Ogni giorno siamo chiamati a mettere in gioco le nostre scelte, rivalutandole ed eventualmente modificandole a seconda delle nostre aspirazioni e bisogni.
L’uomo profano è senza dubbio condizionato da ogni tipo di impulso esterno che quotidianamente bombarda la sua psiche e personalità.
Lo vediamo ogni giorno attraverso i Media.
L’iniziato è anch’esso soggetto ad ogni tipo di “tentazione”, ma, a differenza del primo, che agisce secondo gli impulsi e gli umori del momento, esercita la propria volontà nell’intento di rendersi ”libero” da ogni condizionamento subliminale e reale rifiutando compromessi con il “mondo”, aspirando ad essere nel mondo, ma non del mondo.
Ma non si fraintenda, non si tratta di agire contro corrente per finalità edonistiche ed elitarie; si tratta di violentare la propria anima, esercitando la volontà, per sfuggire alla morsa delle “leggi” metalliche planetarie” che governano i nostri istinti.
Ma perché distinguersi e violentarsi?
Perché un iniziato è essenzialmente un “trasmutatore”, colui, cioè, che esce dal giogo degli elementi e ne diventa padrone. Trasmutatore e non manipolatore.
L’alchimista predispone gli elementi in modo che essi possano accogliere la Luce dello Spirito, perché la materia si spiritualizzi nella materializzazione dello Spirito.
Scrive S.Giovanni nel prologo al Vangelo: “La luce entrò nelle tenebre, ma le tenebre non l’accolsero….”. Per questo, trasmutando questi elementi è possibile compartecipare alla realizzazione della creazione permettendo alla Luce di essere accolta e di diffondersi nella manifestazione.
Ma come realizzare tutto ciò, qual è il luogo dove l’uomo profano diventa un iniziato?
E’ il luogo dove la terra e il cielo sono “nudi”, uno davanti all’altra, e dove unendosi all’orizzonte compiono l’atto creativo:
NEL DESERTO.
E’ nel deserto che l’uomo si guarda e ascolta le proprie forze.
E la forza più potente che custodisce è senza dubbio quella del Fuoco sessuale.
In questo luogo dell’anima ognuno di noi è chiamato ad un cambiamento nel rapporto con la propria sessualità.
Non si tratta di castrazione, ma di castità, che non significa astinenza, ma sacralizzazione dell’impiego di quella stessa Forza.
Ma cosa significa sacralizzare?
Riconoscere la vera natura delle cose e rispettarne lo spirito che le incarna.
Il mondo, ogni giorno, ci indica l’”USO” caotico e irrispettoso di questa Forza Sacra. Esempi di degenerazione e ignoranza sono continuamente davanti ai nostri occhi. Il messaggio è di un uso arbitrario del proprio corpo fino al massimo godimento fine a se stesso.
L’iniziato non è un moralista , un “bacchettone”, è soltanto, come già detto prima, un ricercatore e un operatore di Verità.
Sacralizzare il proprio corpo e quindi la propria sessualità è il centro dell’esperienza nel Deserto di trasformazione.
Si tratta di ascoltare, di regolare il ritmo biologico ed energetico del proprio Eros e gestirlo nell’armonia e nell’operatività creatrice di se stessi.
Questo lavoro, non è nient’altro che un lavoro di distillazione di questa Forza creatrice che non può che portare ad un’accellerazione vibrazionale e di espansione di coscienza finalizzata alla realizzazione del Regno secondo lo Spirito.
Quello che nella Cabala è il ristabilimento della linea diretta tra la corona (Kether) e il regno (Malkuth), tra il Padre e il Figlio, tra la testa (Philòs) ed il sesso (Eros). La quadratura del cerchio.
Sia ben chiaro quindi che operare per mezzo della sessualità è un mezzo e non un fine.
La stessa frase è ribaltata per la maggior parte dei profani.
Per questo il Deserto è una dura prova. E’ una morte a tutti quei condizionamenti che la società e il vivere comune ci propinano ogni giorno.
E’ una lotta eroica in cui l’Ercole che vive in noi (la Forza e la Volontà) vince le dodici prove legate alle forze dello zodiaco e, quindi, alla materia cosmica, liberando l' Anima, Prometeo, da quella stessa condizione di schiavitù della materia a cui è incatenato.
E’ difficile unire il vivere quotidiano, carico di impegni e di problemi a questa visione altamente ambiziosa.
Spesso ci si domanda se tutto ciò non possa isolarci dai semplici rapporti di tutti i giorni, se mai sarà possibile trovare ed incontrare una possibile compagna con cui condividere questo cammino parallelamente ad una vita”normale”.
Per esperienza, alcuni affermano che, se non subito, presto la persona con cui condividiamo amore e progetti di vita, anche se ancora esterna all’esperienza iniziatica, verrà poi attratta da questa se la coppia vibra sulla stessa frequenza e lunghezza d’onda.
Ma come?
Tutto dipende dal lavoro che uno dei due compagni avrà fatto su se stesso.
Ma soprattutto da quanto Amore vi sia e scaturisca per e dall’esperienza del percorso iniziatico.
Perché ciò accada, quindi, vi dovrà essere stretta corrispondenza tra il vivere e il dimostrare e ciò che verbalmente si comunica.
Vi è poi, altresì, una trasmissione indiretta su piani diversi della propria esperienza di percorso.
L’altro si accorgerà, comunque, di un cambiamento sostanziale della natura intima del compagno o della compagna anche soltanto attraverso un’interazione del campo aurico, proprio perché la trasmutazione è la naturale conseguenza di un’alchimia energetica e fisica tra Amore, Pensiero, Volontà, Forza, Emozione, Azione e Verbo.
E’ importante, quindi, non aver paura dell’ignoto, ma procedere nella Via ascoltando il cuore e la Forza che lo spinge oltre il buio.
Il Deserto amplifica, quindi, tutto ciò, azzerando il frastuono ed il caos del mondo esterno e profano ed evidenziando ed esaltando i ritmi sacri di quello interno.
Si arriverà a ricevere le risposte alle domande del mondo esterno dal nostro stesso Io interiore e superiore.
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L'Eremita |
Si raggiungerà il ritmo giusto di ogni cosa realizzando il dischiudimento del nostro occhio interiore sul mondo esterno fino alla centratura dell’Essere, alla realizzazione del nucleo aureo e alla sua naturale manifestazione nel mondo esterno.
Tale manifestazione porterà al riconoscimento di una reale Maestria nello Spirito e nel Corpo.
Il mondo ti riconoscerà Maestro. Ma tu non dimenticare di continuare ad essere discepolo.
Essere maestri non significa portare al Bene il proprio discepolo con la propria Forza, ma stimolare emozionalmente, mentalmente e spiritualmente la sua persona perché lui stesso liberi la propria Forza e ne faccia buon uso.
Riconoscere un Maestro significa anche riconoscerne la propria tradizione iniziatica, riconoscerne la Scuola.
Per questo è anche necessario adeguarsi alla Scuola e non viceversa.
Entrare in una Scuola iniziatica non è come entrare in una scuola profana.
Non si entra soltanto per ricevere, ma anche per ridare.
Ognuno deve dare il suo generoso apporto, per non “rubare” energia e forza dall’egregoro e dal Maestro che lo rappresenta.
Il Maestro non lavora per se stesso, ma per il bene universale.
Anche lui ha ricevuto e quindi deve ridare.
La forza e il potere se non si riimmettono nel Bene Comune logorano e corrompono chi li detiene. Stesso discorso vale per il discepolo.
Non sempre, però, è giusto elargire la conoscenza allo stesso modo per tutti.
La Verità è qualcosa di molto prezioso e, quindi, ha bisogno di un “luogo” adeguato per essere accolta e compresa.
E’ chiaro che chi non avrà preparato il suo luogo interiore in accordo con tale trasmissione riceverà in maniera adeguata al proprio livello.
Spesso il Maestro scandalizza l’allievo con atteggiamenti rigidi e inaspettati, ma è anche compito del discepolo non giudicare, poiché spesso è solo attraverso un shock che può arrivare un’illuminazione.
Il Maestro è un’entità mercuriale fecondante.
L’abito bianco indica, oltre allo stato e la disposizione di purezza, anche la missione mercuriale fecondante di cui l’iniziato è portatore.
E’ forse per questo che gli adepti di primo grado portano spesso l’abito nero, simbolo della nera terra, materia vergine da fecondare.
Chi attraversa il Deserto, attraversa la Vita, morendo come uomo profano e rinascendo a Uomo nuovo, pronto a procedere sicuro sul cammino della Verità.
L’iniziato diventa così partecipe della creazione in comunione con la divinità che regna ormai in sé.
Fecondatore nel buio, del buio, con la luce dello Spirito.
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