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La parola data
(15/01/2006)

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Abbiamo spesso trattato dell’importanza del verbo e della parola. In questo numero l’articolo di Alfredo Di Prinzio ci regala alcune perle sulla “Parola Perduta” e sull’importanza del suono emesso e delle sue conseguenti vibrazioni.

Portando il discorso alla vita quotidiana e cercando di trovare una corrispondenza nel normale vivere quotidiano, vogliamo che tali concetti non si perdano in fantasie immaginative e poco concrete, ma divengano strumenti reali per affrontare la vita di tutti i giorni.

Ecco dunque che l’importanza della parola si concretizza lì dove essa non viene diluita, dove non viene sprecata, dove alla cosiddetta “parola data”, promessa o impegno che si prende a parole, segua una reale esecuzione di ciò che si è detto.

La parola si rinforza perché noi gli diamo consistenza con i nostri atti. Non rimane lettera morta e incompiuta, ma si veste del nostro agire e si concretizza su questo piano perché siamo noi che la rendiamo tale.

E’ il primo passo affinché la parola acquisti energia e non sia vuota e inconsistente.

Ecco perché si dice sempre che colui che lavora su sé stesso deve operare su questo piano, sui propri vizi per convertirli in virtù. Deve operare fattivamente con la propria materia, con sé stesso, con i propri atteggiamenti, le proprie paure, i propri metalli. E’ da questo piano che si parte, e non c’è altro modo.

E dare seguito alla propria parola data è uno dei modi.

Lasciate perdere coloro che “regalano” iniziazioni esoteriche, aperture dei chakra, terapie vibrazionali, o qualunque altro “metodo” New Age che poco o nulla ha a che fare con il lavoro su sé stessi.

L’unico punto di partenza siamo noi, così come l’unico punto di arrivo.

Si parte dalla materia e non da energie sottili, raggi di luce, campi di energia, aure colorate e amenità impalpabili simili!

Queste ultime saranno sempre e solo una conseguenza del nostro agire su ciò che è concreto (su noi stessi), e non potranno essere nè la Via, nè lo strumento.

La consapevolezza la si conquista con l’esperienza e, su questo piano, l’esperienza parte dalla materia (dove materia è anche parola, vibrazione), accompagnata dal giusto “sentire”.
Merak

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