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Libero Arbitrio
(15/11/2005)

Documento senza titolo

Scegliere sembra essere diventato un privilegio di pochi al giorno d’oggi.

Quasi tutto sembra così obbligato ed ineluttabile che pare non esista possibilità di scelta. La vita con la sua frenesia non lascia spazio al pensiero e non ci si rende conto dove ci stia conducendo. La gestione della famiglia, dei figli, il proprio lavoro, i rapporti con gli altri, la moda, la televisione, le “opinioni” altrui, la squadra di calcio, la palestra, l’uscita con gli amici, la discoteca, una birra in un locale, sono come sogni e incubi che si alternano attorno ad un dormiente che rimane imbambolato e sonnecchiante a vivere una realtà che non riesce a comprendere, né sa che può farlo.
In mezzo a tutto questo “movimento” ci scordiamo di scegliere.

Noi diremmo che in mezzo a tutto questo scorrere di cose, non siamo in grado di afferrare il mercurio, notoriamente veloce, per fissarlo. Non usiamo la nostra Sapienza (Minerva) per renderci conto di noi stessi, non usiamo la nostra Forza (Marte) per afferrare alcunché, non usiamo la nostra Bellezza (Venere) per vivere realmente.

E di conseguenza una scelta fatta fuori dal coro, una scelta forse consapevole, una tendenza fuori dalle tendenze comuni, sembra opera di una persona “strana”.

Chi si interessa di “esoterismo” deve per forza appartenere a una qualche “setta”. Chi ama leggere i testi sacri o libri su argomenti relativi all’antica conoscenza sta “perdendo tempo”. Guai a parlare ai non addetti ai lavori di “guardarsi dentro”, sono solo sciocchezze… in realtà fa troppa paura! Si scorgerebbe un abisso che toglierebbe il fiato.

La maggior parte delle persone non è in grado di rendersi conto che le proprie impressioni sono frutto dei condizionamenti che la vita, come è stata “creata” fino ad ora, ci impone. Se programmi come “L’isola dei Famosi” ottengono un seguito di pubblico di tali proporzioni, allora le cose dette non sono semplicemente una ipotesi, ma un vissuto reale.
E dov’è il libero arbitrio in una tale situazione? Verrebbe da dire che non c’è. Non esiste.

Non appartiene a coloro che non si appartengono.

Non può esistere il libero arbitrio, che si esplica con la scelta, lì dove manca proprio il terreno affinché si crei quella consapevolezza che porta a scegliere. Esisterà anche tutto un mondo di emozioni, di sentimenti, di quello che vogliamo, ma la persona è persa proprio dietro a questo mondo. Forse non sa nemmeno di esistere. Vive per tutto ciò che lo circonda, per le emozioni esterne che la sua vita gli propone, ma non vive certo per sé stesso né di sé stesso. Vive per il lavoro, vive per i figli, vive per il compagno o la compagna, vive per la famiglia, vive per il calcio, vive per il suo idolo televisivo, vive per il proprio ego super sviluppato, vive per il proprio amico per cui sarebbe disposto a morire, vive per gli altri insomma.

Ma si scorda sempre di vivere per sé stesso.

E vivere per sé può significare, ad esempio, non andare a lavorare un giorno in mezzo alla settimana per dedicarselo. Ma quanti sono in grado di farlo? A quanti è mai venuta in mente questa strampalata idea? Quanti sono in grado di compiere, o solo di pensare, questa scelta? O scelte analoghe a questa senza farsi investire dai sensi di colpa?

Certo qualcuno ci sarà, pecore nere in greggi bianchi ne esistono, ma sono rari, eppure dovrebbe essere la “normalità”.
Si potrebbe ribattere a tutto ciò che vivere per gli altri è una scelta. E magari la si direbbe anche una “nobile scelta”.
Purtroppo la Tradizione ci insegna che solo noi siamo la persona più importante del mondo, per cui vale la pena di morire. Ma di morire iniziaticamente, non fisicamente. Morire a tutta questa realtà-Maya-illusione, per ritrovare il senso della vita e finalmente esercitare quel libero arbitrio di cui ci si riempie tanto la bocca, ma non lo spirito.

Per poter finalmente scegliere con consapevolezza guidati solo dal nostro essere, dalla nostra essenza, dal nostro Io interiore, dal nostro Melkitzedeq.

Merak

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