NOTA INTRODUTTIVA
Mio nonno Antonio,narratore massimo di favole e racconti,per la terza volta mi
stupì con una storia davvero particolare.
Come al solito non saprò mai se i fatti da lui raccontati siano veramente accaduti
o siano stati il frutto della sua fervida fantasia.
Anche questa volta i protagonisti sono misteriosi personaggi,venuti forse da qualche
lontano pianeta o da una dimensione diversa dalla nostra che Pietro,amico del nonno
e tassista di una piccola cittadina della provincia di Cordoba in Argentina, attraversava
in lungo e largo.
Lui giura che fossero alieni amici, ma ora leggete e giudicate voi, l’ultima parola è
vostra.
L’Autore
Mio nonno Antonio,come al solito,si accomodò nella poltrona accanto al mio lettino.
Si riempì un bicchiere d’acqua,aggiunse una fetta di limone,si schiarì la voce e disse:“ Sei pronto,figliolo ? “.
Io ero già a letto,sotto le coperte,e non vedevo l’ora che il racconto cominciasse.
“ Sì nonnino,dai…..”.
“ Oggi ti racconterò la storia del mio amico Pietro,un tassista molto speciale che con
la sua Chevrolet del 1937 prestò servizio per quasi mezzo secolo nella nostra cittadina, fino a quando la ferrovia a scartamento ridotto fu costretta a chiudere definitivamente
i battenti e quelle simpatiche locomotive vennero messe a riposo.
Di conseguenza anche il nostro Pietro di lì a poco si ritirò per mancanza di clienti e
per la grande tristezza lo fece in modo davvero definitivo !
Adesso riposa nel camposanto del paese e sopra la sua tomba crescono dei bellissimi
gerani…”.
“ Nonno…ma è una storia triste ? “.
“ No…anche se riposa al cimitero non vuol dire che la storia sia triste,anzi……”.
“ Va bene,nonnino,racconta….”.
Come al solito prese un sorso d’acqua col limone ed iniziò il racconto.
“ Il mio amico Pietro era un uomo tutto d’un pezzo e più tranquillo dell’acqua di
questo bicchiere. Figurati che in più di trent’anni d’amicizia non lo vidi mai arrabbiato
o nervoso. In poche parole, anche se era un laico dichiarato, libero e di buoni costumi,
quand’era su di giri l’unica parolaccia che diceva era porca miseria….
Il trenino trainava al massimo cinque o sei carrozze. Partiva dalla capitale di quella
bellissima provincia chiamata La Dotta ed attraversava ponti, gallerie, boschi, laghi e
paesaggi da sogno,lasciando i suoi passeggeri nelle diverse stazioni dove,sbuffando
vapore, si fermava.
Dopo quialche minuto di sosta il fischietto del controllore dava il
via, e la piccola e potente vaporiera rispondeva con un altro fischio acuto e prolungato
dando il tempo ai passeggeri di saltare su e ripartire.
In ogni stazione c’erano dei venditori ambulanti che offrivano i loro prodotti,come erbe
per guarire ogni malattia, ponchos dai vivaci colori, piantine, pietre e cristalli, addirittura
carni e salsicce arrosto che non ti dico quant’erano buone !. “.
“ Nonno – domandai incuriosito - “ anche adesso si vedono queste cose ? “ .
“ Magari ! – rispose il nonno - “ …erano altri tempi.Quando arrivarono al potere i
militari misero a riposo quella meraviglia ed al suo posto attivarono delle linee di
autobus. Sicuramente lo fecero per interesse. Fatto sta che il trenino “ de las sierras”
scomparve dalla circolazione,lasciando i binari soli,arrugginiti e coperti d’erbacce..”.
E’ un peccato – aggiunse – che tu non possa godere di quelle meraviglie, ed allora
raccontandotele ti faccio partecipe delle bellezze naturali di una volta ! “.
“ Grazie,nonno…sei il migliore ! “.
“ Quando il trenino “ de las sierras” non passò più,sulla stazione calò un manto di
cupa tristezza e lo stesso accadde in tutte le altre.E di conseguenza,anche nei piazzali
delle stazioni si fece il deserto ed il nostro amico Pietro – che faceva servizio di
taxi proprio lì da una vita – si ritirò e tutti credono che per la tristezza morì di lì a
poco di crepacuore.Non si udì più il fischio del trenino, le stazioni si svuotarono completamente
ed il nostro Pietro restò ancora per la forza dell’abitudine ad accompagnare
qualche raro cliente verso la sua destinazione “.
CLIENTI PARTICOLARI
“ Fu in quegli ultimi giorni del trenino “ de las sierras” che accadero i fatti che ti
vado a raccontare.
All’ombra di un centenario albero del pepe Pietro riposava nella sua macchina, con le
portiere aperte ed un mozzicone di sigaro spento tra le labbra.
Era un giorno come tanti altri, quando Pietro venne svegliato dal lontano fischio del
trenino. Allora uscì dalla macchina,si aggiustò la camicia e si allisciò i capelli, con la
speranza di ricevere qualche cliente.
Il trenino, sbuffando come un drago raffredato,si fermò facendo stridere i freni in
mezzo ad una nuvola di vapore.Tutti i venditori ambulanti erano sull’attenti e gridando
a più non posso offrivano la loro merce ai passeggeri che scendevano ed a quelli
affacciati ai finestrini.
In mezzo a quel colorito trambusto,tra i passeggeri che scendevano
dal treno,tre di loro richiamarono l’attenzione di Pietro, perché erano vestiti
elegantemente.
Erano tre bellissimi giovani,due uomini ed una donna, tutti con una
valigetta ventiquattr’ore in mano e vestiti in completo scuro.
Tutto in loro sembrava
normale,così normale da sembrare fuori dal normale!
Pietrò restò colpito,anche perché li vide dirigersi proprio verso di lui e non potè fare
a meno di chiedersi chi potevano essere,così bardati a festa.
Fu la voce della donna,come il suono di mille campanelli,a riportarlo alla realtà :
- “ Signor tassista…è libero ? “. -
- “ Liberissimo,dove volete che vi porti ? “ –
- “ alle grotte di Ongamira “ –
- “ Salite,avete altri bagagli ? “ –
- “ No….” - risposero quasi in coro.
Tutti e tre si sedettero dietro,con la bellissima ragazza in mezzo.Pietrò avviò il motore,
diede gas e partirono.
Attraversarono il piccolo centro della cittadina,passarono accanto
alla piazza e duecento metri più in là girarono a destra, prendendo la “carretera”.
In quei primi chilometri,Pietro ancora incuriosito sbirciava dallo specchietto retrovisore
e pensava….
“Questi qui non sono come noi, sono troppo perfetti. Non saranno mica di quella città
dimensionale che il Dottore chiamava Erks ? “.
Osservò dallo specchietto le loro mani e vide che erano molto chiare,con le dita lunghe
ed affusolate.
No,non sembravano quelle di un comune mortale. C’era qualcosa
che non andava in loro.
“ Questi non me la raccontano giusta…”.
Allora,prendendo coraggio,domandò :
- “ Voi non siete di queste parti,vero ? “ –
Tutti e tre si scambiarono uno sguardo ed all’unisono risposero : “ No..” –
- “ Da dove ? “ ribattè Pietro. –
- “ Da molto lontano…” -
Allora Pietro gettò fuori quel che aveva dentro : “…da un altro pianeta ? “.
“ No…cosa dice mai…noi da un altro pianeta,ha,ha,ha..” risero tutti e tre,ma per nulla
convincenti. Pietrò tossicchiò alcune volte e fu l’unico suono, assieme al rumore del
motore, a rompere quel pesante silenzio fatto da sguardi e da gesti distratti.
“ E dopo,cosa accadde ? ” – chiesi incuriosito al nonno –
“ Bè – continuò il nonno – “ ad un certo punto lasciarono la carretera,girarono a destra
per una strada in terra battuta,entrando nella valle della Luna,e continuarono superando
l’ingresso a “ Los Terrones “ ed andando oltre,in direzione di Ongamira.
Pietro non era per niente convinto,anzi era sempre più convinto dei suoi sospetti, e
pensò che in quel momento la cosa migliore era restare ad osservare.
Finalmente arrivarono a destinazione. Scesero dalla macchina ed uno di loro, forse il
più giovane,andò a pagare l’ingresso. Dopo di che si avviarono verso le grotte e rivolti
a Pietro gli dissero : “ Ci aspetti, faremo presto…”.
“ Va bene…” fece Pietro,e seguì con lo sguardo ogni movimento degli stranieri.
Li vide
curiosare qua e là, tirare fuori dalle loro valigette degli strani strumenti dando l’impressione
di prendere delle misure,o forse fotografavano le pietre. Certo non si comportavano
come le migliaia di turisti che Pietro aveva accompagnato lì in tutti quegli
anni. Dopo un quarto d’ora li vide tornare indietro.
Rivolta a Pietro la ragazza chiese:
“ Ci porterebbe a “Los Terrones” ? “ –
“ Senz’altro…ci passiamo proprio davanti,ma prima dobbiamo passare da Don
Geron a chiedere il permesso…” –
“ Sì,non ci sono problemi “ –
Ma quando Pietro tentò di mettere in moto la macchina,questa non partì. Provò e riprovò ma non ci fu nulla da fare, l’auto non ne volle sapere. Allora Pietro scese dalla
vettura, aprì il cofano….Tutto sembrava in ordine. Provò con la manovella, ma senza
risultato.
Era lì per lì per imprecare quando il giovane più maturo gli disse :
- “ Signor Pietro,si sieda per favore,non si preoccupi…sistemerò io il guasto..” –
Pietro si sedette al posto di guida,con mille dubbi in cuore,osservando il giovane chino
sul motore che toccava in alcune parti. - “ Provi adesso ! “ –
Pietro girò la chiave, diede gas ed il motore iniziò a “cantare” meglio di prima. Il giovane
abbassò il cofano dell’auto dicendo - “ Contento ? “ -
- “ Perbacco,certo che lo sono…tante grazie.Ma qual’era il problema ? “ –
- “ Niente di particolare…vedrà che d’ora in poi non accadrà più. E’ una bellissima
macchina ! “ –
Finalmente partirono e le sorprese non terminarono lì,perché la macchina non era più
quella di prima,ma andava a mille.
Sembrava più molleggiata, il colore e gli interni
sembravano nuovi ed i comandi rispondevano a perfezione.
Non c’erano più dubbi per
Pietro, quei tre giovani non erano affatto umani. Allora domandò loro :
- “ Che cosa ha fatto a questa macchina,non sembra più quella di prima. Non andava
così bene dal giorno in cui l’ho comprata ! “ –
Si udì una risata e poi : “ Le ho detto soltanto che l’amavo…niente di più ! “.
“ Va bene – ribattè Pietro - “ la cosa più importante è che che cammini, no? Grazie,
comunque. E pensò….
“ Avevo ragione,sin dall’inizio avevo capito che non sono esseri normali, forse vengono
da Erks….ne dicono tante su quel posto che un cristiano non sa più a cosa deve
credere.Ad ogni modo,nessuno mi prenderebbe sul serio,tanto vale che stia zitto e
non ne parli ad anima viva…” –
“ LOS TERRONES “
La voce della donna,dolce come il miele di S.Marco Sierra,interruppe i suoi pensieri.
- “ Allora,Signor Pietro,andremo prima da Don Geron a chiedere l’autorizzazione
per entrare in “Los Terrones”,perché dopo una certa ora chiude e non entra più nessuno,
non è vero ? “ –
- “ Sì…è così…” –
Si fermarono davanti alla casa di Don Geron ed il più maturo dei tre giovani scese e
gli andò incontro.
Si salutarono scambiando qualche parola,dopo di che si avvicinarono
alla macchina e Don Geron,rivolto verso Pietro,gli disse :
- “ Ciao,vedo che hai una macchina nuova ! “ –
- “ Ma no..è sempre la stessa,solo che è più pulita..” -
- “ Mi sembra nuova…mah…comunque puoi portare questi signori dove vogliono,
sono amici del Dottore. Il lucchetto del portone è aperto.Ti chiedo solo di chiudere
bene al ritorno. “ –
Non potei fare a meno di chiedere al nonno chi era questo Dottore.Lui mi guardò, sospirando
attraverso le labbra serrate.
- “ Vedi,il Dottore era un mistico,un maestro spirituale al servizio della Luce e dei
fratelli di Erks. A lui piaceva definirsi portiere di Erks,ossia colui che tanti anni fa mi
fece conoscere quest’altra realtà. Fu anche amico di Pietro e l’unica persona col quale
poteva comunicare dopo quanto accaduto. “ –
- “ Nonno,ma è una storia vera ? “ –
- “ certo che è vera,anzi verissima…stai a sentire il resto.La macchina girò e tornò
indietro puntando verso l’ingresso a Los Terrones. Superò un fiumiciattolo che attraversava
la strada fermandosi davanti al portone.
Pietro scese ed aprì,risalì in auto e
oltrepassato il cancello fermò di nuovo l’auto,scese per chiudere e infine ripartirono.
Il sole era ormai calato ed il cielo si era tinto di rosa.Quel che era strano che l’intera
volta celeste aveva assunto quel colore.
Pietro commentò :
- “ Vedete che bellissimo cielo abbiamo da queste parti ? “ –
E guardò nello specchietto retrovisore per vedere la loro reazione.
- “ Sì.. è davvero una bellezza…peccato che non tutti sappiano apprezzare queste
meraviglie… “ –
Dopo alcuni chilometri,in mezzo ad una bassa vegetazione di piante spinose, Pietro
fermò la macchina esclamando : - “ Ecco…davanti a voi è Los Terrones….e quella è la testa dell’Indio che guarda il cielo…sono tutte sculture naturali create dal vento.
- “ Allora scendiamo – disse la ragazza – “ che aspettiamo ? “ –
Scesero tutti,anche Pietro dopo aver messo il freno a mano. Mentre lui restò accanto
alla sua vettura stregata,i tre si allontanarono di qualche passo. Pietro aprì il cofano,
con un occhio guardava il motore,con l’altro osservava i suoi passeggeri per vedere
cosa combinavano.
Uno di loro estrasse dalla sua borsa un’apparecchiatura tutta argentata.
La diede al
compagno più anziano e questi la puntò verso la testa dell’Indio. Partì un raggio finissimo
color rubino mentre l’uomo dava indicazioni alla ragazza che scriveva su
un piccolo visore illuminato i dati raccolti.
Dopo un po’ spostò quell’aggeggio in
altre direzioni, ripetendo la stessa operazione. Intanto il più giovane prendeva campioni
dalla vegetazione racchiudendole in piccoli contenitori di plastica, ed anche
sassi e campioni di terra.
A Pietro, già per natura un gran curioso, non sfuggì nulla di quell’operazione.
Pensò
che in fin dei conti non facevano nulla di malvagio,e poi accanto a quegli esseri lui
si sentiva forte come un toro. I suoi acciacchi erano spariti,e si ritenne un uomo fortunato.
Gli mancava solo di realizzare quel sogno che da bambino covava nel suo
cuore, quando in braccio alla sua mamma vide una formazione di dischi volanti sorvolare
la loro casa.
Essere portato sopra uno di quei “dischi”, quello sarebbe stato il
massimo,dopo sarebbe morto in pace ed appagato. Mentre pensava a questo, la ragazza
si girò e gli sorrise,come se gli avesse letto nel pensiero,e gli fece di sì con la testa.
In quell’istante Pietro si sentì l’uomo più felice del mondo e lei era adorabile.
Quando terminarono quegli accertamenti, riposero gli strumenti nella borsa mentre la
ragazza si avvicinò a Pietro e così gli parlò:
- “ Pietro,noi la conosciamo da sempre e sappiamo tutto di lei e della sua compagna.
Così come conosciamo il Dottore, Don Geron ed altri. Sappiamo che lei ha sempre
creduto alla nostra esistenza ed è una persona giusta e discreta e soprattutto disponibile.
Per questi ed altri motivi, che non posso rivelarle, lei è stato scelto. Così, se lei è d’accordo, potremo usufruire ancora dei suoi servizi.
E’ chiaro che sarà pagato adeguatamente “ –
- “ Sono emozionato e felice e non ho parole. Mi sento onorato e sono completamente
e totalmente a vostra disposizione “ –
- “ Benissimo,adesso rientriamo,per oggi abbiamo finito,passando ci fermeremo
dal Dottore. Passeremo la notte nell’Hotel di Giulietta e domani ci rivedremo.” –
E così dicendo si accomodò in auto accanto al posto di guida.
* * * *
CONTINUA....