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Sol Invictus
(20/12/2008)

Documento senza titolo

 

Eccoci giunti, anche quest’anno, al tanto sospirato Natale, festività tra le più celebrate e, sicuramente, la più suggestiva, per il richiamo alla famiglia e allo scambio dei doni.

Ma è ormai, da tempo, una festa che ha perso il suo vero significato, essendo stata profanata dall’enfasi mediatica e soprattutto commerciale.
Possiamo ben dire che ci troviamo di fronte all’ennesimo tempio ridotto ad un mercato dove l’interesse è diventato prettamente economico.

"Shopping" di Natale

Oramai si è perso il vero senso dell’evento e soprattutto del significato intrinseco che esso incarna.

L’unica cosa che i media riescono a comunicare e, dietro di essi, una Chiesa ormai senza più identità, è che siamo nel periodo in cui tutti dovrebbero essere più buoni e ritrovare il senso della famiglia.

E’ molto triste e riduttivo tutto questo.

L’umanità e, soprattutto, il mondo occidentale, sta decisamente perdendo il senso della vita.

Sta, giorno dopo giorno, ignorando i reali contenuti nascosti dietro l’esperienza quotidiana, andando alla ricerca di effimere illusioni, dimenticando le proprie radici e alienandosi nella superficialità dei comportamenti automatici.

Presepe napoletano

Il Natale, come la Pasqua, e tante altre festività sono solamente diventati il pretesto per una vacanza, per dedicarsi a distrazioni di ogni sorta, perdendo l’occasione reale di guardare in profondità i simboli e i significati che tali eventi richiamano al nostro essere per un cammino di crescita.

Non si tratta di “bacchettare” i costumi succinti di una società ormai allo sbaraglio, ma di richiamare alla coscienza contenuti, situazioni e ritmi che fanno decisamente parte del nostro essere uomini.

Purtroppo la Tradizione ecclesiastica con le sue rappresentazioni “puerili” (vedi la benedizione dei bambinelli dei presepi in Piazza san Pietro) e “morali” (l’invito ad essere più buoni o sermoni sull’unità della famiglia) non fa altro che frenare la reale indagine sul vero significato di una festività così importante.

Il Natale, come tante altre cose che la tradizione cristiana ha acquisito da altre tradizioni, modificandone la forma, è una festività che si perde nella notte dei tempi.
Da sempre, a cavallo del solstizio d’inverno, gli uomini celebravano la vittoria della Luce, rappresentata dal Sole, sulle tenebre. Quello che i latini chiamavano “Sol Invictus”!

Mitra rappresentato come Sol Invictus

Questo era dovuto al fatto che durante il solstizio d’inverno, a causa dell’inclinazione dell’asse terrestre, il Sole termina la sua discesa verso l’orizzonte, che aveva causato l’accorciarsi delle giornate nelle ore di luce, e inverte il suo cammino, risalendo verso il cielo, fino a raggiungere il suo culmine nel solstizio d’estate, giorno di luce più lungo dell’anno.

Tutto questo portò l’uomo sin dall’antichità a celebrare tale evento personificando il Sole con un’ immagine eroica, mitica e antropomorfa, che ha preso, nel passato, le sembianze di Horus, di Tammuz, di Dioniso, di Krishna, di Quetzalcoatl, di Mitra, e infine di Gesù: tutti nati, per tradizione, il 25 dicembre, pochi giorni dopo il solstizio d’inverno.

E’ incredibile come tutto questo sia sotto gli occhi di tutti, ma la maggior parte della gente trascuri questo importante particolare.

E’ incredibile, poi, il fatto che molti dei personaggi sopra citati abbiano in comune tante altre cose, come l’essere figli di una vergine, l’avere avuto dodici discepoli (il numero dodici è riferito ai dodici segni zodiacali) e così via….

Senza dubbio, guardando le cose sotto questo aspetto, tutto ci sembra meno confuso e forse anche  più interessante, proprio perché tale visione lega l’uomo direttamente alla Terra e ai ritmi naturali che la regolano.

L'area sacra di Stonehenge con i "dolmen", le porte del ciclo solare.

L’uomo è un microcosmo inserito in un macrocosmo.

Come la Tradizione ci insegna, tutto ciò che accade nel grande accade anche nel piccolo e tutto ciò che accade nell’alto avviene nel basso, per risonanza.

Ma con il basso e l’alto s’intendono anche i piani di manifestazione, dal più sottile al più grossolano.

Per questo è opportuno riportare i simboli celati dietro la sacra rappresentazione del Natale alla sfera più intima dell’uomo stesso, alla sua interiorità e, soprattutto al suo significato escatologico.

Il Natale è la nascita di un uomo, un uomo nuovo, che ha incisa nel suo destino la rivoluzione più grande che un essere umano possa provocare: la liberazione del proprio Sole Interiore dalle prigioni dell’oblio e la manifestazione del proprio Essere Divino attraverso la morte e la resurrezione.

La rivoluzione più grande, se consideriamo che si tratta di un uomo, che non trova  Dio al di fuori di se stesso, ma lo manifesta da dentro se stesso.

L'uomo Vitruviano: l'uomo microcosmo inserito nel macrocosmo

Allora la rivoluzione sta nel fatto che non è necessaria alcuna religione che rileghi l’uomo ad un dogma o ad una chiesa, poiché tutto è contenuto al suo interno e non c’è divinità che possa giudicarlo, perché la divinità è lui stesso, nella sua manifestazione terrena.

L’uomo, nel suo corpo-tempio celebra il proprio Natale  ritrovando nella propria grotta del cuore il seme nuovo (l’atomo nous) che germoglierà in primavera.

E’ singolare come la parola greca “nous” (coscienza) richiami le parole “neos” (nuovo), “naos” (cella, parte interna del tempio greco) e “naus” (nave).

Cosa voglio dire?

Che l’atomo nous è senza dubbio il bambino nato nella grotta del cuore,  manifestato al corpo nel giorno dell’epifania con l’arrivo al suo cospetto dei tre re magi (sale, zolfo e mercurio).

L’atomo nous è in effetti la cella-cellula interna del Tempio, il principio ordinatore dell’intero corpo, colui che “rende nuove tutte le cose”, come Gesù dichiara di fare, nel Vangelo.

E’ Melkitzedeq il grande sacerdote che dimora al centro della Terra, la nostra Terra, il Re del mondo.

E’ il nous la nave-neos-arca che porterà in salvo il nostro patrimonio genetico sul monte Ararat sopra la corona, Kether, della nostra testa.

Ed è lì che Gesù-uomo porterà la sua croce, i quattro elementi, sul Golgota, il monte del Cranio, manifestando il quinto elemento fissato con i tre chiodi ai quattro elementi di fuoco,acqua, aria e terra.

Raffigurazione del sacerdote Melkitzedeq

L’uomo ha in se un progetto ambizioso: quello di materializzare lo Spirito e spiritualizzare la Materia. L’uomo è il luogo del matrimonio sacro tra questi due grandi Principi.

E’ il luogo dove lo Spirito ingravida la Materia (resa Vergine) ed essa dà alla luce la Luce ineffabile del Cristo, rendendo Nuovo l’intero Universo.

Il corpo dell’uomo è quindi il Tempio sacro dove il sacerdote Nous-Melkitzedeq è chiamato a celebrare il sacro rito della Transustanziazione, trasmutazione Reale degli elementi grossolani in vera Luce e consapevolezza.

Molti si chiedono se realmente certi fatti sono accaduti nel passato, se realmente sia esistito un Gesù, un Mitra, un Krishna, un Quetzalcoatl: nessuno può dirlo, ma credo sia possibile.

A mio parere, se realmente ciò che è nel Grande è anche nel Piccolo, così, ciclicamente, la Terra, il Mondo e l’Universo, come anche l’Umanità stessa, esprimono degli atomi-nous destinati a rivoluzionare il sistema, nella forma e nelle persone di questi “Avatar”. Quindi anche uomini in carne ed ossa.

Anche la Terra è un organismo vivente, nel suo complesso, come anche lo è l’Umanità intesa nel la sua interezza e noi siamo le sue cellule.

Così la “Storia” si ripete ovunque, in ogni piega del tempo, dello spazio e in ogni forma vivente, esprimendo sotto vari aspetti ognuno il proprio  grande sacerdote destinato a rigenerare l’intero organismo.

Il sacro Graal

Anche perché nell’Universo tutto è collegato e tutto risuona nel tutto, dal più sottile al più pesante.

La vita è un'unica vibrazione che ha al suo interno infinite varianti, ma che risentono tutte dell’eco del verbo originario.

Non c’è angolo dell’Universo che non risenta di un battito d’ali di una farfalla, diceva qualcuno.

E questo è così vero e meraviglioso che se una sola particella di questo immenso organismo comincia a risvegliarsi e a rivoluzionare se stessa, tutto l’universo ne gioverà, poiché l’onda di trasmissione raggiungerà ogni angolo della creazione.

Nella storia ogni rivoluzione è battezzata col sangue, ma quello che la vita ci chiama ogni giorno a fare è battezzare il nostro Essere nel nostro stesso sangue, poiché noi siamo il Graal che contiene il sangue divino e in esso dobbiamo transustanziare la materia che ci contiene, trasformandola in Coscienza di piena Luce.

La Luce del Natale di quel Sole Interiore che nuovamente vincerà le tenebre dell’oblio e della notte dell’Anima.

 

Eleazar

 

 

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