- continua dal numero prrecedente -
“ I giorni volarono ed anche le notti, Franco non stava più nella pelle. A volte era
taciturno, altre era allegro ed altre ancora addirittura gioioso. L’appetito non gli
mancava e mangiava tutto quello che la mamma gli cucinava.
Una sera, la famiglia
al completo era attorno al tavolo, mi ricordo che mangiammo “pane cotto”, che l’
arte della mamma trasformava in una pietanza sublime, un pizzico di pepe, un po’
d’aglio, rosmarino, peperoncino ed il cibo degli Dei era servito ! “.
“ Mio padre ruppe il silenzio : “Domani è luna piena ! Il giorno stabilito è
arrivato “.
Ci fu un attimo di silenzio, tutti noi smettemmo pure di mangiare e
posammo gli occhi su Franco che con aria distratta mangiava tranquillamente.
Quel silenzio fu spezzato dal pianto della mamma che fra i singhiozzi disse :
“ Non ti vedremo più…..mai più…”.
“ Ma dai,mamma…non è la fine,non piangere più..non piangere…”.
“ Che tu vada non si sa dove,bè…credo sia un buon motivo per far piangere una
madre, non trovi ? “ disse la mamma soffocando i singhiozzi “ forse non ti vedremo
più..” .
Allora le due sorelle si alzarono ed accompagnarono mamma nella sua camera da
letto.
Di lì a poco il suo pianto solista si tramutò in un trio, fino a quando la porta
si chiuse facendo trapelare solo qualche fioco lamento.
“ Quella sera era di passaggio da noi l’altro fratello, fermatosi a salutare la famiglia.”
“ Chi,Orazio,il prete ? “.
“ Sì,proprio lui. Quando gli accennammo di Franco,del suo incontro con gli extraterrestri,
del loro invito a partire,andò su tutte le furie gridando :
“ No,nooo….è opera del diavolo ! Ma come hai fatto a cascarci ? “.
“ Ma che diavolo e diavolo ! “ ribattè mio padre “ ancora con queste idiozie..”.
“ Sì,è il diavolo che con la sua astuzia inganna gli ingenui come Franco,facendo
credere di essere un altro ed invece…è sempre lui, l’ingannatore, il tentatore.”.
“ Ci risiamo “ pensai io.
Era un momento particolare e quasi paradossale.
Da una
parte Orazio, quasi un fanatico inquisitore, dall’altra l’essere più spirituale e libero
che abbia mai conosciuto.
Papà era dalla parte di Franco, mamma appoggiava Orazio
ma in quel momento la mamma non c’era e così lui era solo.
Quando si calmarono le acque Orazio tirò fuori una boccetta e rivolgendosi a Franco
gli disse : “Questa è acqua santa,te la do,così quando ti apparirà quell’orribile
Creatura gliela butterai addosso, se scomparirà in una nuvola di fumo e zolfo è lui
Satanasso in persona ! Allora scappa a perdifiato e non ti voltare mai “.
Gli diede la boccetta dicendo : “ Buona notte,domani devo partire all’alba,pregherò
per te e per la tua anima. Io ti salverò dal Maligno….” E strisciando la sottana
sparì.
Quando se ne andò un’ondata di aria fresca riempì la stanza. Papà, Franco ed io
parlammo quasi fino a mezzanotte, dopo di che ci ritirammo nelle nostre camere.
La sveglia suonò prestissimo e ci alzammo tutti. Dopo un po’ la colazione era pronta
ed in silenzio, senza pronunciare una parola bevemmo il “mate cocido” con leche,
pane tostato, burro e marmellata. Una delle sorelle ci avvisò che era arrivata una macchina
a prendere Orazio. Questi si raccomandò a Franco dicendogli : “ Ricordati dell’acqua
santa ? “.
Salutò tutti noi e la sua macchina partì lasciandosi dietro un polverone
che si diradò solo dopo qualche minuto.Le sue ultime parole furono per Franco :“ Pregherò per la tua anima…”.
“ Meno male che quell’uccello del malaugurio se n’è andato “ dissi tra me e me.
“ Non capisco perché vede tutto negativo, come se solo lui avesse ragione, giudica
e pontifica sugli altri come fossero tutti una massa di stupidi..ma guarda che peso
morto per la famiglia ! Proprio a noi doveva capitare…”.
“ Che cosa stai blaterando “ chiese Franco con un sorriso.
“ Niente,niente,lascia perdere….”.
“ Franco “ disse una delle sorelle “ papà ti aspetta per tagliarti i capelli,dai vieni “.
Così si sedette e papà gli tagliò i capelli con la macchinetta. Quando finì, per terra
era coperto di capelli, il cranio di Franco era bianco lucido e contrastava con il
resto del suo corpo che esposto al sole era molto più scuro.
“ Grazie,papà… “ disse Franco, mentre l’altra sorella lo venne a prendere perché
la tinozza per fare il bagno era pronta e fumante. La mamma con tanto amore aveva
riscaldato l’acqua. Così Franchino fu lasciato solo,si spogliò immergendosi nella
tinozza.
“Accidenti, è caldissima “ disse mentre con un salto si tirò fuori da quell’inferno.
Dopo pian pianino si immerse nuovamente e restò ammollo per una mezz’oretta,
mentre la mamma per due, tre volte gli scaricò addosso secchiate d’acqua calda.
“ Mamma,basta ! E’ sufficiente,dai portami l’asciugamani “.
“ Quando Franco finì “ continuò il nonno “ si scaricò addosso un profumo che si
chiamava “ Cuero de Rusia “, ioè Cuoio di Russia, che puzzava terribilmente, ma
per lo meno teneva lontane le mosche. Si vestì con cura indossando abiti nuovi, dal
pantalone alla camicia, calze e scarpe acquistate nei grandi “ Almacenes Melania “
dove si poteva acquistare di tutto, dal vestito della festa alla sella in cuoio,dal petrolio
per le lampade alle gallette. Quando ebbe finito di vestirsi come un figurino, si raccolse
in meditazione come faceva spesso,e stette un paio d’ore in uno stato di assenza.
Forse, pensai, si metteva in contatto con quella “gente”. Quando uscì era quasi
mezzogiorno e la tavola era già imbandita a festa. Addirittura la più piccola delle
sorelle andò a raccogliere fiori di campagna per abbellire la tavola, mentre io
pompai l’acqua per molto tempo fino a quando uscì fresca e pulita. Quando mi
avvicinai a Franco gli dissi : “ Ma non ti vorrai sposare ? Puzzi come le vecchie
sorelle farmaciste “ Erano due gemelle zitelle di una certa età. Si tingevano di
biondo i capelli, il che di quei tempi era un caso raro e per l’appunto profumavano
tanto che quando con papà si andava a comprare qualche medicina quell’olezzo
ti si appiciccava addosso per tutto il giorno.
Franco rise felice per la mia innocente
osservazione e mi invitò a sedere a tavola accanto a lui.
“ Nonno “ lo interruppi “ sai, ti invidio un po’ per quella bellissima vita e per le
esperienze che hai vissuto. Adesso è tutto diverso, tutto così serio. La gente non ride
mai, i bambini giocano di meno e passano quasi tutto il giorno a casa come reclusi.
Hai visto quanti bambini grassi che ci stanno in giro ? Che tristezza ! “.
“ Eh,te lo dicevo che i tempi sono cambiati ed in peggio “ ribattè il nonno con enfasi.
“ Vuoi sapere il menu di quel giorno? Sai,la mamma si fece in quattro per prepararlo
già dal giorno prima.”
“ Si,dai, lo voglio sapere…”.
“ In quelle occasioni di festa,il primo piatto era brodo di pollo seguito dai ravioli
fatti dalla mamma il giorno prima,ripieni di verdura e ricotta,cotti e conditi col
ragù nel quale si cuoceva il pollo. Sai qual’era la parte che mi piaceva di più ?
Ti sorprenderai, perché al giorno d’oggi si buttano via….le zampe ! Ti dirò come
le preparavano.
Si prendevano le zampe del pollo, si tagliavano le unghie, poi la
prima pelle, si pulivano gli intestini con la forbice e si lavavano per bene. Allora
si otteneva un paio di metri di questo budello che si attorcigliavanto tra le zampe. Erano
di una bontà senza fine….” E dopo un po’ “ E chi ne ha mangiato più ? “.
“ Quell’ultimo pranzo con Franco fu spettacolare. Ricordo che stava seduto su una
sedia più alta del solito e quando papà propose un brindisi per Franco, anch’io
potei bere un bicchiere di vino rosso marca “Toro” e mi prese una tale sbornia che
caddi fragorosamente dalla sedia fra le risate di tutti. “
“ Nel pomeriggio andammo tutti a fare la siesta, anche quell’abitudine era un fatto
naturale, perché era il momento più caldo di quelle giornate estive. Così quando ci
alzammo già cominciava a soffiare una bella aria fresca.
Allora si faceva il mate e
si passava volta per volta,c ominciando dai grandi per finire con me. Generalmente
noi lo facevamo con un pizzico di caffè e zucchero e si succhiava dalla cannuccia
metallica fino al rumore che ci avvertiva che il liquido era finito ! Bene,quel “ mate”
veniva chiamato “ mate de gringo “.
Il momento magico di quello strano appuntamento si avvicinava inesorabilmente.
Così, prima del calar del sole, tutta la famiglia si incamminò verso il luogo dell’appuntamento.
Attraversammo la campagna, il boschetto e ci fermammo al limitar del
bosco. All’orizzonte si vedeva immensa la luna.
Allora Franco parlò :
“ Adesso ci saluteremo “ e rivolto a mamma, papà ed alle sorelle “ Voi aspetterete
qui, non muovetevi e non parlate, io andrò avanti e mi accompagnerà solo Antonio.
Quando partirò, tornerà indietro e tutti insieme andrete a casa “.
Salutò tutti con lunghissimi
abbracci e li rassicurò dicendo : “ Appena mi sarà possibile, vi darò mie
notizie, non preoccupatevi, io veglierò su di voi, in un modo o nell’altro…”.
E si allontanò, tenendomi per mano per un centinaio di metri fino ad una quercia
carbonizzata da un fulmine, che segnava il luogo dell’incontro.
Il cielo era trapuntato dei stelle e la luna saliva in alto nel suo lento spostamento
verso lo zenit. Franco alzò le braccia al cielo ed iniziò a cantare una cantilena dal
le parole incomprensibili. La sua voce baritonale risuonava in mezzo a quella vallata.
Ad un certo punto notammo nel cielo come delle piccolissime stelle, che si
muovevano con una coreografia intelligente intorno ad una luce centrale grande
come Venere e molto luminosa.
“ Franco,vedi quelle stelle,si muovono….”.
“ Sì…sono loro….”.
Sembrava che giocassero a rincorrersi e pian piano si avvicinavano sempre di più.
Allora Franco estrasse da una tasca un pacchettino avvolto in una pelle di daino e
me lo diede dicendo : “ Questo è il mio diario, tienilo caro, perché dentro c’è il risultato
delle mie ricerche Alchemiche ed il resoconto di tutti gli incontri avuti con
i nostri fratelli del cielo sino ad oggi. Molte cose non le capirai subito, ma sono certo
che quando sarai un uomo ti sarà molto utile. Cerca di comportarti bene e soprattutto
non credere mai a nulla che tu non possa verificare di persona. Rispetta mamma e papà
e cerca sempre la verità e la giustizia ! “.
Di colpo la valle si riempì di profumo d’incenso che si tramutò in geranio, e si udì
un crepitio dappertutto.
“ Stanno per atterrare “ disse Franco emozionato. Mi abbracciò e baciò più volte,
e poi mi chiese di allontanarmi di qualche passo mentre in cielo quella luce centrale
si avvicinava sempre più, diventando grandissima.
Dalla mia posizione vidi la figura di mio fratello immersa nella luce potentissima
della grande astronave che stava a mezz’aria, quasi galleggiando, ad una ventina di
metri d’altezza. Franco fece il saluto universale da loro insegnatogli,c on la mano sinistra
verso il cielo e la destra lungo il corpo con la palma rivolta verso la terra ed
aspettò. Sentii una fortissima energia magnetica, i capelli mi si drizzarono in testa
ed un ronzio mi fece vibrare come una campana.
Sentii la voce di Franco ripetere
parole a me ignote, mentre dal punto centrale dell’astronave una potente luce a forma
di tubo scese fino a terra. Da lì scese un essere di pura luce, che irradiava tutt’intorno.
Sembrava un piccolo sole che scivolava giù dentro quella colonna vuota. Quando
toccò terra si rivelò un gigante di quattro metri d’altezza, al cui confronto Franco
sembrava un nano. Ma l’essere, orse comprendendo il disagio di Franchino, si ridusse
alla sua dimensione umana e gli parlò. Io sentivo le sue parole risuonare nella mia
testa.
“ Awa è il mio nome, figliolo. Sono venuto per portarti con me. Questo chiedesti,
questo volevi, stare vicino a noi. La sola legge, la legge delle stelle. Io sono il tuo padre
gerarchico, della Gerarchia Celeste. Figlio Onorato, ti invito ad unirti a me. Vivrai la
tua vita nel Servizio, nella Luce e nella Gioia. Mai ti fermeranno le difficoltà umane,
dicesti e così fu.
Prendi la mia mano che emana luce e possa toccare il tuo essere ed
il tuo cuore.
AWA AMANI ANA ANTI ANTARES. Oprameni, s’ ,così ti conobbi figlio
e d’ora in poi ti avrò al mio fianco.
Lascia le redini della materia terrena e ricorderai
il nostro linguaggio. Sii benedetto, alla fine ci siamo ricongiunti. ANA AMANI,
abbracciami e vieni con me ! “.
“ E li vidi entrambi salire per quel tubo ed il mio tenero cuore trasalì dall’emozione
del momento e piansi, non saprò mai se per la gioia od il dolore di vedere andare via
mio fratello. Mentre osservavo il risucchiare del tubo di luce, l’astronave si trasformò
per le alte frequenze in una immensa palla di luce arancione ed in una manciata di
secondi partì a razzo verso l’infinità del cielo.
Quando tornai dai miei, tutti piangemmo io compreso. Così,bagnando la terra che
calpestavamo con le nostre lacrime, tornammo mestamente a casa.
* * * *
Il giorno seguente,mentre mi trovavo ancora sotto l’effetto di quella storia così emozionante,
domandai al nonno, mentre sedeva sotto il sole, assaporando un toscano puzzolente
: “ Nonno, dopo che Franco partì,n on si seppe più nulla di lui?“.
Con indifferenza rispose : “ Franco, che Franco ? “.
“ Tuo fratello maggiore ! “.
“ Quale fratello ? Io sono figlio unico ! “ e cominciò a ridere a crepapelle.
“ Ma…e la storia ? “.
“ Quale storia ? “.
Eravamo di nuovo allo stesso punto, così era fatto mio nonno Antonio, un po’ pazzo
ma sempre simpatico e giocherellone.
Aggiunse solo :“ Và a giocare e lasciami in pace con i miei ricordi, mentre mi godo il fumo di questo
sigaro…..”.
FINE
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