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La Papessa (Tarocchi di Alfredo Di Prinzio) |
Quando facciamo riferimento alla civiltà moderna, con il suo modello di mondo, ci si proietta dinnanzi subito l'immagine di una società tecnologica all'avanguardia, con città in continuo fermento, gente che va e che viene; tutti impegnati a migliorare o, almeno, credendo di farlo, la nostra vita.
Insomma, il movimento frenetico regna sovrano.
Il quadro è quello di una energia sempre più artificiale, che allunga i suoi tentacoli di ferro e plastica, non solo sui suoi aspetti più materiali, ma arriva ad influenzare anche l'interiorità degli individui che ne fanno parte.
Quanto più però, si riduce la possibilità di concentrazione a favore della distrazione, tanto più, per molti, diventa un'esigenza prendere in considerazione l'esistenza e la possibilità di una realtà più profonda; anche se questa rimane ancora una meta faticosissima da raggiungere.
Senza movimento non vi è vita, ma quando questo diventa caotico, toglie ogni possibilità al silenzio di
una fluida meditazione di interagire, anche solo di quando, in quando nelle nostre vite.
Se dovessimo, però, incontrare sul nostro cammino, la carta della Papessa, arcano maggiore n.2 dei Tarocchi, sicuramente saremmo affascinati dalla immobilità della sua postura.
E' una immobilità che tuttavia non è rigida, ma che fa trasparire, dalle pieghe della veste, dalla delicatezza con la quale le mani reggono il libro e le chiavi, nonché dalla dolcezza del suo viso leggermente celato, un fluire morbido di energie; prerogativa di uno stato di intima concentrazione in cui l'immaginazione ribalta le sorti di una vita troppo standardizzata e ossessivamente organizzata.
La Papessa diventa l'ispiratrice dell'anima; anzi è la nostra anima che dall' interiorità ci richiama a considerare qual' è la posizione che occupiamo nel panorama dualistico che governa gli eventi della nostra vita. Non è a caso che la Papessa sieda fra le due colonne del tempio e che sulla copertina del
tomo semiaperto, nella sua mano destra, sia riprodotto il simbolo dello Yin e Yang; nell'altra, invece, regge due chiavi, nonché la presenza del pavimento bianco e nero, tutti elementi che indicano
la bipolarità di ogni cosa esistente e della quale lei si fa sempre mediatrice.
Dal trono sul quale è assisa, s'intravede una sfinge, simbolo per eccellenza del mistero.
Custode silenziosa di grandi verità e realtà, l'uomo potrà scoprirle solo se deciderà di scrutare nella propria esistenza e trovare quel "germe" primigenio, che scomponendosi e unendosi per creare nuove coesioni, rende manifesta la vita.
Non è più possibile indugiare sui dettagli della quotidianità, che oramai è stata sofisticata con una maschera d'apparenza, piuttosto che impregnata di una genuinità che mira alla sostanza; l'uomo deve
invece sedersi sul proprio trono e riconoscere il richiamo silenzioso della sua anima, cioè delle sue emozioni.
Perché diventiamo rossi in viso, quando ci troviamo in una situazione d'imbarazzo, oppure perché il nostro cuore palpita velocemente, allorché incontriamo la persona amata o magari dobbiamo affrontare una prova?
Cosa accade dentro di noi quando il sangue si muove e rinnova continuamente la vita del nostro essere?
Cosa c'è da scoprire nel tomo della nostra anima?
Quali sono le dinamiche che ci permettono di incominciare a capire come siamo fatti?
Dobbiamo assumere le sembianze della Papessa; aiutarci a scoprire l'enigma delle cose di cui la sfinge si fa messaggera, superando le grossolanità delle nostre concezioni per lasciare spazio a quella immaginazione che è nutrice delle più alte ispirazioni ed è simboleggiata dalla mezza luna, posta a mo' di coppa ricevente, sulla sommità della tiara d'argento.
Simeon |