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Il Lievito Divino, Fermento di Vita
(20/12/2010)

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Lievito al microscopio

La lettura dei testi sacri accompagnata da un attento studio dei fenomeni naturali può aprirci ad intuizioni incredibili e rivelatrici.

A volte, dietro parabole e miti, si nascondono elementi estremamente reali che, se pur presenti nella vita di tutti i giorni, passano spesso inosservati poiché  vengono dati per scontati, quando invece, spesso, sono la manifestazione di un contenuto estremamente profondo.

E’ il caso di molti episodi narrati dalla tradizione che, se non vengono interpretati alla lettera, possono rivelarci segreti importanti per il nostro percorso evolutivo nella conoscenza e la realizzazione di noi stessi.

Il collegamento tra molti tasselli di diversa natura e provenienza fa venire alla luce un mosaico che trova spesso conferma negli scritti criptici e misteriosi degli alchimisti del passato.

La Verità è davanti ai nostri occhi ma, come spesso capita, ci soffermiamo ad analizzare la forma delle cose perdendo di vista la loro sostanza.

Ci perdiamo nell’illusione apparente di “Maya”, non riuscendo a cogliere dietro il velo di essa la vera natura dei misteri che nasconde.

Nella tradizione cristiana, la vita di Gesù ci testimonia qualcosa che, forse, va al di là di un fatto storico.

Natività di Gesù (Giotto - Basilica di Assisi)

In essa, partendo dal Natale, si manifesta la nascita di un mistero che è parte della nostra stessa natura umana.

Ogni relazione ed ogni personaggio di questa “rappresentazione” sono gli elementi di un processo di “laboratorio” atto alla trasformazione delle cose e soprattutto dell’uomo stesso.

I tradizionalisti grideranno allo scandalo e all’eresia, sentendo tesi che sconfessano il dogma e l’interpretazione religiosa del testo, ma quello che siamo chiamati a fare, da parte nostra, è quello di scoprirne l’aspetto esoterico ed operativo nella sua intima essenza.

E’ tempo di uscire da un equivoco di natura “dogmatica” che addormenta la stragrande maggioranza della gente, rilegando la manifestazione cristica ad un fatto prettamente storico e leggendario.

Il Cristo e l’energia che incarna sono entità concrete, reali, che esistono da sempre, fuori da ogni collocazione temporale e al di là delle singole forme religiose.

L’Energia Cristica è presente nella Natura poiché è nel seme degli elementi che la compongono.

E’ l’equilibrante tra gli opposti, tra la vita e la morte, tra il celato e il manifesto.

E’ nella legge dell’equilibrio che inverte il flusso di decomposizione con quello di formazione.

E’ il magnete della materializzazione dello Spirito nella spiritualizzazione della materia.

E’ la Forza compresa tra il Solve e il Coagula.

E’ il figlio di Iside, dea della trasformazione.

E’il seme ordinatore, nascosto nella materia oscura del caos.

E’ il mercurio rettificante e rettificato che trasforma le tenebre in luce, separando il piombo dall’oro.

E’ la croce cosmica attraverso cui passa tutta la Natura.

E’ il quinto elemento unificante i quattro.

E’ il perno di rotazione dell’universo intero.

E’ il Fermento della Vita stessa.

Ed è proprio da questo fermento che inizieremo la nostra ricerca.

Entriamo nel mistero facendo riferimento alla tradizione cristiana.

Il pane e il vino eucaristici

Prendiamo in considerazione gli elementi che incarnano il magistero sacerdotale di Gesù, quelli posti al centro del sacrificio e del “miracolo” eucaristico.

Gli elementi destinati a transustanziarsi in carne e sangue del figlio di Dio: il pane e il vino.

Questi due elementi non sono stati scelti a caso solo perché ricordano cromaticamente e formalmente il sangue e la carne di un essere umano.

I due elementi hanno sostanzialmente una qualità evocativa e simpatica con quella che è la “natura” del Cristo.

Entrambi, pane e vino, sono l’espressione di una trasformazione avvenuta tramite un processo di mortificazione e rinascita dei loro elementi di base, quali il grano e l’uva.

Hanno origine dalla fermentazione di un lievito scaturito nel buio e nell’umidità, dalla base di un processo di decomposizione.

E’ un processo alchemico: la fase al nero che si trasforma in bianco, volgendo al rosso.

Molti si chiederanno cosa c’entra ora il Cristo con il lievito?

Letteralmente nulla, ma esotericamente molto!

Vi siete mai chiesti il perché sia nato in un luogo chiamato Betlemme?

Sapete il significato di questo nome in ebraico?

Casa del pane!

E in arabo?

Casa della carne!

Stupefacente! Se consideriamo i valori legati alla transustanziazione del pane trasformato in carne!

Betlemme, la "casa del pane" in un'immagine del 1898

Tutti elementi che non possono non farci che intuire che ci sia qualcosa di straordinariamente misterioso e significativo intorno a questa affinità di carattere tra gli elementi del rito sacro e il Cristo stesso.

Alcuni potrebbero considerare l’uso del vino legato alle sue qualità alcoliche, inebrianti, che porterebbero il sacerdote in uno stato alterato di coscienza in modo da metterlo in contatto con i piani sottili.

Ma se così fosse verrebbe meno il senso della presenza del pane, sicuramente elemento non di natura inebriante.

Riguardo al pane qualcuno potrebbe obiettare sul fatto che l’ostia eucaristica della chiesa cattolica sia un pane non lievitato e quindi privo del processo di fermentazione, ma va ricordato che questo pane è solo un retaggio della tradizione ebraica.

Infatti il pane azzimo utilizzato nei riti ebraici è in funzione del ricordo della fuga dall’ Egitto, quando il popolo d’Israele, inseguito nel deserto, non aveva il tempo di far fermentare il lievito e quindi  si cibò di pane non lievitato.

La chiesa ortodossa d’oriente, invece, utilizza da sempre il pane lievitato e la stessa cosa accade per altre tradizioni.

Non dobbiamo, infatti, dimenticare che questi due elementi, pane e vino, anche se a volte quest’ultimo è sostituito da elementi simili, come birra ed idromele, in base alle caratteristiche agricole e culturali del territorio, vennero utilizzati nei riti sacrificali anche dalle tradizioni pagane e d’oltre oceano.

Li troviamo nella tradizione greca e romana, nei riti dionisiaci ed eleusini, nei riti mitraici ed egizi e in quelli celtici e dei druidi, per arrivare fino agli Aztechi che usavano fare un impasto simile al pane con i semi di papavero e gli davano una forma umana identificandola col dio Huitzilopochtli per poi spezzarlo e mangiarlo, per assimilarne forza e poteri.

Cerimonia rituale all'interno di un mitreo

Come vediamo, questi due elementi o simili, non sono una prerogativa del cristianesimo, ma sono espressione di culture religiose diverse, dove però sono accumunati da un unico fattore: sono elementi prodotti da un processo di trasformazione tramite fermentazione.

E’ chiaro che tutto questo va trasposto su un piano più sottile, per cercare di arrivare quanto più possibile vicini ad intuire cosa sia la reale energia cristica, sebbene conoscerla direttamente sia praticamente impossibile senza averla prima attivata in noi stessi.

E’ necessario, per questo, unire gli elementi materiali con quelli spirituali in modo da comporre un analogia tra ciò che è in basso con ciò che è in alto......... per compiere il miracolo della cosa unica.

Allora, se associamo il Cristo ad un lievito, a cosa serve questa forza nel nostro lavoro alchemico di trasformazione?

Per comprendere questo, credo si debba partire dalla materia, da come essa si trasformi grazie all’azione di un lievito e, soprattutto, quali sono le qualità che il lievito incarna.

Sia per il pane che per il vino, il lievito è il prodotto di una fermentazione data dalla trasformazione in energia della conversione degli zuccheri degli alimenti in anidride carbonica ed alcool.

Nella fermentazione del vino è utile la produzione dell'alcool, mentre nella lievitazione del pane l'anidride carbonica gonfia la pasta e l'alcool evapora durante la cottura.

Riportando il tutto al nostro sistema corporeo chiediamoci dove questa energia è in grado di agire.

Quali sono i luoghi del fermento?

Credo siano essenzialmente tre: la testa, il cuore e il sesso.

Sono i luoghi dove ardono i fuochi sacri, dove l’energia scaturita dalla fermentazione della materia si trasforma in idea, in sentimento e in eros.

Cellule di lievito Saccharomyces Cerevisiae viste al microscopio

Sono i luoghi dove i semi della conoscenza, dell’amore e della passione generano vita e moltiplicano gli orizzonti della Coscienza.

Sono i luoghi dove l’uomo si danna o si eleva, dove i demoni atomici combattono con gli atomi angelici e dove la luce si fa strada fra le tenebre.

Sono i luoghi del fermento dove l’uomo si trasforma in Cristo manifestando il principio essenziale del proprio seme.

Il Cristo è il risultato di un seme divino gettato nella materia che, morendo, attiva la propria energia trasformandosi in lievito per la vita che lo ospita.

 “Il chicco di grano, se non viene gettato nella terra e non vi muore, non porta frutto, ma rimane solo; se invece morirà in essa porterà molteplice frutto.

Giovanni (XII, 24)

Questo lievito è il graal che vivifica e arricchisce chi lo detiene, chi lo cerca e chi lo alimenta.

Per comprendere meglio tutto quello fin’ora espresso voglio mettere a confronto due ricette di diverso tipo: una scritta per la produzione del lievito madre, una scritta da un’alchimista per la produzione della tintura di vita (elixir).

....Il lievito madre è un impasto a base di farina, acqua e zuccheri che mescolati tra loro e rinfrescati con costanza, fermentano spontaneamente... ogni volta che si procede ad un rinfresco si toglie la metà dell’impasto e si aggiunge della nuova acqua e farina. Si rimescola il tutto e si lascia nuovamente riposare....
Si impastano tutti gli ingredienti, si forma un panetto e lo si mette in un contenitore coperto.
Si lascia riposare l'impasto per 2 giorni ad una temperatura di 24-25°.
Trascorso questo tempo, l'impasto raddoppia di volume.

Si procede quindi al rinfresco dell'impasto aggiungendo all'impasto 100 gr di farina e 45 gr d'acqua.
Si lavora l'impasto e si forma nuovamente un panetto, che verrà conservato in frigorifero per 5 giorni.
Trascorso questo tempo si procede nuovamente al rinfresco dell'impasto (come fatto precedentemente) e lo si conserva altri 5 giorni.
Dopo il terzo rinfresco del lievito madre è possibile utilizzarlo per le preparazioni desiderate”.

(www.laricetteria.com)

Alchimista al lavoro nel suo laboratorio come un cuoco in cucina.

“...per esaltare la tintura metallica bisogna prendere una parte della stessa e 10 parti del mercurius duplicatus, scioglierla in esso e coagularla e fissarla, come prima, con fuoco moderato; in tal modo la forza della tintura metallica aumenta anche dieci volte.”

(Leonhard, Delarvatio Tincturae Philosophorum)

Come possiamo notare dai due scritti, distanti cronologicamente tra loro forse più di tre secoli, esistono molte somiglianze.

Anche se vengono utilizzati linguaggi differenti e differente è la destinazione d’uso, la sostanza non cambia: viene presa una parte, fatta deperire, posta a temperatura moderata, fatta riposare e reinnestata in una base vergine: da qui si crea volume, forza e  moltiplicazione.

Le due ricette anche se adottate per fini differenti sembrano contenere la stessa formula.

Come in alto così in basso, come nel grande così nel piccolo, come nel sacro così nel profano!

Il segreto è nascosto in ogni cosa che ci circonda perché la Natura è Una!

Così continua l’alchimista:

La pietra si trova dappertutto perché fa parte di tutti gli elementi. A causa della putrefazione è la cosa che vale meno di tutte, ma per la sua forza e virtù è la più preziosa di tutte! Nera, bianca, gialla e rossa, secondo come si trasformano i suoi colori. Non badare ai suoi tanti nomi; si tratta sempre e solo di un’unica cosa!...”

(Daustenius, Rosarius della pietra dei Sapienti)

A questo punto tornerei alla domanda.

A cosa serve questa forza nel nostro lavoro alchemico di trasformazione?

Anche in questo caso è importante stimolare l’intuizione, ma tacere, allo stesso tempo, per non affrettare i tempi di maturazione.

Tale forza è così potente che soltanto chi sarà pronto potrà servirsene, poiché saprà e potrà gestirla, chi non lo sarà rischierà di bruciarsi.

Cerchiamo, quindi, di approfondire il senso di quanto detto fin’ ora .

Cristo quinto elemento al centro dei quattro, rappresentati dai quattro esseri dell'apocalisse

Dobbiamo prima di tutto considerare il fatto che il “lievito” cristico può lavorare su più livelli, da quello fisico a quello spirituale, attraversando tutte le dimensioni dalla più grossolana a la più sottile.

La sua qualità sul piano fisico è di natura plastica e si identifica con la natura mercuriale del seme.

Il suo compito è quello di trasformare il corpo in corpo di luce, quello di far lievitare l’anima fino allo Spirito, perché essa si unisca a lui, e permettere ad esso di materializzarsi nel corpo, illuminandolo.

Il suo lavoro è quello di espandere l’intelletto nell’intelletto superiore, di far lievitare l’energia e la forza dell’atomo divino nel plesso coronarico solare sintetizzando il tutto in un’espansione di coscienza che porti l’uomo alla trasfigurazione cristica.

E’ chiaro comunque che questo lievito miracoloso per manifestare la sua potenza ha bisogno di una coltura, di una preparazione attenta e scrupolosa, che contempla l’utilizzo di giuste “temperature”, di giusti “tempi” e di una giusta “alimentazione”.

L’operatività alchemica corrisponde alla “ricetta”per la preparazione del lievito naturale sopra citato.

Anche in alchimia si parla di un bagno della materia, di una separazione, di una fase di riposo e soprattutto di un “nutrimento” ritmato che porterà, a seconda dei casi, alla realizzazione di un composto “magico” che rivoluzionerà la struttura della materia con cui è stato unito.

Abbiamo visto come il lievito venga realizzato con la stessa materia a cui poi sarà associato per l’accrescimento (farina ed acqua). Come se il seme di grano da cui è stata ricavata la farina avesse già in sé, potenzialmente, le qualità intrinseche  per svilupparsi nel suo stesso germe trasmutativo.

Anche in alchimia accade lo stesso.

La sostanza mercuriale viene ritmicamente e ripetutamente re-immessa nella materia di base agendo omeopaticamente su tutto il corpo.

Viene sottoposta a bagni di purificazione e asciugata col fuoco della sapienza. Lo stesso corpo è “salvato” dalla sua stessa carne.

E’ il mistero dell’Uroboros, il serpente che mangia se stesso chiudendo il cerchio delle trasformazioni.

Una parte del tutto si sacrifica per il tutto e crea dal suo sacrificio il fermento per il rinnovamento.

Come se un corpo privato di una parte sprigioni più energia per supplire a quella privazione e addirittura moltiplica la forza per riprodurre ciò che ha perso rinnovandolo e ricreandolo più vigoroso.

E’ la legge della potatura che ci insegna che dalla sottrazione e dalla divisione si può generare l’addizione e la moltiplicazione.

E’ la squadra che viene ribaltata dalla forza e dalla legge dell’equilibrio intrinseca in tutta la Natura.

La Primavera di Sandro Botticelli, Mercurio è alla sinistra delle tre Grazie.

E’ il miracolo della Vita che sboccia a primavera rigogliosa e più forte, dopo un inverno molto rigido ed esplode sotto il sole dell’estate per rigenerarsi poi in autunno, in un processo continuo di morte e rinascita che altro non è ciò che in una sola parola possiamo esprimere: Evoluzione!

Evoluzione che significa Espansione della Coscienza, espansione dell’Universo, espansione della Luce!

La Natura come al solito è nostra maestra e dalle piccole cose ci insegna a comprendere quelle grandi.

Ci insegna a conoscere noi stessi e a comprendere quanto a sua volta un solo essere umano possa diventare, una volta attivato il proprio lievito interiore, un vero fermento per il macrocosmo che lo circonda.

Per concludere vorrei citare la descrizione scientifica che viene fatta dei lieviti e degli enzimi in essi contenuti.

“I lieviti sono un gruppo di funghi, formati da un unico tipo di cellula chiamata “eucariote” (dal greco Eu 'perfetto' e Karyon 'nucleo'), con nucleo ben definito e isolato dal resto della cellula tramite l'involucro nucleare, nel quale è racchiuso la maggior parte del materiale genetico: il DNA.”

(Wikipedia)

Affresco del XII secolo che rappresenta un fungo come albero della conoscenza, nella chiesa di Plaincourault in Francia

Gli enzimi sono i catalizzatori dei sistemi biologici. La parola enzima deriva dal greco en zýmō (nel lievito). Come tutti i catalizzatori, anche gli enzimi permettono una riduzione dell'energia di attivazione di una reazione, accelerando in modo consistente la sua velocità. La maggior parte delle reazioni biologiche catalizzate da enzimi hanno una velocità superiore di milioni di volte alla velocità che avrebbero senza alcun catalizzatore. Come per tutti i catalizzatori, gli enzimi non sono consumati dalla reazione che catalizzano, né alterano l'equilibrio chimico della reazione.”

(Wikipedia)

Quello che se ne ricava è davvero interessante.

Le descrizioni sopra citate confermano ancora di più il valore di quanto già detto.

Il comportamento e le qualità di un lievito naturale aderiscono perfettamente analogicamente alle qualità rigenerative e trasmutative del mediatore plastico mercuriale presente nel seme dell’uomo e della donna.

Il lievito umano, per analogia, esprime sul piano bio-fisico le qualità miracolose del “lievito” cristico come acceleratore e catalizzatore informativo di materiale genetico (DNA).

La cellula eucariote sopra descritta, il cosiddetto “nucleo perfetto”(fa pensare realmente al campione cristico), non può non evocare, con il suo sacrificio, qualcosa di etimologicamente simile: l’Eucarestia (dal greco eucharisto: rendere grazie - E mi sento di aggiungere - ...intendendo per grazia non un ringraziamento ma, un vero e proprio miracolo).

Il Cristo Pantocratore da un manoscritto del XIV secolo. A fianco la cellula eucariote.

E’ chiaro, quindi, che il vero rito sacrificale eucaristico non avviene con la morte dei due alimenti, pane e vino, ma avviene attraverso un reale sacrificio del lievito mercuriale maschile e femminile, da essi rappresentati, uniti in matrimonio (ierogamos).

La vera transustanziazione avviene, quindi, con la morte della natura di base,  in quanto i due elementi generativi diventano germinativi, attivando una proliferazione vitale nella tintura in cui sono stati immersi. Sanando il corpo, la mente e lo spirito, creando la sostanza della Vera Medicina.

E’ chiaro che più ci si addentra nel mistero e più questo si fa fitto e complesso, ma è anche vero che non può essere svelato tutto e subito.

La Verità va cercata e ricercata, lavorando con metodo, disciplina e volontà, ma, soprattutto, con l’amore per la stessa Verità e per la Via che ci conduce ad essa.

Non importa dove arriveremo, ciò che conta è percorrere il sentiero, perché soltanto così capiremo, comprenderemo e diventeremo gli stessi passi ed il sentiero che ci conduce a realizzare noi stessi.

 

Eleazar

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