Γνωθι Σαυτον (gnoti sautòn), “Conosci te stesso…”: è il motto scolpito all’ingresso del tempio dell’oracolo di Delfi; ma appena entrati all’interno, sull’altra faccia della pietra è scritto “..e conoscerai l'universo e gli Dei”.
Ciò dimostra che soltanto conoscendo la vera essenza di noi stessi saremo in grado di entrare realmente nel tempio di Dio e conoscere direttamente l’Universo e il Divino.
Ma sarà poi così semplice operare in questa direzione?
Eco e Narciso
Raramente l’essere umano è capace di osservare obbiettivamente il mondo che lo circonda, figuriamoci quando è chiamato all’osservazione e alla valutazione di se stesso.
Siamo abituati dalla nascita a percepire noi stessi attraverso gli altri, tramite l’ambiente che ci circonda.
Siamo, in quanto ci identifichiamo con ciò che facciamo, che diciamo e che esprimiamo al di fuori di noi stessi, e in rapporto a quanto queste azioni delineino un profilo di personalità, espresso come riflesso delle stesse azioni, filtrate dall’esterno.
Se così fosse, avremmo sempre una conoscenza di noi stessi condizionata dalla relatività e dal continuo mutare della realtà esteriore.
Non potremmo mai avere una percezione assoluta di ciò che siamo, saremmo sempre ciò che il mondo riflette in noi.
Questa dinamica non fa altro che alimentare l’ombra di noi stessi, non fa altro che ingigantire quello che definiamo Ego.
L’Ego vive solamente grazie alla considerazione del mondo esterno.
L’Ego non siamo noi, ma l’adesione ad un’aspettativa esterna a noi.
Tutto ciò è la conseguenza della mancanza di un centro magnetico interiore.
Paradossalmente l’egocentrismo è proprio la mancanza di un vero nucleo gravitazionale.
Non sono gli altri che ci gravitano intorno, ma siamo noi che gravitiamo intorno ad un immagine che il mondo stimola in noi.
Quello che cerca l’iniziato è la vera percezione del Sé.
La vera Luce nascosta nella materia da cui siamo forma.
La Via è il percorso verso l’Assoluto, passando per il relativo.
La vera percezione avviene nell’oscurità, nel vuoto e nel silenzio.
E’ frutto della riflessione e non del riflesso.
Nell’oscurità, nel vuoto e nel silenzio c’è libertà, poiché in tali condizioni la Luce si manifesta libera da ogni interferenza o condizionamento esterno. Non vi è alcun supporto su cui appoggiarsi. Tutto si svuota di moralità e giudizio. Ci si accorge di quanto tutto sia relativo al di fuori di quella Luce che tutto pervade e trasforma.
In questo stato non ci si sente soli come si potrebbe intuire, ma Uno con il tutto.
Questo svuotamento o spoliazione di tutto ciò che è relativo, non è nient’altro che una separazione di tutto quel materiale refrattario, scartato dalla lavorazione della pietra cubica della realtà, sfaccettata come i lati che la caratterizzano, molteplice negli aspetti e nei diversi punti di osservazione e di visione.
E’ pur vero, però, che è necessario sperimentare il peso di tutto ciò che è relativo per inoltrarsi nel percorso verso l’Assoluto.
E’ necessario percepire realmente la schiavitù e il sentirsi condizionato dai fattori contingenti, per liberarsi e tendere alla leggerezza e al distacco.
La Vita svuota di ogni drammaticità ogni evento. La Vita è la rigenerazione.
E’ l’Assoluto che interviene nel relativo. E’ la Magia che dissipa i fantasmi.
E’ la Forza Creatrice che genera l’intuizione in colui che osserva, e contempla distaccato, le molteplici manifestazioni dell’Essere.
Questo è il lavoro iniziatico.
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Giove, simbolo della Giustizia
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Vivere ed Agire, cercando la Giustizia in ogni cosa, cercando l’equilibrio teso al riallineamento e al ricongiungimento nella Forza Centrale dei due poli “renali” della bilancia.
L’energia aumenta al diminuire della massa, diceva Einstein.
Più l’iniziato libererà massa dalla materia, sciogliendo i suoi metalli, più questa materia genererà luce ed energia; quelle stesse luce ed energia che applicherà poi nella realtà, rigenerandola.
La ricerca del Sé e la percezione di ciò che realmente siamo non può prescindere quindi da un sistema operativo, atto ad intervenire nella trasmutazione e nella rigenerazione della realtà.
L’insegnamento è tale solo quando lo vivi.
La comprensione è l’insegnamento che si fa carne nell’esperienza e nell’operatività.
L’operatività agisce al di fuori, ma contemporaneamente all’interno.
Si entra all’interno del Tempio solo quando il nostro Tempio interiore è pronto.
Ed è lì, all’interno dell’oracolo, il Tempio del verbo, il luogo dove la divinità parla all’uomo, che avviene l’incontro tra la materia e lo Spirito.
E’ qui che la Luce si manifesta illuminando il vero volto dell’uomo.
E’ qui che il grappolo d’uva fermenta, manifestando lo Spirito Di-vino, inebriando la materia.
E’ qui che l’uomo percepisce e riconosce se stesso, l’universo e il divino come un’Unità assoluta.
Sintesi dell’incontro di studio del gruppo ARCA 1 del 7 Marzo ’06 in Roma.
Relatore Horus. |