La Divina Commedia , poema unico ed ineguagliabile, non lascia indifferenti coloro che lo
hanno avvicinato , a qualsiasi titolo e per qualsiasi motivo. Colpisce l'altezza della poesia,
attrae la sacralità dell'argomento trattato; l'uomo che cerca DIO !
Che LO cerca dovunque, con ogni mezzo; affrontando prove che non pensava potessero
esistere. E' proprio questo viaggio che coinvolge il lettore che inevitabilmente si identifica
più o meno completamente in uno dei vari personaggi; è un viaggio profondamente
spirituale in cui l'uomo, o se volete il nostro Dante, scende " in primis " negl'Inferni per poi
purgarsi mediante la salita della montagna del Purgatorio affinchè, in ultimo, possa elevarsi
a contemplare " ...l' ultima salute ".
Eppure, dobbiamo constatare che, proprio quest'aspetto spirituale dell'opera sembra non
esser stato adeguatamente considerato dai vari commentatori (soprattutto moderni) i quali
hanno visto facilmente il senso letterale, quello politico-sociale e quello filosofico-teologico
del poema. E' Dante stesso che in un'altra sua opera ci dice :
...... E a ciò dare a intendere, si vuol sapere che le
scritture si possono intendere e deonsi esponere
massimamente per quattro sensi.
L'uno si chiama liberale ................................
L'altro si chiama allegorico .............................
Lo terzo senso si chiama morale .......................
Lo quarto senso si chiama anagogico, cioè sovrasenso;
Convivio t II, cap. I °.
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"La porta dell'inferno" opera di Alfredo Di Prinzio |
Dunque, per Dante, in ogni scrittura (o comunque nelle sue scritture) si devono considerare
quattro sensi di interpretazione, i quali non si oppongono ne si escludono tra loro, ma al contrario si integrano e si completano vicendevolmente; con dei giochi di inclusioni e mutue
corrispondenze tali che non è possibile considerare soltanto un senso dei quattro, a scapito
degli altri, senza incorrere in spiegazioni o commenti frammentari ed incompleti, e per ciò
privi di quella sintesi che permette di scorgere " qualcos'altro ".
E che ci sia qualcos'alìtro da trovare ce lio dice ancora il nostro Autore; e ce lo dice in
maniera talmente evidente da non lasciare dubbi di interpretazione:
61- O voi ch' avete li 'ntelletti sani,
62- mirate la dottrina che s' asconde
63- sotto il velame de lì versi strani.
Inf. IX, 61-63 .
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Dante e la sua "Commedia" |
C'è un dottrina da cercare nel suo poema. E Dante invita a cercarla; chiede che la si cerchi! E lo chiede a coloro che hanno l'ìintelletto sano, che sono amanti della verità, che non hanno
paura della luce e che hanno il coraggio di vedere se stessi, così come sono, dopo che sono
stati illuminati, dopo che la misericordia di DIO li ha avvolti.
Sì, è questo un punto da spiegare con calma.
Il nostro Poeta, all'inizio del viaggio, si ritrova in una selva oscura; ed egli stesso ci dice
che non sa come vi è entrato. E' l'allegoria dell'uomo che si perde dietro alle illusioni del
mondo, che vive in modo confuso, dando importanza quasi assoluta ai piaceri e a tutto ciò
che è transitorio. Ciò nonostante vorrebbe salire il monte che vede illuminato dai raggi del
sole, anche se la sua mente è annebbiata; ed infatti questo suo desiderio naufraga di fronte
alle tre fiere che lo costringono ad indietreggiare fino a farlo rotolare sempre più in basso.
Soltanto l'apparire di Virgilio lo salva. Virgilio che è stato pregato di muoversi in suo aiuto
(come spiegherà a Dante nel secondo canto dell'Inferno) da Beatrice , che a sua volta è stata
invitata da Lucia a soccorrere "..... quei che t'amò tanto, " e tutto questo perché
94- Donna è gentil nel ciel che si compiange
95- di questo impedimento ov' io ti mando,
96- sì che duro giudicio là su frange.
Inf. II, 94-96 .
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"Il fiume Acheronte in barca" opera di Alfredo Di Prinzio |
Dante ha trovato grazia presso La Vergine Maria che lo ha avvolto con il Suo Amore a tal
punto da inviare le Sue ancelle a soccorrerlo. Il poeta vuole sottolineare che senza la Grazia
di DIO, senza la Sua misericordia, l'uomo è ben poca cosa; tant'è che condizione
importante per l'inizio del viaggio è la presa di coscienza di quello che si è; è il riconoscere
ed accettare i propri limiti, le proprie brutture, le proprie paure e presentarci a LUI così
come siamo. E' da questo ritrovare " se stessi " che inizia il viaggio.
Viaggio che a dire il vero si presenta subito come una discesa. Infatti Dante, seguendo
Virgilio, dovrà scendere negli inferi e prendere visione di questo regno dove non c'è il
conforto di DIO; tant'è che questa parola non è mai nominata nella prima cantica. Questa
discesa è necessaria all'uomo che vuole effettivamente elevarsi fino a ritornare in DIO,
perché essa rappresenta la ricapitolazione di tutto ciò che è stato nel suo essere. Questa
ricapitolazione seguita dalla salita del monte del Purgatorio rappresenta la restaurazione dello
stato primordiale; il raggiungimento del centro di questo grado di esistenza (proprio
dell'essere umano). Da questo centro si ha una visione globale delle cose tutte; non ci sono
più opposizioni o contraddizioni, ma tutto è integrato in equilibrio ed armonia.
Ma questo non è il punto d'arrivo! Al contrario, è questo centro che è base per l'entrata nei
Cieli, per la presa di conoscenza degli stati molteplici dell'essere. Questi vari passaggi sono
rappresentati nel poema come delle "entrate" più o meno particolari. Infatti, nel IV canto
dell'Inferno, dopo averci presentato i quattro grandi poeti dell'antichità,
85- Lo buon maestro cominciò a dire :
86- "Mira colui con quella spada in mano,
87- che vien dinanzi ai tre sì come sire.
88-
Quelli è Omero poeta sovrano;
89-
l'altro è Orazio satiro che vene;
90-
Ovidio è il terzo, e l'ultimo è Lucano.
Inf. IV, 85-90 .
(desideriamo farvi notare di sfuggita come Dante caratterizza Omero, ponendogli una spada
in mano, che egli sa benissimo essere il simbolo del Verbo) e dopo aver con loro discusso
106- Giungemmo al pie d' un nobile castello,
107- sette volte cerchiato d'alte mura,
108- difeso intorno d'un bel fìumicello.
109-
Questo passammo come terra dura ;
110-
per sette porte entrai con questi savi :
111- venimmo in prato di fresca verdura.
Inf. IV, 106-111
E' indubbio che qui si tratta di veri e propri passaggi spirituali, o se volete di passaggi
iniziatici per usare una terminologia usata ai tempi di Dante; e lo stesso accade all'entrata
del Purgatorio dove giunti di fronte ad una grande porta, vi trovano l'angelo portinaio seduto
su un seggio che sembra di diamante, che sovrasta tre gradini. L'angelo incide sulla fronte di Dante sette "P" che dovrà farsi togliere (sempre da un angelo) man mano che salendo
passa da un cerchio al successivo. E la porta del Purgatorio verrà aperta facendo girare le
due chiavi; prima quella d'argento e poi quella d'oro.
Anche per entrare nel paradiso Dante deve superare una prova; ed è quella del fuoco.
Guidato sempre da Virgilio, e per di più accompagnato da Stazio, egli deve addentrarsi ed
oltrepassare un muro di fuoco, e lo fa non senza timore; il conforto della sua guida l'aiuta in
modo determinante.
Attraverso queste prove spirituali Dante si eleva sempre di più verso la contemplazione di
DIO. Lasciato Virgilio, egli è accompagnato attraverso i cieli da Beatrice, che è certamente
la donna amata, ma è anche colei per mezzo della quale si realizza la Beatitudine. Ed è a
Beatrice che egli dedica una delle preghiere più belle:
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La visione del percorso dantesco |
76- "O donna in cui la mia speranza vige,
77- e che soffristi per la mia salute
78- in inferno lasciar le tue vestige,
79- di tante cose quant' i' ho vedute,
80- dal tuo podere e da la tua bontate\
81- riconosco la grazia e la virtute.
82 -Tu m' hai di servo tratto a libertate
83- per tutte quelle vie, per tutt' i modi
84- che di ciò fare avèi la potestate.
85- La tua magnificenza in me custodi,
86- si che l'anima mia, che fatt' hai sana,
87- piacente a te dal corpo si disnodi."
88- Così orai; e quella, sì lontana
89- come parea, sorrise e riguardommi;
90- poi si tornò a l'eterna fontana.
Par. XXXI , 79-93 .
La visione di DIO esaurisce il viaggio di Dante.
Come abbiamo già detto sopra, questo poema è qualcosa di molto di più di un'opera
letteraria. Il senso spirituale avvolge le tre Cantiche in modo tale che non è possibile non
vederlo. E se non lo si vede, questo è dovuto ad una vera e propria cecità intellettuale, o
peggio, ad una volontà precisa di non vederlo. Infatti se è innegabile che i nostri tempi
moderni sono caratterizzati dal progresso tecnico e tecnologico, è altrettanto innegabile che
a questo progresso è corrisposto un regresso spirituale che non ha precedenti, e troppe sono
le persone che per partito preso negano qualsiasi cosa che trascende l'essere umano,
relegando la vita di quest'ultimo alla sola dimensione corporea.
Avremmo gradito parlare anche dei numeri simbolici presenti nell'opera, e della loro
straordinaria importanza che rivestono nella comprensione di quet'ultima; avremmo voluto
dedicare più spazio al concetto dei "tre mondi" e delle loro relazioni con le altre forme
tradizionali; ma sicuramente avremmo fatto diventare il presente articolo troppo dispersivo.
Il nostro augurio è che l'opera del sommo poeta fiorentino possa essere compresa nella sua
interezza, e che possa servire allo studio di chi, avendo intrapreso il viaggio e non potendo
tornare indietro, necessita di insegnanti che parlano (con conoscenza) in verità.
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L'incontro con la Luce Divina |
124- O luce eterna che sola in te sidi,
125- sola t'intendi, e da te intelletta
126- e intendente te ami e arridi !
Par. XXXIII , 124-126
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