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Rituale e Verbo
(20/09/2006)

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Siamo prossimi all’equinozio d’autunno: comincia il lento declinare della Natura, che entra in uno stato di torpore, mentre il Sole va indebolendosi. Ma in questo momento astronomico il giorno e la notte hanno pari lunghezza, si bilanciano, come la serie di mattonelle bianche e nere ordinate a scacchiera sul pavimento del tempio massonico.

Nel passato, quando la gente viveva a stretto contatto con i cicli naturali e ne osservava i cambiamenti, conoscendone anche i relativi effetti sulle potenzialità e sulle energie disponibili sulla Terra, quindi sulla vita umana e su tutta la natura, la consapevolezza di questi ritmi e dei loro significati portava ad una spontanea volontà di armonizzazione con essi. Da qui nascevano modalità rituali che scandivano tali cicli, dando una struttura e un ordine non arbitrari all’anno e in generale alla vita degli uomini, che si sentivano quindi parte del processo stesso. La celebrazione diventava di conseguenza un atto sentito e pieno, colmo di venerazione, rispetto e sapienza autentica (cioè sapienza non intellettuale).

I solstizi e gli equinozi erano in particolare riconosciuti come “giorni di potere” in cui le energie più sottili e potenti del cosmo erano più vicine e presenti nella vita degli uomini, e anche maggiormente fruibili per chi si fosse avvicinato ad esse con venerazione e apertura. I Sabbat, o riti solari, servivano per adorare, evocare e canalizzare le potenti energie presenti in quei giorni e ciò era considerato del tutto naturale finché le persecuzioni e la violenza delle menti più ottuse della cristianità proibirono tali rituali assimilandoli all’adorazione di Satana (o meglio la loro versione distorta di Satana) e del male in generale. Alcuni rituali sopravvissero nelle zone rurali meno controllabili dal potere ecclesiastico (il termine latino “paganus” significa appunto “abitante delle campagne”) o furono in seguito assimilati, laddove non era possibile reprimerli e sradicarli, nel culto cattolico.

Chiunque desideri aprirsi ad una conoscenza più autentica e allinearsi con le energie del macrocosmo di cui siamo parte integrante, nonostante la nostra vita frenetica ed esteriore ci porti a sentirci estranei e separati da esso, potrebbe però sentirsi attratto dall’idea di celebrare questo momento astronomico particolare consentendo a questa energia sottile di penetrare in lui e accogliendola consapevolmente.

La via iniziatica alchemica, il cui fondamento filosofico e operativo risiede nelle parole di Ermete Trismegisto “Così in alto, così in basso”, non potrebbe non includere nella sua ritualità questa possibilità di legarsi in modo più stretto e armonico alle energie celesti che generosamente affluiscono nella vita umana per poi trasformarsi nello scambio e rientrare nel ciclo magari ancora più raffinate.

Osservati dall’esterno, apparentemente certi rituali sembrano solo un’inutile complicazione, fine a se stessa; in realtà, tramite essi e gli atti simbolici in essi contenuti, stiamo suggellando un legame con delle forze celesti che viene consolidato con la ripetizione. Ciò vale soprattutto per quei riti portati avanti singolarmente dall’adepto nella sua operatività. Questa ripetizione non è solo funzionale all’efficacia del lavoro su se stessi che in quel momento si sta compiendo, ma rappresenta anche un impegno che ci si  prende, soprattutto di fronte a se stessi, e si deve essere in grado di portarlo avanti in ogni circostanza: quando si è stanchi, quando si è tristi, preoccupati profanamente o soltanto svogliati. E’ un atto di presenza e di volontà, è un ristabilire un contatto ogni volta a dispetto di ogni forza negativa contraria, è una vittoria sulla propria bassa natura. Per questo il rituale diventa sacro, perché si carica della propria energia e rinsalda la connessione con la parte sublime che dimora in noi. E’ un impegno che rafforza enormemente la volontà e consacra a certe energie.

 

Ma la cosa più importante in assoluto è l’emozione che ci si mette. Con la pratica si scopre che l’emozione è tutto insieme all’intenzione. Ecco perché molti rituali della chiesa cattolica sono vuoti e inutili: perché sono solo parole ripetute a memoria e quindi non ottengono niente. Dio creò il mondo con il Verbo, cioè con la parola carica di emozione e volontà, ossia con il Fuoco. E se non si esegue il rituale allo stesso modo, allora è solo una perdita di tempo: non ne scaturisce alcuna azione sulla “realtà”.

Anche i mantra, se non sono sostenuti dallo stesso fuoco, sono parole vuote. Ogni tradizione ha i suoi mantra, parole di potere o affermazioni o suoni che agiscono sulla nostra natura più sottile; in certi casi sono quasi ipnotici e servono a sgombrare la mente dai pensieri, con la loro ripetizione incessante, e ripulendo così la mente diventano una meditazione. Ad esempio i cattolici hanno il rosario, solo lo usano male. L’OM o AUM (per noi AMEN) sono suoni mistici perché sono collegati alle massime energie universali, a tutta la nostra matrice, e quindi sono in grado di modificare il nostro stato di coscienza. Certi suoni particolari agiscono su alcuni centri sottili legati al nostro corpo e quindi possono ripulire e riattivare i chakra, guarire certe malattie… del resto il suono è energia e l’energia ben indirizzata agisce per certi scopi che le corrispondono.

Gli Esseni erano abilissimi guaritori e avevano sviluppato una scienza della guarigione tramite il suono molto potente; conoscevano le corrispondenze sottili tra suono, organi e funzioni e le usavano per intervenire sugli squilibri che erano all’origine delle malattie.

La gente in genere dà fiato ai pensieri più bassi, magari nei momenti di rabbia o quando è in preda ad emozioni violente, e non sa che così agisce pessimamente sulla realtà, ordinando in base a quei sentimenti negativi e pagandone le conseguenze. Semplificando molto il processo potremmo vederlo come un’equazione: parola+emozione+intenzione=creare la realtà. Quindi immaginiamo di lanciare un accidente a qualcuno in un momento di rabbia con l’intenzione che si avveri e …oplà, è molto facile che…però gli stessi ingredienti si possono usare per creare qualcosa di bello. Ad esempio stiamo facendo l’amore con qualcuno che amiamo: ecco un momento carico di grande emozione ed energia: pronunciamo il Verbo con l’intenzione e ci sono tutte le componenti perché il nostro obiettivo si realizzi. Sembra semplice, persino banale, eppure è lo stesso procedimento che ha usato Dio per creare tutto, e dal momento che anche noi abbiamo una scintilla divina e siamo dei creatori, per la legge di analogia…

Certo ognuno ha un potere creativo pari al suo livello di consapevolezza, ed una qualità di creazione che riflette la qualità della propria energia. Poi ci sono da considerare altri fattori come le leggi cosmiche ecc., però diciamo che in via di principio è così che si agisce sulla realtà. Allora un rito fatto con parole, emozioni sincere ed intenzione pura si indirizza verso la sua meta.

Avrò detto troppo? Troppo poco?

Che le mie parole sboccino in voi come fiori deliziosi ricchi di grazia e bellezza.

 

Sarahnefertem

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