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Considerazioni sull’anima nella donna
(15/12/2004)

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Per secoli interi si è discusso se la donna possedesse un'anima come l'uomo, senza arrivare a nessuna conclusione. Ancora oggi le diverse tradizioni, come le religioni e altre vie spirituali, continuano a speculare su questo argomento dando alla donna un posto secondario rispetto al maschio.

Questa diatriba è di attualità ancora ai nostri giorni, per cui la donna viene relegata in spazi molto ristretti sia che si tratti di spiritualità sia che si tratti di sacerdozio femminile attivo e operante, sempre per l'antico problema che ancora oggi resiste e cioè che solo il maschio possiede un'anima, e la donna ne è invece priva.

Penso sia ora di finirla con questi dubbi che durano da millenni, e dato che si avvicina la chiusura e l'apertura di un nuovo ciclo, credo sia arrivata l'ora di spezzare una lancia a favore delle nostre sorelle e dare loro il posto che realmente le compete.

In questi tempi l'uomo e la donna dovranno trovare un equilibrio armonico alla pari per poter ri-costruire il corpo androgino ed elevarsi all'altezza degli Dei, poiché il ciclo nascente porta ad equilibrare le due polarità o emisferi del cervello, tanto il maschile che il femminile, per fare dei due una cosa unica.

Questa polemica iniziò poiché l'uomo, a differenza della donna, possiede il seme per creare. Nel passato nacque l'idea che l'uomo rappresentasse il cielo, e la donna, la terra. Il primo veniva considerato il seminatore che feconda la terra, e in tal modo compiva il “miracolo” della creazione e della vita stessa, con l'unione delle due polarità.

Infatti analizzando l'Eucaristia secondo la Tradizione, vediamo come il Sacerdote dell'Altissimo, Melkitzedeq, insegnò al patriarca Abramo che gli elementi analogicamente usati sono i Pane e il Vino. Il primo maschile, lunare e il secondo femminile, solare. L'uno non può fare a meno dell'altro.


Affresco nel soffitto della cripta della cattedrale di Anagni (FR)
Melkitzedeq (a sinistra) insegna ad Abramo (a destra) la comunione con il pane e il vino.
"Melkitzedeq, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abramo con queste parole: <<Sia benedetto Abramo dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra. Benedetto sia il Dio altissimo che t'ha dato in mano i tuoi nemici>> E Abramo gli diede la decima di ogni cosa "
(Genesi 14, 18-20)


Questo è il vero sacrificio = sacro-ufficio, che piace all'Altissimo Iddio, e non i sacrifici cruenti che vedono l'utilizzo di bestie o animali. E' l'unione dei due principi, del Sole e della Luna. Sacrificio che l'uomo consuma nell'altare della sua donna.

Invece nel passato l'umanità non fu pronta per attivare questo processo o, semplicemente, questa verità che è patrimonio dell'Umanità, e venne occultata per evitare che gli uomini prendessero coscienza e risultasse possibile il loro dominio da parte delle classi dirigenti dell'epoca. Solo queste ultime erano a conoscenza di questa pratica di risveglio che, nel tempo, divenne un dogma o, più semplicemente, il Grande Mistero dell'Eucaristia e di quasi tutte le religioni.

E fu il maestro Gesù che rilanciò questo mistero, attraverso le sue parabole e i suoi detti, duemila anni fa, soprattutto nell'ultima cena.

I principi del Pane e del Vino, non sono altro che l'unione del Sole e della Luna, dell'uomo e della donna, del maschile e del femminile o, in altri termini, evidenziano una pratica che serve a realizzare il Corpo di Luce o Corpo Spirituale e rende l'uomo un immortale. Ma questa pratica venne nascosta, occultata, smembrata da coloro che volevano evitare la nascita dell'uomo-Cristo. Così per duemila anni, nella comunione, invece di offrirci i due principi come dovrebbe essere, ce ne hanno concesso uno solamente, quello lunare.

L'umanità, in tal modo, si è addormentata completamente. Quando invece i due principi del Pane e del Vino venivano presi solo da una ristretta elite per potersi completare e dominare l'umanità.

Tutto questo si deve all'ignoranza delle masse e alla cattiva interpretazione dell'insegnamento Tradizionale, soprattutto a causa dell'imperante aspetto maschilista e al desiderio di dominio da parte di pochi.

L'esempio più chiaro per meglio comprendere l'importanza della polarità fra uomo e donna, è l'elettricità, un polo positivo e un polo negativo, che uniti producono la luce e fanno muovere il mondo intero.

Provate ad unire due poli uguali, vedrete che non accade nulla, le lampadine non si accendono nulla si muove. Al contrario se unite un più e un meno, positivo e negativo, all'istante scatta la scintilla e tutto si mette in movimento e si illumina.

Lo stesso accade fra l'uomo e la donna, infatti senza questa unione non si potrebbe generare e l'umanità non esisterebbe, come non ci sarebbe evoluzione né, tanto meno, immortalità.

Nel nostro sistema solare esistono due grandi luminari che sono il Sole e la Luna, così allo stesso modo nell'uomo e nella donna esistono questi due aspetti, il femminile e il maschile, che sono rappresentati dai due emisferi del cervello, ognuno dei quali influenza determinate aree del corpo umano. Sul piano fisico ci sono l'uomo e la donna, e l'uno non può fare a meno dell'altra, e poiché come è nel macrocosmo così è nel microcosmo senza nessuna differenza, allora entrambi possiedono un'anima femminile composta da tutte le parti liquide del corpo.

Perché i liquidi? Perché questo elemento fluido riempie ogni cellula del corpo umano contenendo le infinite varietà di informazioni racchiuse nei cromosomi. Ecco l'anima, l'Eva della Genesi che, se riconosciuta, si trasforma in Maria o Miryam, come viene chiamata dagli iniziati.

Lo stesso nome di Dio, Geova, è composto da Geo=Terra ed Eva=Anima, che significano “l'anima della Terra”. E per l'appunto, è questa anima che il Principio Solare e seminale maschile ingravida, trasformandosi in Maria=Mare pronta a partorire la Luce dentro al corpo=Tempio dell'uomo o della donna.


Michael Maier, Atalanta Fugiens, Oppenheim, 1618


Qui analogicamente abbiamo le anime sia dell'uomo che della donna le quali ingravidate come la madonna, partoriranno il Cristo che si redimerà mediante l'auto generazione e la propria ri-generazione, perché il fuoco che si manifesta nei liquidi come acqua di fuoco si trova nel corpo umano.

Ogni uomo e ogni donna seguendo la nostra Tradizione Spirituale sarà come un “Ouroboros che ogni volta che si morderà la coda produrrà un'Araba Fenice che nascerà dalle sue proprie ceneri”.

Il culto devozionale alla Vergine Maria è simile al culto di Iside nell'antico Egitto, che rappresenta sempre l'anima dell'uomo e della donna, perché lei, Iside, ha con se le chiavi dei misteri e il Libro della Legge Sacra. Ed è solo e soltanto lei che accompagnerà il proprio figlio al cospetto di Dio e gli mostrerà tutta la Sua Bellezza.

Così l'Eucaristia, quella reale, è l'unione dei due elementi o principi, maschile di fuoco (della donna) e femminile lunare (il seme dell'uomo), con un terzo elemento che opera come un “detonatore” o principio attivante che spiritualizza il tutto secondo la volontà di chi opera, ed è il Verbo, simbolizzato dalla Spada fiammeggiante.

Per chiarire maggiormente questi concetti, sono necessari: un lungo lavoro, possedere una buona semente e una Terra Santa dove seminare, aver trasformato i metalli grezzi in preziosi, i vizi in virtù, coltivare il silenzio, rafforzare la volontà e l'aver fatto del proprio corpo un Tempio di Luce che aspetterà l'arrivo dello Sposo o della Shechina per celebrare le sacre Nozze.

L'alchimista è simile ad un bravo contadino che segue la natura per conoscere quali siano i tempi più propizi e adatti per la semina. Per primo prepara la terra arandola e concimandola, poi aspetta il momento che la natura gli indicherà, secondo il succedersi delle lune, per seminare il seme migliore che avrà scelto.

E' così che l'iniziato prepara la sua terra-corpo-anima, rendendo quest'ultima immacolata, pura e santa, inseminandola con il proprio Mercurio sotto il segno d'Ariete, in modo che nove mesi dopo, per il Solstizio d'inverno, nascerà il Divino Bambino Luce nella grotta del cuore il giorno di Natale.

Per concludere, sia l'uomo che la donna possono realizzare questo portento e concretizzare questo mistero, essendo ambedue sacerdoti e sacerdotesse di sé stessi, e celebrare i propri sacri uffici, perché sia l'uno che l'altra sono i due poli di una stessa Unità con il potere e tutte le possibilità di realizzare la Grande Opera.

 
di Alfredo Di Prinzio

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