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Marta e Maria - Ascoltare in silenzio e imparare a "servire"
(15/04/2005)

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Marta e Maria
(Tintoretto - 1565)

"Mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ricevette in casa sua. Marta aveva una sorella chiamata Maria la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola. Ma Marta, tutta presa dalle faccende domestiche, venne e disse: «Signore, non ti importa che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria. Maria ha scelto la parte migliore che non le sarà tolta».
(Lc 10, 38-42)

Alla luce di questo passo del Vangelo di S. Luca, si pu ò cogliere la doppia valenza dei termine "essere al servizio", nella ricerca del cui significato si riscontra il guardiano - colui che osserva quindi ascolta, impara ed agisce.

Infatti, nel brano, le due sorelle di Lazzaro, Marta e Maria, evidenziano questi due aspetti.

L'una è colei che mette la sua esperienza nella cura e l'attenzione degli altri; l'altra è quella che osserva e ascolta in silenzio, gli insegnamenti nelle parole di un Maestro.

Il silenzio è infatti quel particolare stato dell'essere nel quale la percezione della totale assenza di suoni è necessaria a fare in modo che quanto appreso resti impresso, inciso nella mente, per essere posto al servizio di sé stesso.

Maria, dunque, rappresenta proprio questa prima forma di servizio: colui o colei che ascolta l'insegnamento nel pi ù assoluto silenzio, sia della sua voce, che dei "rumori interiori", ma anche della gestualità , del portamento e lo fa suo incidendolo profondamente nel suo essere.

Ascoltare in silenzio, è il primo approccio verso la conoscenza di s é stessi, per comprendere realmente chi siamo, poich é l'isolamento dai "rumori", permette di scendere nel profondo della propria interiorit à , portarla alla superficie e mettere al nostro servizio le qualità che sono venute alla luce, dalla consapevolezza di quella parte di tenebre che ognuno possiede.

E Maria che "ha scelto la buona parte la qual non le sarà tolta", pu ò attraverso il vaglio delle emozioni (MARIA - MARE - ACQUA), di quelle acque che compongono l'anima degli esseri umani, ottenere il premio del suo lavoro.

Infatti, Maria è sorella di Marta, cioè è dotata di caratteristiche naturali affini ad essa, come il significato di questa parola rivela. Per cui il lavoro che si compie su di sé , per trasmutare i vizi in virtù , spesso con molti sacrifici, e finalmente camminare sulle acque del proprio emozionale, fa giungere ad una fortificazione dell'essere che diviene capace di elargire con amorevole distacco il suo servizio a favore degli altri.

Non a caso il nome Marta deriva dall'aramaico TAMAR che vuoi dire palma. Questa pianta il cui aspetto trasmette di per sé la qualità della forza, poiché l'ambiente dove cresce è spesso impervio, è simbolo nelle varie tradizioni del premio dato al conseguimento di una vittoria, la palma della vittoria; e c'è anche una leggenda, secondo la quale, la palma cresce sotto un peso impostole "palma sub pondera crescit": vale a dire che eventuali disagi, possono irrobustire e fortificare per trionfare e produrre dolci frutti.

Essere al servizio, è dunque il più alto premio che un essere umano pu ò conquistare, imparando a riscoprire la sua Maria ed arrivare ad avere la forza necessaria per donare sé stesso con amore e distacco, con la soddisfazione del lavoro compiuto.

Nefer Isis

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