Dell’eroe Prometeo figlio di Hera, mi occorre pensare che l’avventura vissuta da lui, non sia che un fatto casuale.
Credo che non abbia mai rubato il sacro fuoco agli Dei, ma che probabilmente si è trattato di una semplice distrazione di questi ultimi che, credendo di essere soli e al coperto nel sacro recinto del tempio, non si accorsero che uno dei giovani attendenti, di nome Prometeo, rimase dentro contro la sua volontà, complice la penombra e il fumo degli incensi profumati che lo nascosero agli occhi vigili degli Dei-Sacerdoti.
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Prometeo ruba il fuoco agli dei |
Fu così che il nostro campione, senza volerlo, partecipò involontariamente e fu testimone, in prima persona, del fatto e dell’effetto straordinario, dell’estrazione del Fuoco Sacro; del suo divampare e delle conseguenze, più uniche che rare, sulle umane creature.
Quando la potentissima luce bianca si sprigionò da quella misteriosa polverina versata dentro un crogiolo, il fuoco alchemico iniziò a danzare, turbinando tutt’intorno, sprigionando scintille e tantissima luce, elevandosi a forma piramidale verso la volta stellata del tempio e continuando a spandersi; poi, dal vertice di quella piramide, iniziò a formarsene una seconda, invertita, girando così velocemente da trasformasi in due coni uniti ai vertici a mò di clessidra.
Prometeo restò paralizzato davanti a tanto splendore e al contempo osservò l’officiante che estraeva da se stesso la Pietra Levigata, già liquefatta, versandola poi, in un calice d’oro; un universo di scintille cromatiche, scaturì illuminando il volto e i corpi semi nudi di quelle “divinità”.
Poi, in ordine gerarchico, si portarono il calice alle labbra, sorseggiando quel “magico elisir” e mangiarono qualcosa di simile al Pane Bianco.
Passarono alcuni attimi e fu proprio in quel momento che ebbe inizio la trasformazione, o metamorfosi di quei tre esseri, in una fonte scintillante di luce.
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Il Graal, il calice della trasmutazione alchemica |
Direttamente dai loro corpi, partirono milioni di raggi che investirono interamente il curioso giovane attendente.
Nella sorpresa, il nostro eroe perse l’equilibrio cadendo sul pavimento del tempio; iniziò a tremare e, perdendo i sensi, rimase nascosto fra le grandi colonne e così, avvolto nella penombra, cadde nel caos del profondo nulla e rimase lì fino a...
Prometeo racconta
“Quando rimasi fulminato dalla luce e caddi perdendo i sensi fisici, qualcosa dentro di me si risvegliò e iniziai a percepire, a vedere, a sentire, ma non come prima, adesso tutto era più chiaro, luminoso e vivo. Vedevo tutto attorno a trecentosessanta gradi, sopra e sotto di me e non solo, perché percepivo l’intero universo comprese le galassie e i sistemi diversi.
La cosa più strana era che il tutto scaturiva dalla mia visione interna e nel frattempo, non persi mai le sensazioni del mio corpo disteso sulla fredda pietra”.
“Per essere sincero con quanto è successo, devo chiarire che prima del mio “risveglio interno”, iniziai a percepire delle piccolissime esplosioni nella parte sinistra della mia testa e ad ogni boato, queste si spostavano come una girandola e, a mano a mano che aumentava la velocità, anche le esplosioni aumentavano d’intensità, fino a sfociare in una più forte e pensai che la mia testa fosse scoppiata, rassegnandomi ad una morte certa.
Invece, a quelle “deflagrazioni” subentrò un silenzio e una calma, le cui sensazioni trovo difficili spiegare e misurare”.
“Mentre “ascoltavo” me stesso, sentii la mia mente partire a razzo verso la spazio infinito, allungandosi sempre di più, senza mai perdere le sensazioni del mio corpo disteso.
Ero contemporaneamente in alto, in basso e dappertutto, fino a quando mi fermai di colpo.
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Spazio siderale |
Attraversai galassie e sistemi, mondi diversi, stelle e pianeti; forse, ero arrivato al centro dell’universo stesso e per quello che vidi, non credo esistano parole per descrivere tanta bellezza!
Tutto intorno a me, vagavano milioni di corpi celesti, grandi e piccoli come una flotta d’oro incendiata in un mare di imponderabile bellezza. Ricordo due immensi soli, uno rosso e l’altro bianco che si inseguivano, forse senza mai raggiungersi, come in un eterno balletto dove il tempo è nullo”.
“Che miracolo sublime! Che armonia meravigliosa! Smeraldi, rubini, topazi, zaffiri, diamanti, come una sinfonia infinita, come un’esplosione di vita, in uno spazio circolare senza centro e senza circonferenza; io ero dappertutto, libero, in uno spazio libero, potente e forte come un titano.
Incrociai una grandissima cometa di colore verdognolo con una coda simile ad una scimitarra di fuoco, che fuggiva nello spazio seminando germogli di vita tutt’attorno.
Ricordo un sole gigante, colossale e radiante, che illuminava lo spazio vuoto come un fuoco inutile, orfano, forse, di corpi planetari estinti. Vidi anche, come coronando uno spazio vuoto, un turbinio di buchi neri famelici di materia, trascinare nelle loro gole profonde, interi mondi caduchi, già carenti d’umanità, dove nei loro immensi uteri prendevano forma futuri sistemi planetari”.
“Però, la cosa che più mi colpì e riempì di meraviglia il mio essere, era che il contenuto di quella immensità, ogni corpo celeste, ogni atomo, riflettesse l’immagine di me stesso.
Ero il contenitore e il contenuto e vidi me creare nuovi mondi e mi identificai col supremo Demiurgo; io ero lui e lui era me ed è molto probabile che tutto sommato, infine, Lui e io e tutti gli altri, non siamo altro che un'unica persona, un’unità perfetta e completa: Il Grande Architetto dell’Universo, Dio!”
Ritorno alla Realtà
Il risveglio fu doloroso e terribile e la scoperta del suo corpo nel recinto sacro, mandò su tutte le furie l’intera assemblea degli Dei e questi non sapevano che fare con il giovane eroe, che non solo fu testimone oculare del loro terribile segreto, sennò che scoprì il mistero del “Pane Bianco”, arcano che doveva essere protetto ad ogni costo.
Così, in fine, dopo aver discusso e discusso, fu votato all’unanimità di dare a Prometeo l’iniziazione maggiore ai misteri dell’uomo, degli dei e dell’Universo.
Perché, oramai, era diventato per forza di cose, simile a loro e nulla di male si poteva fare contro di lui.
Aveva visto e vissuto cose vietate ai profani, pertanto si era meritato l’iniziazione.
Così, per “non dimenticare” doveva subire tutte le terribili prove chiamate dei “Quattro Elementi” e se superate degnamente, avrebbe meritato la corona e il nome di Iniziato! In questo modo e sotto giuramento, il grande mistero sarebbe rimasto tale, in quanto il neo-iniziato non poteva, in nessun modo, parlare e per il momento quella fu la migliore soluzione al problema.
Le Prove (Prometeo si racconta)
“Ero al culmine delle mie emozioni, il caldo era soffocante e il sudore colava lungo tutto il mio corpo, bagnando il bianco lino che, come un sudario, avvolgeva la mia nudità.”
“I miei occhi erano coperti con una benda nera, mentre qualcuno al mio fianco mi tolse un sandalo dal piede lasciandomene soltanto uno.
Capii che mi preparavano alle prove e lasciai fare, perché, dopo le meraviglie vissute, qualunque cosa avessi subito non avrebbe cancellato tanta bellezza.
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Iniziazione massonica |
Mi legarono una corda al collo e qualcuno dalla parte opposta, iniziò a trascinarmi e io zoppicando, iniziai il mio “viaggio” lungo un cunicolo ascendente, piegato e a quattro zampe, pieno di ostacoli; mentre, qualcun altro da dietro, mi spingeva punzecchiandomi con una punta metallica.”
“Per svariate volte persi l’equilibrio e in tre occasioni caddi disteso sulla dura pietra, per fortuna senza farmi del male, ma il dolore delle botte, quello sì che lo sentii, eccome! Ma mi rialzai e continuai ad arrancare verso l’alto.”
“Il caldo era terribile e soffocante e dovevo fare un immenso sforzo per non svenire, non dovevo cedere; io ero un “Eroe figlio di Hera” e mi chiamavano Titano.
Mia madre fisica era una mortale e mio padre un Dio e io non potevo assolutamente fallire. La “Coppa delle Libagioni” dovevo berla fino in fondo; il Dio Anu sarebbe stato soddisfatto di me, ne ero sicuro.”
“Continuarono senza pietà a trascinarmi per quel cunicolo senza fine e la mia povera testa picchiò svariate volte sulla parte superiore di quel budello che non finiva mai. Venni a sapere poi, che quel posto era, niente di meno che, la grande Piramide costruita dal Dio Thoth in persona, dove erano celate le memorie e i segreti della Terra madre: Atlantide.”
“Tre lune fa ero stato contattato da tre giovani sacerdoti che mi tempestarono di domande e mi confermarono che era tutto pre-disposto per la Luna d’Ariete, quando il fuoco della Madre Natura è alla massima espressione e che quello era il momento giusto per iniziarmi, inserendomi in una interminabile catena Ermetica di fratelli “risorti”, maestri nell’Arte Reale, conoscitori dei misteri minori e maggiori, simili in tutto agli Dei dell’Olimpo.
Per continuare, mi diedero alcune regole da seguire, per la preparazione fisica e animica al rito che stavo per subire. Mi incoraggiarono con delle pacche sulla spalla, mi salutarono con un sorriso sulle labbra e s’allontanarono.”
“La veglia, prima dell’iniziazione, durò esattamente quaranta giorni, nel buio solitario e silenzioso di quella grotta, che poi seppi che la chiamavano “Tomba del Dio del Tempo”.
In quell’antro buio, alimentato a pane e acqua e qualche frutto, quando se ne ricordavano, creò qualche problema alle mie viscere che, per fortuna, superai con “l’oro del mattino”; da questi inconvenienti imparai molte cose sul mio corpo, scoprendo altre cose.”
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Osiride chiuso nella bara |
“Mentre ricordavo le mie esperienze, un forte strattone mi portò alla realtà e nel cadere disteso dentro una stanza, qualcuno sussurrò: “Siamo arrivati...” poi, potenti braccia mi sollevarono depositandomi dolcemente in un sarcofago; mi tolsero la corda e la benda e quando i miei occhi si abituarono alla penombra, perché quel luogo era illuminato da tre lucerne ad olio, vidi sopra di me le maschere che indossavano i sacerdoti e una voce, che non seppi identificare, parlò così:“Adesso noi ti sveleremo il mistero del Tempo e dello Spazio e, con questa voce che continuerai a sentire, ti guideremo verso la dimora degli Dei supremi, dove, per la durata di tre viaggi della barca di Ra, riceverai i più alti insegnamenti, insieme all’iniziazione maggiore e sarà il Dio Osiris in persona a darti la benedizione finale e quando rientrerai nel tuo contenitore fisico, sarai completamente trasformato, trasmutato e trasfigurato.
Ora, impara queste parole che rivolgerai alla Grande Madre Isis, perché sarà Lei a guidarti e a consacrarti: “Madre del Cielo e della Terra e dell’Universo, guida tuo figlio al cospetto del Dio Osiris e sostienilo davanti alla sua bellezza, non farlo vacillare quando il Potentissimo sfiorerà il suo cuore con un dito...” Adesso, bevi questo calice e vai in pace... ricorda la mia voce... lasciati andare...”
“Pian, piano, dolcemente, scivolai nei piano della non coscienza e fui risucchiato dal vuoto, dal nulla, superando le dimensioni. Il tempo e lo spazio si piegarono e passai oltre, oltre ancora fino al raggiungimento finale: Orione! “
Il Risorgere finale
“Rientrai finalmente nel mio corpo fisico e quando aprii gli occhi, mi diedero da bere un liquido ambrato, simile all’idromele e aiutato, uscimmo alla luce del sole.
Poi, delle ancelle del tempio lavarono il mio corpo, cospargendolo con olio profumato e mi fecero indossare una veste bianca di lino, cingendomi con una cintura dorata e per ultimo tagliarono la mia treccia giovanile, per entrare così nella maturità definitivamente. Avvicinarono uno specchio di bronzo brunito e guardandomi pensai: “Non so come sono ancora vivo.
Non so se potrò scrivere le cose tremendamente belle che ho visto e vissuto”.
“Comunque, il Fato mi ha concesso di vedere e sperimentare più di quanto sia consentito alle umane creature. Adesso, sono un Vero Iniziato, perfettamente Ieram-asattizzato, nella pienezza della mia auto-coscienza di causa ed effetto Alchamiahizzante, secondo la Legge e per mezzo della Legge, onnipotente al di fuori e al di sopra d’ogni umano raggiungimento.”
“Io sono Prometeo, il liberato, il ri-nato, colui che da uomo divenne un Dio! E oggi, posso svelare agli uomini, miei fratelli, il terribile mistero del Fuoco Sacro!”
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