Da “Moshé” deriva la parola mosca. Fu, in effetti, fastidioso come una mosca del deserto per i popoli idolatri e fedeli agli dei più strani, che operò per convertirli ad un solo dio ed unificarli in un unico credo.
Tensti cambiò il suo nome in Aronne, Ra e On , che significa “ Sole e Luce ”, e diventò il suo braccio estro, dando origine al sacerdozio di quel nuovo popolo.
Durante la permanenza di Moshé nel deserto, gli si presentò nuovamente un gran disco dorato che sembrava provenire dalla regione di Aton. Questo fenomeno lo emozionò, soprattutto quando una piccola sfera luminosa cominciò a girargli intorno, fermandosi a qualche palmo dal suo volto.
Moshé non riuscì ad articolare parola fino a quando dalla luce una voce tuonò:
“Io Sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe”, e gli ordinò di portare in salvo il suo popolo nella terra dove stillano latte e miele. Balbettando, Moshé rispose: “Signore, io non sono degno. Ma Voi chi siete?”.
E la voce rispose: “ Io Sono Colui che E'. Dirai ai figli di Israele: Colui che E' mi ha mandato! ”.
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Arte bizantina (metà del VI secolo), Mosè e il roveto ardente.
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Dopo questa conversazione, la sfera luminosa iniziò a girare vorticosamente tra uno sfavillare di luci, toccò un roveto che andò in fiamme, bruciando per molto tempo, e scomparve in una miriade di scintille dorate.
Moshé/Akhenaton cadde in ginocchio, si tolse i calzari e si prostrò con il viso sulla sabbia in segno di reverenza. Non aveva il coraggio di alzare lo sguardo per vedere se quel disco dorato fosse ancora nei paraggi. Attese alcuni momenti mentre ascoltava, nel silenzio irreale di quegli attimi, il crepitare del roveto, ancora fumante. L'aria era pregna del profumo di incenso, un aroma che infondeva nel cuore e nell'animo di Moshé un senso di pace e di tranquillità. Ancora emozionato per l'accaduto, intonò un inno di ringraziamento come lui soltanto sapeva fare e, quando un tuono fece tremare tutto, Moshé capì che era ora di andare. Prese i suoi calzari e si allontanò appoggiandosi al suo bastone, tornando dalla sua gente.
Moshé fu talmente colpito da quell'esperienza che, da allora, le parole non fluirono più dalla sua bocca come una volta. Balbettava vistosamente, ma questo non lo preoccupava: ormai aveva con sé Aronne, che quando c'era da parlare non si tirava mai indietro.
Rivolgendosi al suo popolo, Moshé disse di partire portando con sé oro, argento e stoffe, poiché la loro avventura sarebbe stata molto lunga e avrebbero avuto necessità di ogni cosa.
Così, in quella bellissima città che una volta portava il nome di Akhetaton e che aveva vissuto la gloria di giorni felici, tutto era in agitazione e in tumulto, tanto da sembrare in preda al disordine. In realtà, tra il popolo che aveva deciso di seguire il Faraone, c'era ordine e gioia.
Dopo tre giorni, con la luna crescente e quasi piena, sarebbero partiti per la destinazione misteriosa promessa da “ Colui che E' ”, Aton, Adonai, che aveva promesso: “ Io Sono il Signore che vi trarrà dal giogo di voi stessi e vi libererà dalla schiavitù che vi siete imposti. Vi riscatterò con braccio teso e con grandi giudizi e vi porterò nella terra che, alzando la mano,giurai di darvi ”.
Il momento di mettersi in cammino era ormai vicino. Moshé radunò i capi gruppo da lui designati per essere messo al corrente di come procedevano i preparativi e su quali gruppi contare. Così chiamò uno di loro e gli domandò: “Come hai chiamato il tuo gruppo?”. Questi rispose: “La mia è la tribù di Ru-Ben: l'ho chiamata così per ricordarci che saremo sempre figli di Ra”.
“E tu?”, domandò Moshé ad un altro, “come hai chiamato la tua tribù?”.
“La mia è il gruppo di Nephtali, ossia di Nephtis, per ricordare nel tempo chi siamo”. Un altro disse: “Noi siamo della tribù di Levi, i salvati dal serpente e rigenerati, ci chiamiamo così in onore di Leviathan”. E così continuarono a presentarsi anche tutti gli altri, fino a completare il numero di dodici, ed ogni nome affondava le sue radici nella terra dove ebbe origine la madre di tutte le religioni.
Persino sua figlia Meri-Aton cambiò il suo nome in Miriam, e le fu affidato il compito di assistere le donne nelle loro necessità, così come ogni gruppo o tribù ebbe un compito specifico, in accordo con le loro attività e mestieri.
Ed ecco che arrivò il giorno e i figli di Israele partirono e, come un lunghissimo serpente, partirono; si mossero tutti insieme: uomini, donne, bambini, carri, bestiame d'ogni tipo, muli e asini, tutti partirono con la speranza di vedere quella terra che Dio stesso aveva loro promesso.
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Aronne.
Monastero di
Gracanica (vicino Lipljan in Kosovo)
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Così Moshé, che era in testa, insieme ad Aronne, si inoltrò nel deserto. Destinazione: “il mistero”.
Questo fu l'inizio di una delle più grandi storie dell'umanità. Il progetto era quello di creare un'unica religione monoteista e solare per tutti i popoli della terra.
Quando il sole si affacciò all'orizzonte fu ricevuto con inni e canti e, in un momento di sosta, furono offerte in sacrificio al Signore alcune colombe, insieme a grandi fumate di mirra e di incenso. Finalmente si prospettava la speranza di abitare una terra senza l'influsso fuorviante dei preti di Amon, che con arroganza avevano reinterpretato le scritture, a caro prezzo.
A loro volta i sacerdoti di Amon e i loro seguaci festeggiarono con canti, balli e cerimonie in cui centinaia di buoi furono sacrificati e le loro carni vennero cotte e divise tra la popolazione, per celebrare la fine di un incubo e la sconfitta di quel faraone che loro chiamavano “l'Eretico”; cancellando il suo nome cercarono di annientarne la memoria storica, gettandolo in un abisso di silenzio. Inventarono storie assurde, amorali e degenerate, cui il tempo rese giustizia. Ma si sbagliavano. L'avventura iniziatica di cui Akhenaton/ Moshé fu portatore non era finita, continuò nel tempo e continua tuttora. Questa è la vera forza della Tradizione! Gli uomini passano a milioni, ma la Tradizione è e resta sempre attuale.
Chi ha avversato la Tradizione ha provato ad inventarsi di tutto, cambiando nomi, riti e preghiere, dividendo e sparpagliando, allontanando sempre di più l'uomo dalla realtà unitaria e da se stesso, proiettando all'esterno ciò che è necessario compiere al proprio interno.
E così continua questa storia infinita. Una parte dell'umanità crea ed unisce e un'altra separa e distrugge. Un gioco eterno. Ma Akhenaton/Moshé ci regalò la visione e la speranza attraverso un anello di diamante di una catena d'oro che è giunta fino ad oggi!
(fine)
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