a ragionare in maniera scontata.
Nella ricerca bisogna allontanarsi dal seminato e guardare le cose da diverse angolazioni per riuscire a cogliere ciò che generalmente rimane nascosto.
Esistono concetti oramai così fortemente acquisiti dalla nostra mente che, a volte, non facciamo neanche più lo sforzo di ragionare sulle cose, in quanto tutto viene giudicato a priori, in maniera automatica, come un’esperienza già catalogata e quindi riconosciuta ed assodata.
Il paradosso, come insegna anche lo Zen, ci conduce ad uno “choc” mentale che attiva a sua volta un’attenzione diversa e focalizzata, guardando l’oggetto di osservazione a 360 gradi, superandone la forma e penetrandone la sostanza.
La rottura degli schemi acquisiti porta quindi ad una nuova rielaborazione della realtà e spesso alla lettura dietro le righe dell’apparenza di un contenuto molto più vasto e rivelatore.
Anche questo sistema comporta una morte e una rinascita.
Infatti, non solo la materia subisce questo processo ma, affinché la mente si evolva, deve anch’essa subire la rigenerazione, attraverso la morte e rinascita delle idee e un sistema nuovo di elaborazione.
Tutto questo discorso serve a farci capire che tutto, nella Natura, se non ci fosse un “decadimento” ed una “sostituzione” di nuova generazione, tenderebbe alla sclerotizzazione e ad un irrigidimento, che sarebbe il primo ostacolo per l’evoluzione.
Per questo ogni “essere” produce un seme: per rigenerarsi, mantenendo in vita il progetto.
Un seme contiene in sé tutto quello che poi diventerà.
Contiene il progetto e l’informazione necessari per far procedere oltre, con l’apporto di nuovi elementi costitutivi e realizzativi, la specie di cui è parte.
Ma il seme non si identifica nella materia che lo ospita, il seme nella sua essenza è qualcosa di immateriale, è l’”idea” immersa in una “soluzione” che lo porterà a manifestarsi.
Ogni cosa nell’universo ha il suo “seme” e in esso risiede il suo progetto!
Vi sembrerà assurdo, ma anche i metalli ne sono provvisti e la tradizione alchemica ce ne dà testimonianza.
Ma se volessimo allargare ancora di più il concetto potremmo addirittura ritenere che l’universo stesso sia un seme.
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L'universo è un seme? |
Un seme che sta appena germinando, contenente un progetto così ambizioso da aver creato il moto della Vita stessa!
Un progetto a noi sconosciuto, ma di cui tutto il Creato è partecipe e cosciente nella sua varietà e, allo stesso tempo, unità.
Sembrerebbe tutto un gioco di scatole cinesi, un immenso frattale, dove tutto è contenuto in tutto.
Ma come abbiamo detto prima, il vero Principio del seme non è il suo veicolo, ma il “genio” che lo abita!
Il fuoco divino “solforoso” che la Natura esprime nel “germe”.
Ma il germe, finché non è risvegliato, non agisce e il seme non produce nulla.
Nel momento in cui il seme viene inserito nella “matrice” femminile, in un luogo umido e oscuro, si innesca un processo irreversibile.
Il “genio” si risveglia e comincia ad irradiare la materia con la sua forza e il suo programma, mentre la matrice lo avvolge prendendone la forma.
E’ qui che si compie il miracolo! Una nuova forza prende vita manifestandosi nella Materia.
Alla luce di tutto questo è chiaro che l’unico elemento immortale di tutto questo processo è “l’idea” o il progetto contenuto nel seme: è l’informazione e la sua forza che, come un testimone, passa attraverso le ere di semenza in semenza.
Ma a questo punto perché intervenire in questo processo quando la Natura ha già i suoi strumenti per progredire?
Qual è il ruolo dell’uomo in tutto questo?
Abbiamo spiegato precedentemente di come la Materia al momento del risveglio del “germe” diventi parte attiva nel processo di formazione del nuovo essere.
E’ anche vero, però, che la Materia, in quanto tale, per potersi manifestare, vibra ad un livello piuttosto basso e quindi tende inevitabilmente a trascinare tutto ciò che ingloba e assorbe in uno stato di decadimento e di alienazione dalla sorgente principale.
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L'Atomo, il "mattone" della materia. |
Per questo anche la coscienza dell’uomo, al momento dell’incarnazione, perde la memoria della sorgente divina, dimenticando il progetto della propria esistenza e la natura della propria origine.
A causa di queste basse vibrazioni la Materia tende a corrompersi, ovvero a degenerare e deperire, trascinando tutto ciò che magnetizza in una condizione di immobilismo e staticità, degenerando in una sorta di “corruzione”.
Possiamo parlare quasi di uno stato di tossicità, causato, per via del rallentamento del flusso vitale, dall’accumulo di “scorie” e dalla mancanza di rigenerazione.
La Vita che la pervade non trova più il suo giusto flusso e tende a rallentare, alimentando sempre di meno i “materiali” della forma, portandoli quindi dalla giovinezza all’ invecchiamento.
La stessa cosa accade, per trasmissione, con tutto ciò che è a contatto con essa e per questo anche la coscienza e la mente tenderanno alla “corruzione” e all’“immobilismo”.
Per evitare il fallimento del “programma”, con la conseguente perdita di informazione, la Natura, nella sua saggezza, si serve della Morte per rigenerare la Materia e, di conseguenza, lo stesso progetto divino.
La scomposizione della Materia causata dalla “morte” e “putrefazione” comporterà, quindi, l’abbandono, da parte di questa, della “memoria formale”, riportandola ad una sorta di “materia vergine”, che non avrà più manifestazione finché non sarà “ingravidata” di nuova “informazione”.
La materia, quindi, attraverserà uno stato in cui tornerà ad essere pura energia pronta a condensarsi nuovamente, in una nuova realtà, non appena sarà “magnetizzata” e “irradiata” dal “genio” seminale, istruito dal “verbo” creatore.
Alla luce di questo, appare evidente che lo stato di “materia vergine” è alla radice dell’atto creativo ed è fondamentale perché l’atto formativo sia evolutivo.
La materia impura, infatti, non sarebbe in grado di condurre con sé la nuova informazione allo stato puro, ma ne porterebbe una degenerata, poiché subirebbe le interferenze della vecchia, non ancora cancellata dalla propria memoria, portando il proprio stato ad una condizione di caos e di conflitto.
Per questo le scuole iniziatiche scoraggiano chi intende accostarsi all’operatività senza prima essersi “purificato”: il potere energetico della materia, allo stato sottile, unito al caos, sopra descritto, creerebbe certamente danni irreparabili, portando addirittura l’operatore alla pazzia.
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La Nigredo |
L’Alchimia descrive la realizzazione della “materia vergine” nella fase “Nigredo”, dove, dopo aver assunto il colore nero dalla “putrefazione” dell’informazione genetica, la materia comincia a manifestarsi nella cosiddetta fase di “coda di pavone”, fase di sospensione, in cui irradia tutti i colori dell’arcobaleno, ossia le infinite potenzialità di manifestarsi in una delle infinite forme dell’universo.
E’ in questo momento, che il “verbo” informativo deve agire sulla materia imprimendo e attivando su di essa il codice del progetto.
Una volta informata, la Materia, sotto forma di energia, si “coagula”, chiudendo ermeticamente in sé il progetto che l’attende e si trasforma in seme.
Coagulandosi, il “genio” divino si addormenta e attende la rottura del “guscio” seminale ad opera degli agenti esterni, per liberare il suo “programma genetico”.
Detto questo, è chiaro che alla base della Vita e della Creazione il ruolo del seme è di fondamentale importanza.
Il seme è un ricettacolo di forza e di energia, oltre che di informazioni allo stato puro.
Abbiamo già detto che ogni cosa al mondo ha il proprio seme e aggiungiamo che da un seme può nascere soltanto la generazione che l’ha prodotto!
Da un seme di mela potrà nascere soltanto un melo, da un seme d’uomo potrà nascere soltanto un uomo.
Questo significa che se voglio modificare geneticamente un melo, potrò farlo soltanto modificando il suo seme e, soprattutto, modificando l’informazione contenuta in esso.
E’ qui che si nasconde l’arcano.
Ma bisogna anche dire che i semi possono essere di diversa natura, come avere infinite forme: esistono semi visibili, di natura solida, di conoscenza diffusa, ma esistono anche semi invisibili, di natura sottile, che agiscono nell’ombra, sui diversi gradi di manifestazione, sui piani astrali, come su quelli mentali.
Sono semi che nascondono forze ancora più potenti di quelli che conosciamo in Natura.
Semi che giacciono su “terreni” oscuri, dove l’anima spesso si perde.
Un seme “corrotto” innestato nella mente di un uomo può generare un’ossessione così forte da renderlo pazzo e condurlo al suicidio, superando in forza il “programma” che il corpo custodisce per l’autoconservazione!
Per questo l’Alchimia insegna la trasformazione sui diversi piani, lavorando al contrario, agendo su tutti i semi che produciamo, di tutti i livelli, scomponendo la materia per ricomporla, con l’introduzione in essa di elementi informativi più evoluti, permettendo ad essa di accogliere, per empatia magnetica, vibrazioni più alte che le possano permettere di vincere la corruzione e il deperimento che la portano alla morte.
Tale lavoro permette, quindi, di portare la propria materia corporea ad un livello vibratorio così alto da “tingersi” definitivamente della tintura “aurea” dell’immortalità, creando quello che gli alchimisti chiamano il “corpo di luce”.
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Il Corpo di Luce - Merkabah |
Ma è un lavoro arduo e lunghissimo poiché la Materia va educata con continua ripetitività e metodico lavoro, spiritualizzandola attraverso la materializzazione dello Spirito.
Non basta quindi operare nella Soluzione, Purificazione e Coagulazione della Materia.
L’atto più difficile è quello della Fissazione del “germe” dell’immortalità su di essa.
Parliamo di immortalità non in senso temporale, riferito alla durata della vita terrena, ma riferendoci soprattutto all’incorruttibilità di tutto l’essere a partire dalle parti più solide fino a quelle più sottili.
E’ il lavoro che attraverso il seme conduce al frutto, ma è essenziale che a sua volta il frutto stesso sia portatore di semi.
Per questo ogni Maestro non sarà mai tale finché il proprio discepolo non avrà prodotto il proprio seme e l’avrà portato alla luce.
Il lavoro alchemico è un lavoro di riprogrammazione genetica, un lavoro che attraverso la morte conduce alla vita, un lavoro che attraverso la trasformazione conduce all’Immutabile e all’Incorruttibile.
Il centro di questo lavoro è la sintesi del seme della Vita, la ricerca in esso del codice divino, attraverso l’estrazione della luce dalle tenebre dell’oscura Materia.
Lavorando lentamente e con pazienza, con umiltà e fede, il seme delle cose porterà i suoi frutti e da essi trarremo la nuova semenza per un Uomo immortale, luminoso e divino!
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