home kuthuma@kuthumadierks.com
_ Home
Iside e i suoi amanti
News
Operatività
ERKS
Rubriche (Archivio)
Links
__________________
Visite:

versione stampabile

L' Enigma dell'Uomo
(20/04/2011)

Untitled Document

 

Chi non sa quello che deve sapere
è un bruto fra i bruti;
Chi non sa più di quel che deve sapere,
è uomo fra i bruti;
Ma chi sa tutto ciò che deve sapere,
è un Dio fra gli uomini” .
                                                                          (Pitagora)

O frati,- dissi- che per cento milia
perigli siete giunti a l'occidente,
a questa tanto picciola vigilia d'i nostri sensi
ch'è del rimanente non vogliate negar l'esperienza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti

ma per seguir virtute e canoscenza

(Dante,  Inferno XXVI, 112-120)

 

Edipo e la Sfinge, l' enigma dell'Uomo

L’essere umano fin dalla sua nascita, colpito dalle meraviglie del mondo che lo circonda, comincia ad indagare l’universo, i misteri della natura, tutto ciò che esternamente a lui gli muove un forte desiderio di conoscenza.

Non tutti gli uomini, però, si fanno domande; molti, e purtroppo la maggioranza, si lasciano trascinare da ciò che gli altri stabiliscono per loro.

Seguono, in un certo senso, una sorta di “pensiero istituzionale”.

La stragrande maggioranza vive la vita attraverso un riflesso di massa.

Si adegua a un sistema senza porsi la domanda se questo sistema sia realmente giusto, reale, conforme alla vera natura dell’uomo.

E’ molto difficile per chi è assuefatto alla vita “ordinaria” sradicarsi coscientemente da un condizionamento di massa così forte come quello che oggi subiamo.

Fin dalla nascita ci troviamo a vivere una vita “preconfezionata”, dove già esiste una scala di valori stabilita dalla politica, dalla religione, dall’economia e da tutte quelle forme di controllo che rilegano l’uomo a semplice elemento quantitativo piuttosto che qualitativo.

La politica si ricorda dell’uomo soltanto per ottenerne un voto, per poi dimenticarsi di lui, una volta ottenuto il potere, per dedicarsi, esclusivamente, a soddisfare i propri interessi.

La religione lo fa, invece, per ottenere il consenso sulle verità dogmatiche su cui essa stessa si fonda e rilega l’uomo a semplice suddito, sottomesso al rispetto, fondato sull’ignoranza e sulla paura, delle leggi imposte da un Dio giudice, umanizzato nell’ira, di cui non si conosce nulla se non per retaggio culturale.

L’economia si regge essenzialmente sulla forza del numero e sull’indebitamento che costringe la massa ad una sorta di condizionamento, in ostaggio di un sistema iniquo e sbilanciato, dove la ricchezza è sproporzionalmente nelle mani di pochi e genera povertà che, di conseguenza, sfocia nell’ignoranza e rende l’uomo ostaggio del sistema, in una condizione di controllo ancora maggiore, nel cosiddetto potere del “numero”.

In ogni esempio l’uomo è “cibo” per ottenere potere e torna utile solo sotto l’aspetto numerico.

Qualitativamente, infatti, può rappresentare soltanto un ostacolo ed una minaccia per coloro che detengono il potere politico, religioso ed economico.

Diventa, quindi, importante sottrarsi a questa “schiavitù” fisiologica che attanaglia la coscienza del “vero uomo”, rilegata in fondo all’abisso dell’oblio.

Abbiamo detto di quanto sia importante rivolgersi all’Universo e alla Natura e porsi delle domande, proprio per risvegliare la coscienza ad una realtà più profonda, dove l’apparenza e l’assuefazione cominciano a sgretolarsi.

Ma ancora più profondo e sublime è per l’uomo rivolgersi verso se stesso, mettendo in discussione la propria natura umana e l’immagine stereotipata che abbiamo di essa.

Il motto Ermetico latino: "nosce te ipsum" - conosci te stesso -

L’essere umano non è al mondo soltanto per nascere, crescere, maturare, invecchiare e morire.

Dietro il suo esistere c’è qualcosa di più.

Siamo abituati a pensarci staccati da tutto ciò che ci circonda, considerandoci i fruitori dei beni di questo mondo, come se fossimo al di sopra di ogni cosa e potessimo dominarla.

E’ difficile per l’uomo comune uscire da questo tipo di visione.

Per molti la Natura, l’Universo e tutto ciò che ci circonda è totalmente esterno a noi.

E’ un mondo da esplorare guardandolo esternamente, come altro da noi.

Ma dimentichiamo spesso che il corpo di cui siamo formati è materia di questo mondo e di questo Universo.

L’Uomo contiene in se tutti e tre i Regni della Natura: quello minerale, quello vegetale e quello animale.

Ha una struttura elettrochimica e metallica, una natura vegetativa e una istintiva e fisicamente animale.

In lui risiedono i quattro elementi (fuoco, acqua, aria e terra) e le quattro qualità (caldo, freddo, umido e secco).

In lui sono contenuti tutti gli aspetti dell’universo e del nostro sistema solare nelle qualità e nei temperamenti dei pianeti e delle costellazioni che lo dominano e lo condizionano, finché egli stesso non ne diventi il Signore.

L’Uomo è parte di un progetto infinito.

Ha un ruolo non solo sul piano mondano, ma soprattutto sui piani più sottili.

In lui vi è la luce come le tenebre, vi è l’azione dello Spirito e quella della Materia.

In lui vive fortemente la contraddizione e il conflitto poiché è in lui che lo Spirito si materializza e la Materia si spiritualizza.

Tutti i filosofi, dai tempi più antichi, hanno sempre sottolineato la necessità dell’uomo di lottare contro la propria brutalità per raggiungere la propria realizzazione.

I testi sopra citati risalgono a parecchi secoli fa.

Il primo ci viene da Pitagora (fine VI secolo A.C.) il secondo da Dante Alighieri (inizio XIV secolo D.C.).

Dante Alighieri

I due vissero a distanza di quasi mille anni, ma i contenuti dei loro scritti sembrano essere contemporanei, come se il trascorrere del tempo non avesse, di fatto, cambiato nulla riguardo l’uomo.

L’essere umano era lo stesso nel VI secolo prima di Cristo come lo era nel XVI dopo Cristo.

Entrambi sottolineano la possibilità dell’Uomo di poter incontrare un destino “brutale” o, altrimenti, “divino”, a seconda di come indirizzi le sue scelte, come se la qualità della natura di cui è fatto possa dipendere esclusivamente dalla sua volontà di andare oltre i propri limiti.

Ma tale impresa è propria solamente degli eroi, coloro i quali, sfidando la paura e le convenzioni, valicano le colonne d’Ercole per raggiungere la gloria divina.

Oggi più di allora tutto ciò è ancora più difficile.

L’uomo contemporaneo identifica se stesso quasi esclusivamente sul piano fisico e su quello psichico.

Non si preoccupa minimamente di allargare i suoi orizzonti su piani più profondi.

La Scienza, asservita al Potere, domina ormai su tutto e, smembrata nel suo Corpo, si concentra sugli aspetti meccanicistici degli effetti dimenticando gli aspetti più sottili delle Cause.

Vi era un tempo in cui la Matematica, l’Astronomia, la Medicina, la Fisica, la Biologia e la Filosofia erano parte di un unico “Corpus”.

Erano tutti aspetti di un’unica Scienza che univa la Sapienza in Materia e Spirito.

Poi vi fu lo smembramento del “Corpus” e l’uomo dimenticò l’anima delle cose cercando la ragione e il mistero della vita in ciò che è soltanto un aspetto parziale di un progetto più ampio.

Le colonne d'Ercole nell'emblema di Carlo I di Spagna. Notare l'assonanza con le due colonne, Jachin e Boaz, del tempio di Salomone

Oggi conosciamo nei minimi dettagli  la forma fisica che ci riveste, la “macchina” che ci consente di interagire con il mondo, ma non sappiamo nulla del valore che possiamo avere all’interno del “sistema” in cui siamo inseriti.

Qual è il ruolo che ricopriamo nel progetto universale?

Come possiamo comprenderlo se non conosciamo quali siano, realmente, le nostre potenzialità? La nostra intima Natura?

Come possiamo conoscere tutto questo se cerchiamo continuamente di appagare e nutrire quasi esclusivamente i bisogni dei nostri sensi, non sapendo che in realtà agiamo solamente per induzione esterna?
L’Essere umano è preda delle forze che invece dovrebbero servire il suo “centro”.

L’Uomo, in realtà, rimane tuttora, come 2600 anni fa, un essere irrisolto; Una creatura creata a metà, continuamente preda della propria dicotomia: spirito e materia, coscienza e incoscienza, sostanza e forma, gioia e dolore, volontà e ignavia, amore e odio.

Oggi come ieri, e come l’altro ieri, l’uomo è nel mezzo di una continua battaglia: tra il richiamo dei sensi e quello dello spirito, tra la forza della coscienza e la resa nell’oblio, oscillando continuamente da una parte all’altra, alla ricerca di qualcosa che lo faccia sentire vivo, reale, scambiando spesso, però, la realtà con l’illusione.

L’Essere Umano ha una missione ed è importante che egli stesso ne scopri la natura e il valore.

Ma il percorso per arrivare alla comprensione e alla rivelazione di ciò che realmente siamo, al di là delle apparenze e dei meccanismi, è notevolmente arduo e pieno di insidie.

Infatti, sebbene la Natura da una parte può essere la chiave per aprirci la porta sul mistero della vita e della nostra esistenza, dall’altra nasconde egli stessa le insidie, le leggi e i sistemi di cui siamo schiavi.

Sembrerebbe un paradosso, ma il mistero della “salvezza” risiede proprio nel mettere la testa nella bocca del leone che sta per divorarci e guardare al suo interno la forza che regna in lui per impossessarcene.

La manifestazione e tutta la vita che ci circonda  si basa sull’equilibrio delle forze e la stessa trasmutazione passa attraverso la “battaglia” tra queste.

L’unico modo per creare l’antidoto al veleno è ricavarlo dal veleno stesso, trasformandolo in vera medicina.

Non a caso il serpente simboleggia il male e allo stesso tempo la medicina e la conoscenza.

Il serpente di Asclepio simbolo della Medicina

La Vera Alchimia consiste proprio nel trasformare la natura mortale e mortificatrice delle cose attraverso l’immersione in questo stesso veleno ricavandone da esso il potere occulto salvifico.

Ogni cosa contiene al suo interno l’opposto della sua manifestazione.

Così l’uomo, manifestamente maschile nel corpo nasconde la propria parte occulta e sottile femminile, mentre la donna, femminile nel corpo è, nel sottile, di natura maschile.

Tutto il movimento della Natura si basa su questa legge: il simile attrae il simile, poiché si ciba della parte occulta del manifesto opposto, alimentando la propria natura e il proprio principio.

Così l’uomo cerca la donna perché il proprio principio manifesto si “ciba” del principio occulto corrispondente che risiede nella donna, così come il principio occulto femminile dell’uomo è il nutrimento del principio manifesto della donna.

Ogni cosa in Natura è portata ad alimentarsi e ad accrescersi.

In questo modo è manifesto che tutto il movimento vitale è causato da un principio magnetico regolatore ed equilibrante di smistamento delle “forze”.

Le forze che ci governano hanno bisogno di un “conduttore”, come avviene per l’elettricità, per operare  sui corpi.

Tali conduttori sono i “metalli”che ci compongono, di natura fisica e psichica.

Sono i “metalli” corrispondenti alle qualità planetarie, attraverso cui le forze occulte dei pianeti stessi sono penetrate nella nostra formazione fisica nei novi mesi di gestazione all’interno del grembo materno, donandoci il temperamento e le qualità astrali di cui siamo fatti, quelle qualità che l’astrologia identifica nei segni zodiacali e nelle corrispondenze planetarie.

Sono quindi queste forze che plasmano la forma dei corpi attraverso i quattro elementi della natura e le qualità ad essi intrinseche.

Ma, è anche vero, che questa stessa “formazione” determina, nel momento in cui siamo preda di queste influenze, la forma stessa della nostra anima.

Si dice spesso che la nostra forma è l’espressione della nostra anima, ma è anche vero che finché non siamo liberi dai condizionamenti planetari, è la nostra  anima ad essere plasmata dal corpo, sottomesso alle influenze astrali.

Il destino dell’uomo è quindi legato alle leggi del cosmo.

Tutta la natura lo è, ma cos’è, allora, che ci spinge a guardare oltre questo meccanismo?

Forse solo il fatto che l’essere umano non è fondamentalmente una macchina: anche se è in essa che ci identifichiamo, in lui c’è potenzialmente un seme che non aspetta altro che manifestare la sua natura reale.

I tre regni della Natura (Athanasius Kircher)

Il corpo, sia fisico che psichico, in cui siamo immersi, va considerato alla stregua di un terreno in cui il seme è stato sepolto.

E’ chiaro che se il terreno non viene lavorato adeguatamente questo seme non potrà mai aprirsi ed innescare quel processo di crescita che lo porterà a manifestare il progetto nascosto al suo interno.

E’ questo terreno, umido e freddo, che farà marcire il seme, ma allo stesso tempo gli darà nutrimento, accrescimento e forza.

E’ ora di prendere coscienza che l’uomo nella sua vera forma e sostanza non è quello che vive nelle sue qualità animali, vegetali e minerali, ma qualcosa di diverso che attraverso tali qualità nutre il seme di una natura divina che non aspetta altro che manifestarsi.

E’ importante conoscere la vera natura del nostro corpo, l’aspetto animale, quello vegetale e quello minerale.

E’ necessario, quindi, conoscere bene le leggi che regolano il nostro “terreno” di coltura.

Questi tre aspetti si nutrono l’uno dell’altro, come avviene in natura.

Il minerale si nutre dell’astrale e lo trasforma in materia, esso stesso venendo poi assunto dal vegetale è trasformato in forma vegetale, quest’ultimo diventa nutrimento per l’animale e si trasforma in natura animale, a questo punto l’aspetto animale deve essere mangiato dall’umano per trasformarsi in vera natura umana.

Ma è qui che avviene il processo più difficile, perché la natura animale, a differenza dei due aspetti precedenti, ha in sé una forza energetica istintiva estremamente forte, creata per garantirgli la conservazione.

Tale forza crea enormi resistenze, a volte insuperabili, che frenano il processo di trasformazione.

San Giorgio e il drago (Gustave Moreau)

E’ la cosiddetta forza del drago che, se viene vinta viene trasformata in forza attiva e di propulsione per spingere le qualità infere verso l’alto, atta alla sublimazione della materia più tenace da pesante piombo a luminoso oro.

Ma se ciò non avviene comporta l’assoggettamento a tale forza venefica che porta l’uomo verso l’oblio.

Il sacrificio animale, alla base di molti riti antichi, non è nient’altro che una rappresentazione di questo processo, ossia il sacrificio della parte animale dell’uomo per la realizzazione della manifestazione divina.
La trasmutazione non può che avvenire che attraverso il sacrificio di ciò che è inferiore e mortale.

Il seme potrà manifestare la sua potenza e il suo progetto solamente nel momento in cui, grazie alle forze mortifere della natura, il suo corpo-sepolcro, sarà dissolto.

Perché il Cristo si manifesti nella forma, la forma “animale-corporale” di Gesù, l’agnello di Dio, deve morire e diventare cibo per l’accrescimento del Cristo.

La Resurrezione si manifesta con l’uscita luminosa dal sepolcro.

Il Cristo uscito dalla pietra divelta del sepolcro, esce, quindi, e si manifesta dalla pietra filosofale che, come un uovo, libera il suo pulcino dorato dopo la covata.

La missione dell’uomo è quindi quella di nascere a se stesso collocandosi al centro della croce cosmica, anello di congiunzione tra la divinità e la sua manifestazione.

E’ inutile cercare il Cristo al di fuori di noi, cercare il divino fuori dalla Materia.

Tutto ciò è già nella manifestazione e si nasconde nel “seme” dell’Uomo.

Il serpente Uroboros

Ma il seme resterà soltanto un seme se l’uomo non “ mangerà” se stesso, poiché egli stesso è il nutrimento per il suo seme, come il serpente Uroboros, nutrendosi di se stesso, si ciba del suo “veleno” senza morirne poiché è parte stessa del suo Principio, ma attraverso di esso si rende immortale chiudendo il cerchio del tempo.

Ogni cosa al mondo si trasforma nel suo seme ed in questo manifesta la sua vera natura.

Dal seme dei metalli si crea l’oro, poiché l’oro stesso è il seme  dei metalli!

Dal seme dell’uomo si crea il Cristo, poiché il Cristo stesso è il seme dell’Uomo!

La Divinità getta il suo seme-uomo nell’Universo manifesto perché in esso Egli stesso possa creare, nella passione, morte e resurrezione, il suo lievito d’Amore.

Buona Pasqua a tutti!

 

 

 

Eleazar

Tutti gli articoli presenti sul sito sono liberamente scaricabili e riproducibili in qualunque forma.
Si richiede solamente di citarne la fonte.